L’apprezzamento del baht nei confronti del dollaro statunitense rischia di influenzare negativamente le esportazioni di riso: la maggior parte degli esportatori sono preoccupati questo fenomeno, temendo che colpirà le esportazioni e i redditi agricoli nel mezzo del rallentamento delle economie locali e globali. «Un baht più forte danneggerà la nostra competitività di prezzo del riso a favore delle valute più deboli della regione, come la rupia indiana» ha affermato ha detto Charoen Laothammatas, presidente dell’Associazione degli esportatori di riso tailandese.
La situazione non cambierà
Alla domanda se gli esportatori discuteranno la questione con la Bank of Thailand (Bot), Charoen ha replicato che gli esportatori hanno sollevato la questione con la banca centrale molte volte, ma il baht rimane più forte rispetto alle altre valute concorrenti, come la rupia indiana e lo yuan cinese.
L’associazione prevede che le esportazioni di riso di quest’anno raggiungeranno circa 10 milioni di tonnellate, meno degli 11 milioni di tonnellate previsti nel 2018. Il baht si è attestato a 32,205 contro il dollaro Usa ieri, il secondo giorno di contrattazione dell’anno, a partire da 32,417 per il biglietto verde il 28 dicembre, l’ultimo giorno del 2018.
La debolezza del dollaro
Un fattore che ha causato l’indebolimento del dollaro è la parziale chiusura del governo Usa per lo stallo politico a Washington, dove il presidente Donald Trump e i democratici, che detengono la maggioranza nella camera bassa, non sono riusciti a concludere un accordo, provocando così lo shutdown, il blocco dei finanziamenti pubblici. Il baht adesso potrebbe essere soggetto a oscillazioni volatili nel 2019 rispetto alla rupia indiana, che era diminuita di circa il 9% rispetto al dollaro l’anno scorso.
E quella della rupia
È probabile che la debolezza della rupia indiana continui anche quest’anno: si prevede infatti che il subcontinente gestirà un disavanzo delle partite correnti al 2,6% del prodotto interno lordo, rispetto al surplus stimato della Tailandia del 6,9%. Tuttavia dal momento che gli scambi dollaro Usa / baht sono stati molto ridotti negli ultimi giorni, questo non offre un chiaro riflesso della domanda e dell’offerta sul mercato. La ripresa del commercio di valute la prossima settimana dovrebbe fornire un quadro più chiaro.
Difficoltà per il governo
Inoltre, le imminenti elezioni generali in Thailandia potrebbero dare come esito un parlamento le cui due camere sarebbero controllate da partiti diversi: i politici potrebbero avere la maggioranza alla Camera bassa, mentre il Senato potrebbe essere guidato dai militari. Quindi, il prossimo governo potrebbe trovare difficoltà, replicando la situazione attuale di Washington, e questo potrebbe indebolire il baht, ha aggiunto Kobsidthi Silpachai, vicepresidente della divisione Capital Markets Business della Kbank.
Pochi capitali nelle obbligazioni
Tada Phutthitada, presidente della Thai Bond Market Association, ha ricodato inoltre che l’afflusso di capitali nel mercato obbligazionario è basso. Nelle ultime settimane l’afflusso giornaliero è stato inferiore a un miliaro di baht, un afflusso che nei giorni precedenti era stato anche doppio o triplo. Ciò suggerisce che il baht non è stato rafforzato dall’afflusso di capitali esteri, ma piuttosto da un indebolimento del dollaro, ha aggiunto. Nel frattempo, gli investitori non sono sicuri se la Federal Reserve statunitense continuerà ad aumentare i tassi come previsto in precedenza. Questo, combinato con la minaccia di Trump di licenziare il presidente della Federal Reserve, potrebbe indebolire ulteriormente il dollaro, ha sottolineato Tada.
La questione cinese
Amornthep Chawla, capo dell’ufficio ricerche della Cimb Bank, ha detto che gli esportatori dovranno affrontare due sfide chiave: l’impatto della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina e un baht più forte, con il risultato di un aumento delle possibilità che le esportazioni potrebbero arretrare nel primo trimestre del 2019, in parte a causa di un rallentamento dell’economia globale e anche dell’elevato livello di esportazioni dell’anno scorso.