Dopo mesi di tensioni sui prezzi e polemiche sui controlli, l’Ente Risi rompe il silenzio sul cadmio e annuncia che è un problema grosso. Al punto da far partire, forse con un po’ di ritardo, una sperimentazione.
Ne parla un articolo di Daniele Tenni e Marco Romani su Il Risicoltore di giugno. Partendo dalle modifiche alla normativa europea sui contaminanti – limite massimo di cadmio totale nel riso ridotto da 0,20 mg/kg a 0,15 mg/kg e da 0,20 mg/kg a 0,15 mg/kg per l’arsenico inorganico nel riso bianco – e segnalando che è allo studio «un nuovo regolamento europeo volto a limitare il contenuto di nichel totale negli alimenti» ponendo «il limite a 0,50 mg/kg per il riso bianco e a 0,80 mg/kg per il riso semigreggio» – i tecnici ricordano come «la biodisponibilità di arsenico e cadmio sia notevolmente influenzata dalle condizioni di ossidoriduzione del suolo, dipendenti dalla gestione dell’acqua utilizzata in risaia.
In generale, infatti, la presenza di un ambiente riducente e sommerso comporta una maggiore disponibilità di arsenico e, in questo caso, la fase di levata rappresenta il momento di massima traslocazione dell’elemento in granella. Al contrario, la disponibilità di cadmio nel suolo è favorita da condizioni di aerobiosi, tipiche dei suoli asciutti».
GLI EFFETTI DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO
E’ evidente che il cambiamento climatico comporta la necessità di rivedere le strategie di coltivazione, particolarmente durante la fioritura e la maturazione cerosa. Qui, infatti, l’asciutta può portare a «notevoli incrementi dell’elemento in granella». Con questo articolo l’Ente Risi ufficializza il problema del raccolto 2022: «Le condizioni di forte siccità verificatesi nel 2022 evidenziano come l’accumulo del cadmio nel riso è strettamente connesso alle condizioni di gestione dell’acqua».
« In un’annata in cui è stato difficile mantenere la sommersione continua della risaia, anche nelle fasi di fioritura e maturazione del riso, vi sono valori di cadmio in granella più elevati rispetto ad annate di piena disponibilità della risorsa idrica». Il nichel per contro, così come l’arsenico, può rappresentare un problema per i suoli sommersi.
UN PROGETTO TUTTO ITALIANO
Per saperne di più, è approvato dal Consiglio di Amministrazione dell’Ente un progetto di durata triennale che prevede un monitoraggio territoriale rappresentativo dell’intero territorio risicolo italiano, valutando la presenza dei tre contaminanti arsenico, cadmio e nichel, nei suoli di risaia e nella granella di riso. Saranno, inoltre, effettuate prove sperimentali svolte, sia in ambiente controllato .sia in pieno campo. L’obiettivo è studiare l’effetto della gestione dell’acqua e di diverse concentrazioni di nichel nel suolo sull’accumolo del metallo in granella.
DISTRIBUIRE CALCE IN PRESEMINA PER LIMITARE IL CADMIO
«La letteratura internazionale e le prove sperimentali svolte in passato dall’Ente Risi hanno dimostrato c me la distribuzione della calce in presemina possa ridurre i livelli di cadmio in granella. È riportato in letteratura un effetto positivo della calce anche per la riduzione della disponibilità del nichel. Per questo motivo, nel dorso del triennio, verranno realizzate specifiche prove di campo volte a confrontare differenti trattamenti con la calce» sottolineano i tecnici. (Nella foto grande, Marco Romani; sotto, la pagina de Il Risicoltore)
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