Il maltempo potrebbe aver colpito la risaia meno duramente di quel che si pensava e i prezzi del risone, ad eccezione dell’indica, non sono depressi ma sta crescendo l’import da Myanmar: da 1250 a 8600 tonnellate di lavorato. Lo spiega la relazione predisposta dall’Ente Risi (per scaricare il documento clicca QUI), che il direttore generale Roberto Magnaghi (foto piccola) commenta in quest’intervista a Risoitaliano.eu.
Partiamo dalle stime di produzione: parlate di una flessione del 4% ed è una buona notizia, visto che si temeva un crollo del dieci…
Si tratta, lo preciso subito, di una stima, elaborata sulla base delle denunce dei risicoltori e delle rilevazioni del personale tecnico dell’Ente. Effettivamente si temeva peggio ma è stata una campagna dominata dalla variabilità: brusone, aborti, minori rese industriali, il raccolto cambia non solo da zona a zona ma da campo a campo. Prevediamo una produzione di 1,4 milioni di tonnellate, quasi 54mila in meno dell’anno scorso, e a soffrire sono stati tondo e lungo B, cioè i comparti varietali colpiti anche dai rovesci del mercato. Mai come in questo caso si può dire che piove sul bagnato!
Sono calate anche le consegne nell’Ue nello scorso anno.
E’ un dato recentissimo (31 agosto) di fonte europea e evidenzia anch’esso la sofferenza dei risi indica, con un meno 7,7% rispetto al meno 5,6 generale. Ci rincuora l’incremento delle vendite del 24% registrato all’11 novembre, che risente indubbiamente di due fattori: una minore pressione della concorrenza egiziana e, soprattutto, la competitività dell’euro sul dollaro, che agisce da moltiplicatore, nel senso che alleggerisce anche il peso dei noli marittimi. L’Italia è il maggiore esportatore di riso tra i Paesi dell’Ue e queste oscillazioni fanno molto. Non sottovaluterei ad esempio l’ingresso, nella “clientela” del riso italiano, della Siria, che l’anno scorso non ha comprato,, e la conferma di un ottimo rapporto con il mercato turco, che anche in passato ci ha dato grosse soddisfazioni.
Anche l’import continua a crescere in Europa: è solo colpa della Cambogia?
Si verifica una lieve riduzione delle importazioni dai Paesi soggetti a dazio e un incremento continuo dai Pma (+7%), con la differenza, rispetto al passato, che a fronte di un calo del riso lavorato proveniente dalla Cambogia (-12%) quello che viene da Myanmar, come avevamo previsto, sta esplodendo: siamo passati in un anno – a pari data – da 1250 a 8600 tonnellate importate! E’ un problema serio per l’Europa. E per l’Italia.
I prezzi sono partiti meglio del previsto, ma terranno?
La nostra preoccupazione è forte perché alcuni prezzi sono più alti del passato recente o comunque sono stabili, anche se il ragionamento non vale per l’indica che è sotto la media degli ultimi anni, ma la nostra competitività è appesa al filo dell’euro/dollaro e crescono anche le vendite di riso extracomunitario confezionato, in particolare quelle delle confezioni tra i 5 e i 20 chili, quei “sacchi” di riso destinato al consumo di famiglie numerose che nei supermercati sono acquistati soprattutto dagli stranieri. Stiamo parlando ancora e sempre di riso indica…
In base a questi dati, cosa prevede per il futuro?
La preoccupazione è che se l’Ue non fermerà il flusso esente da dazio dei Pma le prossime semine vedano un ulteriore travaso dell’investimento dall’indica al japonica – con conseguente destabilizzazione di quel segmento – oppure una riduzione dell’ettarato italiano. (21.11.14)