«Il calo delle importazioni di riso è iniziato già nel 2018. L’aumento del prezzo del riso italiano ha origine dalla scarsa resa alla lavorazione di alcune tipologie di risi autoctoni. L’effetto dell’introduzione del dazio sull’importazione di riso da alcuni paesi asiatici non è ancora rilevante. Non creiamo false aspettative». Nel silenzio generale, come il coltello che gratta la ceramica (o la forchetta che si incastra nei denti, che so?) arriva Oryzon. Da brividi. La società di mediatori dice l’indicibile: che l’etichettatura d’origine non fa salire i prezzi. Eh già, perché, il riferimento del post apparso sulla pagina Facebook della Broker company – più terra terra, società di mediatori – è fin troppo evidente. Qualche ora prima, la Coldiretti aveva mandato in rete una lunga analisi, subito rimbalzata sui giornali, secondo cui «a un anno dall’entrata in vigore dell’obbligo di indicare in etichetta l’origine del riso aumentano fino al 75% le quotazioni dei raccolti Made in Italy dopo essere scesi su valori insostenibili per i produttori».
Merito dell’etichetta…
Secondo lo studio della Coldiretti, le quotazioni nell’arco di un anno sono aumentate del 70% per la varietà Arborio che ha raggiunto i 520 euro a tonnellata, mentre per il Selenio l’incremento è stato addirittura del 75% con 490 euro a tonnellata. Variazioni positive anche per tutti gli altri risi Made in Italy: dal Roma +54% al Sant’Andrea +49%, dal Carnaroli + 55% al Vialone Nano +32% fino al Lungo B +20%. L’assenza dell’indicazione chiara dell’origine – precisa la Coldiretti – non consentiva di conoscere un elemento di scelta determinante per le caratteristiche qualitative ed impediva anche ai consumatori di sostenere le realtà produttive nazionali e con esse il lavoro e l’economia del territorio. Con la nuova legge tutto è cambiato. L’indicazione in etichetta dell’origine per il riso – spiega la Coldiretti – deve riportare le diciture “Paese di coltivazione del riso”, “Paese di lavorazione” e “Paese di confezionamento”. Qualora le fasi di coltivazione, lavorazione e confezionamento del riso avvengano nello stesso Paese, può essere recata in etichetta la dicitura “origine del riso”, seguita dal nome del Paese. In caso di riso coltivato o lavorato in più Paesi, possono essere utilizzate le diciture “UE”, “non UE”, ed “UE e non UE”.
…e della clausola
«Alla valorizzazione della produzione nazionale ha contributo però – sottolinea la Coldiretti – anche lo stop all’invasione di riso asiatico nell’Unione Europea che da metà gennaio 2019 ha messo finalmente i dazi sulle importazioni provenienti dalla Cambogia e dalla Birmania (ex Myamar) che fanno concorrenza sleale ai produttori italiani. Nel dettaglio – evidenzia la Coldiretti – sono previsti dazi solo sul riso Indica lavorato e semilavorato per un periodo non superiore a tre anni, con un valore scalare dell’importo da 175 euro a tonnellata nel 2019, a 150 euro a tonnellata nel 2020 fino a 125 euro a tonnellata nel 2021 ma è possibile una proroga ove sia giustificata da particolari circostanze».
Insomma merito della Coldiretti
Conclusione: «Si tratta del risultato della mobilitazione della Coldiretti nelle piazze italiane e nelle sedi istituzionali che ha portato al via libera all’etichetta Made in Italy a livello nazionale mentre Bruxelles ha riconosciuto il danno economico generato dai volumi di importazioni di riso, che nell’arco dal 2011/12 al 2017/18 sono aumentati del 256% giustificando l’attivazione della clausola di salvaguardia e lo stop alle agevolazioni a dazio zero” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che «occorre lavorare per estenderli anche al riso non lavorato. Un obiettivo che – ha continuato Prandini – potrebbe arrivare presto a seguito della verifica in atto da parte dell’Unione Europea sul deterioramento dello stato dei diritti umani e dei diritti dei lavoratori nel Myamar che potrebbe determinare l’avvio di una procedura per la sospensione del regime preferenziale EBA, come già accaduto alla Cambogia, che porterebbe al ripristino strutturale dei dazi anche per il riso non lavorato». Il comunicato presentava anche una tabella, questa.
LA CORSA DEL RISO ITALIANO – Euro/tonnellate
VARIETA’ |
Febbraio 2018 |
Febbraio 2019 |
VARIAZIONE % |
Volano/Arborio |
306 |
520 |
+70% |
Roma |
276 |
425 |
+54% |
Carnaroli |
317 |
490 |
+55% |
Sant’Andrea |
302 |
450 |
+49% |
Lungo B |
280 |
335 |
+20% |
Vialone Nano |
380 |
500 |
+32% |
Selenio |
280 |
490 |
+75% |
Fonte: Elaborazione Coldiretti su dati Borse merci
Parla Oryzon
A queste considerazioni, nessuno ha replicato. Non la Confagricoltura, non la Cia che pure su etichetta e clausola hanno coltivato idee diverse dalla bonomiana. Replica invece la società di mediazione vercellese e anch’essa propone una tabella (la riproduciamo di seguito) per sconfessare le tesi Coldiretti. Si attendono sviluppi. Autore: Paolo Viana