Federbio chiede che l’Ente Risi verifichi la tracciabilità del riso biologico, inserendo nella modulistica in uso per il trasferimento del risone anche questa voce. E’ una mossa che spariglia, dopo le polemiche sul falso bio e le linee guida della Regione Piemonte. Secondo un documento di cui siamo venuti in possesso, Federbio ha indirizzato una richiesta formale al Ministero e all’Ente Risi, in cui, prendendo le mosse dalla recente convenzione tra il secondo e la repressione frodi, ricorda come nel settore riso, la presenza di aziende miste e «l’evidenza di carenze e difficoltà nelle attività di controllo e anche di vigilanza» sia un problema anche sul fronte bio. Federbio rivela che il Ministero ha avviato un progetto di ricerca ed emanato «specifiche disposizioni (liste varietali)», mentre «la Regione Piemonte ha esteso a tutti gli organismi di certificazione le linee guida per i controlli che sono state condivise in ambito FederBio». Nell’ambito di tutte queste iniziative, osserva l’organizzazione dei certificatori biologici, «appare tuttavia e inspiegabilmente mancante una specifica azione di verifica della tracciabilità del prodotto riso biologico attraverso la modulistica obbligatoria che l’Ente Risi impone agli operatori della filiera e che evidentemente l’Ente gestisce a fini di controllo dell’integrità del mercato. La modulistica dell’Ente Risi non è infatti al momento distinta fra produzione biologica e convenzionale, mentre lo è per il riso a denominazione e questa di per sé, a parere della scrivente, è una grave anomalia essendo entrambi due sistemi di certificazione regolamentati sottoposti alla medesima Autorità competente nazionale».
A prescindere da questo passaggio, che va approfondito, l’intento della lettera non è evidentemente quello di contestare l’Ente Risi, che peraltro fa quello che prescrive la legge, ma di avanzare una proposta operativa: «Già oggi l’incrocio delle informazioni in possesso dell’Ente Risi riguardo al riso coltivato e commercializzato dagli operatori presenti nel SIB e quelle che gli organismi di certificazione autorizzati devono gestire attraverso le banche dati transazioni obbligatorie, oltre a essere facilmente realizzabile, potrebbe costituire sia un deterrente efficace per eventuali frodi che un momento di verifica dei dati reali del comparto riso bio, a cominciare da quelli relativi alle rese produttive». Federbio precisa che non si tratta di una richiesta estemporanea, ma frutto di una riflessione tecnica: «Abbiamo segnalato questa necessità anche agli organismi di certificazione associati, alcuni dei quali ci hanno chiesto di farci parte attiva nei confronti dell’Autorità in indirizzo e dell’Ente Risi in quanto senza la disponibilità dell’Ente dipendente dal MiPAAF non sarà evidentemente possibile procedere con quanto proposto, oltre al fatto che sarebbe auspicabile che questo tipo di iniziative e controlli incrociati venissero assunti in prima persona dall’Autorità a cui sono affidati il coordinamento del sistema di certificazione (art. 27 Reg. CE 834/2007) e la vigilanza sul suo corretto funzionamento». Una lettera destinata, indubbiamente, a far discutere…