L’Ente Risi scopre le carte: la denuncia contro i Pma è pronta e sarà presentata dal governo nelle prossime settimane. Non ci si fanno illusioni: nel colloquio avuto tra il direttore generale dell’Ente Risi Roberto Magnaghi e i rappresentanti del governo, ieri al tavolo agroalimentare, il dirigente dell’Ente Risi ha detto chiaramente che «i servizi della Commissione in questi mesi si sono dimostrati disponibili a colloquiare con l’amministrazione italiana ma non nascondono le difficoltà politiche che si potranno incontrare in fase di analisi del dossier». Insomma, la strada è in salita, ma il dossier sarà presentato. I contenuti sono quelli che vi abbiamo anticipato nei mesi scorsi e che l’Ente Risi ha rivelato oggi. Ecco cosa ha riferito Magnaghi al governo: «In questi mesi è stata intensa l’attività diretta a mettere a punto un’azione di difesa relativamente alle importazioni a dazio zero di riso lavorato indica dalla Cambogia. A seguito delle continue sollecitazioni della delegazione italiana ai comitati di gestione e soprattutto a seguito del convincimento della DG Agri sull’esistenza di un reale problema per la risicoltura comunitaria, il 12 ottobre una delegazione DG TRADE e DG AGRI ha organizzato una missione in Cambogia. In occasione della visita, a fronte dell’annuncio di una imminente presentazione di una denuncia per l’applicazione della clausola di salvaguardia da parte dell’Italia, le autorità cambogiane hanno evidenziato che stanno cercando mercati alternativi all’Europa non tanto perché temono l’applicazione della salvaguardia ma perché il nuovo limite imposto per il triciclazolo sta rendendo difficile l’export nell’Unione; cosa strana visto che importazioni a settembre non diminuiscono ma sono in aumento.
In merito al percorso volto a richiedere l’applicazione della clausola di salvaguardia per il ripristino del dazio relativamente alle importazioni dalla Cambogia nell’ambito dell’accordo EBA, l’amministrazione italiana si è avvalsa del supporto giuridico dello studio legale Van Bael & Bellis di Bruxelles per predisporre un dossier che possa risolvere i dubbi più volte sollevati dalla Commissione Europea in merito all’applicabilità del Regolamento 978/2012.
Nel documento si fornisce l’evidenza delle serie difficoltà che stanno incontrando i produttori dell’Unione europea. Partendo dalla considerazione che nel corso degli ultimi 5 anni il consumo comunitario di riso è aumentato del 5% e che le importazioni di riso lavorato dalla Cambogia sono aumentate del 171% risulta sufficientemente chiaro che le importazioni cambogiane hanno eroso quote di mercato dei tradizionali fornitori di riso nell’UE.
Oltre a ciò:
- dalla campagna 2011/2012 alla campagna 2016/2017 ossia da quando il volume delle importazioni di riso lavorato Indica dalla Cambogia è aumentato del 171% ( da 92.000 a 249.000 tonnellate) ,la quota di mercato del riso Indica cambogiano è passata dal 6% al 16%.
- Nello stesso periodo le vendite di riso Indica coltivato nell’UE sono calate del 37% (da 676.900 a 427.904 tonnellate). Ciò si è tradotto in un calo del 18% delle quote di mercato detenute dagli operatori dell’UE con prodotto comunitario ( dal 46% al 28%) .
- la superficie investita a riso Indica nell’UE è calata del 40%, (da 158.000 a 92.000 ettari) , così come è calata del 39% la produzione di risone
- Come conseguenza la produzione di riso Indica (in equivalente riso lavorato) ottenuto dal risone coltivato nell’UE è calata del 40%, (da 705.000 a 424.000 tonnellate) .
- I prezzi del riso Indica importato dalla Cambogia (€488,58 per tonnellata nella campagna 2016/17) si colloca ben al di sotto del prezzo (-30%) praticabile dagli operatori comunitari con il prodotto ottenuto dal riso coltivato nell’UE. Il costo del riso importato dalla Cambogia è addirittura inferiore al costo di produzione del riso lavorato ottenuto dal risone comunitario (€520,45 per tonnellata nella campagna 2016/17).
Nel nuovo documento, in fase di redazione definitiva, è stato evidenziato :
- Che il prodotto danneggiato dalle importazioni di riso lavorato dalla Cambogia è proprio il prodotto riso indica lavorato derivante dalla coltivazione nell’Unione europea, nel rispetto dell’articolo 22 del regolamento (UE) n.978/2012 (concetto di prodotto identico).
- Che il soggetto da investigare sia l’industria di trasformazione (e a cascata il produttore) che ha visto ridursi drasticamente il collocamento di riso indica nell’UE. Solo l’Italia dalla campagna 2011/12 alla campagna 2016/17 ha conosciuto un mancato collocamento di riso lavorato indica nell’UE di circa 67.000 tonnellate.
I servizi della Commissione in questi mesi si sono dimostrati disponibili a colloquiare con l’amministrazione italiana ma non nascondono le difficoltà politiche che si potranno incontrare in fase di analisi del dossier.
Nelle prossime settimane, dunque, le autorità italiane presenteranno la denuncia ai servizi della commissione organizzando preventivamente un incontro con la filiera per renderla edotta dei contenuti della stessa denuncia e per concordare le necessarie azioni politiche utili per il successo dell’iniziativa».