Quello dell’etichettatura dei prodotti alimentari è un tema caldo, dato che il 1 aprile 2020, alla luce dei recenti sviluppi normativi, entrerà in vigore il nuovo Reg. UE 775/18: tale regolamento prevede che non debba essere indicata l’origine in etichetta, fatta eccezione per il caso in cui siano presenti simboli, figure o dizioni ingannevoli in merito all’origine del prodotto. Ne parliamo con Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti Piemonte.
Cosa succederà delle norme sull’etichettatura oggi in vigore?
Già un mese fa la Ministra delle Politiche Agricole ha assicurato che si darà continuità alle norme nazionali sull’etichettatura di origine anche dopo il primo aprile e per questo aveva già concordato una lettera con il Ministro dello Sviluppo economico da inviare alla Commissione. Il riferimento è alla lettera sottoscritta dalla Ministra delle Politiche agricole alimentari e forestali, Teresa Bellanova, e dal Ministro dello sviluppo economico, Stefano Patuanelli, recapitata il 3 marzo 2020 ai Commissari Ue alla salute, Stella Kyriakides, e all’agricoltura, Janusz Wojciechowski: attraverso la missiva, l’Italia chiede che sia esteso a tutti gli alimenti l’obbligo di indicazione d’origine delle materie prime in etichetta, a partire dai prodotti sui quali si è già sperimentato in questi anni, come latte, formaggi, carni trasformate, pasta, riso, derivati pomodoro. Nel suo intervento al Consiglio dei ministri europei dell’Agricoltura (Bruxelles 27 gennaio), il Ministro italiano ha insistito sulla tracciabilità dei beni alimentari e sul diritto dei consumatori di compiere una scelta consapevole riguardo ai prodotti alimentari, ritenendo che il regolamento Ue 775/2018, destinato ad entrare in vigore il 1° aprile, non desse risposte sufficienti. Il Ministero stesso ha poi avviato, con il supporto del Ministero della Salute e delle Regioni, un’azione congiunta tesa al controllo di tutti i passaggi della filiera di produzione.
Cosa fa Coldiretti in questo frangente?
Da parte nostra, come Coldiretti, abbiamo promosso con successo, insieme ad altre organizzazioni europee, l’iniziativa dei cittadini europei (Ice) “Eat original! Unmask your food” per chiedere alla Commissione Ue di estendere l’obbligo di indicare l’origine in etichetta a tutti gli alimenti. Abbiamo raccolto 1,1 milioni di firme in sette Paesi europei, per l’etichetta di origine degli alimenti, per impedire di spacciare come Made in Italy quelli ottenuti da prodotti stranieri: questa petizione è stata all’ordine del giorno del Consiglio Agricolo Ue del 16 e 17 dicembre scorso. Si tratta di un risultato storico per una petizione che ha avuto il sostegno di numerose organizzazioni e sindacati di rappresentanza al fianco della Coldiretti e di Fondazione Campagna Amica: dalla Fnsea (il maggior sindacato agricolo francese) alla Ocu (la più grande associazione di consumatori spagnola), da Solidarnosc (storico e importante sindacato polacco) alla Upa (l’Unione dei piccoli agricoltori in Spagna), da Slow Food a Fondazione Univerde, a Gaia (associazione degli agricoltori greci) a Green protein (Ong svedese), alle quali se ne sono poi aggiunte molte altre. Il documento discusso in Consiglio Europeo ha avuto il sostegno di Italia, Francia, Grecia, Portogallo e Spagna.
Cosa chiedete alla Commissione europea?
Per rispondere alle aspettative dei consumatori chiediamo una normativa europea stringente sull’obbligo di indicare l’origine degli alimenti in etichetta. Si auspica in particolare che questo obiettivo divenga parte integrante della strategia farm to fork del Green New Deal proposto dalla Commissione Europea, alla quale si propone di formulare una proposta in vista dell’entrata in vigore nell’aprile 2020 di nuove norme. La strategia farm to fork per il cibo sostenibile è una componente chiave del Green Deal europeo, che mira a diventare lo standard globale per la sostenibilità e a creare nuove opportunità per tutti gli operatori della catena del valore alimentare. La strategia farm to fork intende rafforzare gli sforzi dell’Europa per affrontare i cambiamenti climatici, proteggere l’ambiente e preservare la biodiversità, riducendo significativamente l’uso di pesticidi chimici, di fertilizzanti ed antibiotici. Altro obiettivo della strategia farm to fork è la messa in atto delle pratiche di economia circolare, nonché la promozione del consumo alimentare sostenibile esplorando nuovi modi per fornire ai consumatori informazioni migliori, su dettagli quali la provenienza del cibo, il suo valore nutrizionale e il suo impatto ambientale. La Commissione dovrà dunque fare i conti con l’iniziativa dei cittadini europei (Ice) promossa dalla Coldiretti nella definizione del Piano d’Azione della Strategia “Farm to Fork” del quale secondo le indiscrezioni che cominciano a girare (da prendere con le pinze) la Commissione lavora ad un obbligo dell’indicazione dell’origine per alcuni prodotti alimentari intervenendo proprio attraverso la revisione del regolamento 1169/11. A spingere in questa direzione sono anche le normative nazionali sull’etichettatura di origine obbligatoria, adottate da numerosi paesi in via sperimentale (oltre all’Italia anche Spagna, Francia, Portogallo, Finlandia, Romania, Lituania e Grecia).
Cosa comporterà in questo processo l’emergenza coronavirus?
Ovviamente la situazione grave che oggi vive l’Italia per COVID-19, ma che ahimè sta raggiungendo anche altri importanti Paesi Europei, potrà avere ripercussioni anche sull’entrata in vigore di nuove normative UE. Autore: Milena Zarbà