Un andamento delle semine non molto differente da quello degli anni precedenti: questo è il dato che emerge dall’analisi sulle semine, terminate entro la prima decade di giugno, presentata dall’Ente Nazionale Risi, che la diffonderà con il prossimo numero de Il Risicoltore.
Premiate le semine tardive e medio tardive secondo l’Ente Risi
Questo, si sa, è l’anno della semina interrata a file. Peraltro, è risultata vincente – spiega l’Ente Risi – la scelta della semina medio tardiva e tardiva: le avverse condizioni meteorologiche, unitamente alle basse temperature rilevate nel mese di aprile, hanno avuto come conseguenza difficoltà di germinazione e rallentamenti nella crescita del riso: in alcuni areali, in modo particolare, si è reso necessario l’intervento con asciutte di emergenza per ovviare ai problemi di radicamento e germinazione a seguito di semina in acqua. In alcuni casi di semine in acqua tardive, soprattutto nel Vercellese, asciutte di radicamento troppo rapide hanno esposto i germinelli al vento, con conseguenti problemi per le piccole plantule. Generalmente, però, le semine in acqua, benché condizionate dalle basse temperature per quanto riguarda la successiva germinazione e il radicamento, si sono dimostrate meno problematiche.
Situazione non del tutto positiva anche per le semine interrate che hanno visto una diminuzione nel pavese e nel milanese ed un aumento nel novarese e nel mantovano: a seguito delle semine interrate sono stati rilevati ritardi, in alcuni casi anche di 10 giorni, e difficoltà di emergenza dovute all’indurimento superficiale, rendendo necessaria, in alcuni casi, un’irrigazione di soccorso. L’andamento regolare delle colture è ripreso con l’aumento delle temperature, anche se gli sbalzi termici hanno favorito una cospicua e diffusa presenza di alghe. In Lomellina, dove la superficie coltivata a riso è risultata in leggero calo a favore di mais o soia, la superficie seminata in acqua è rimasta costante rispetto alla precedente campagna. Va rilevato come, grazie allo stabilizzarsi delle temperature nel mese di maggio, le colture da sovescio hanno dato ottimi risultati in quanto, lasciate in campo fino a metà maggio, hanno consentito di interrare grandi quantità di biomassa con effetti positivi sulla fertilità del suolo. (AVVISO)
Infestanti sotto controllo
Nell’attuale campagna non mancano problemi di contenimento delle infestanti, nonostante i regolari interventi in pre-emergenza ed in pre-semina che denotano grande variabilità per quanto concerne l’efficacia ma, nella maggior parte dei territori, la situazione risulta sotto controllo. Nel pavese risulta stabile la presenza di Ciperus SPP, mentre la presenza di Digitaria e Panicum è in diminuzione. In alcune risaie del novarese è stata rilevata la presenza di Pythium, prontamente individuata e controllata mediante sommersione. In Sardegna la pratica della falsa semina ha interessato circa 1.000 ettari, sulla scorta della forte presenza di riso crodo e di giavoni resistenti. Nel vercellese il contenimento delle infestanti da parte dei pre-emergenza per le semine interrate a file tardive, grazie anche all’effetto positivo delle saltuarie piogge che hanno attivato i diserbanti, è risultato decisamente positivo.
Danni e risemine
Nel pavese alcune aziende hanno scelto di tornare a coltivare in acqua a causa della diffusa ed evidente presenza del Nematode galligeno. Sono stati inoltre rilevati attacchi di Popilia japonica spp. che hanno provocato gravi danni al riso, specialmente nel novarese, dove si sono resi necessari, in alcuni casi, interventi di parziale risemina e sommersione della camera per creare condizioni di anossia, sfavorevoli alla vita delle larve. Nel vercellese sono stati rilevati molti problemi di moria dei germinelli dovuti a Saprolegna, ma anche casi di fitotossicità dovuta ai residui dei trattamenti presemina. Sia nel novarese che nel vercellese si sono riscontrati anche diffusi e cospicui attacchi da parte del punteruolo acquatico del riso. Persiste la minaccia dei selvatici negli ambiti territoriali di Codigoro, Ferrara e Rovigo, imputabili soprattutto ad anatre e topi.
L’incognita grandine sulle semine
Un’incognita di non poco rilievo nell’attuale contesto è rappresentata dagli effetti dei recenti fenomeni grandinigeni, ai quali potrebbero accompagnarsi fitopatie da grandine, con danni alla qualità e quantità dei raccolti, in modo particolare sulle varietà del gruppo B. Tra i possibili danni indiretti, che spesso si manifestano “a macchia di leopardo”, figurano gli attacchi da parte di patogeni fungini, primo tra tutti il Brusone, che si servono delle lesioni del culmo come via privilegiata di accesso ai tessuti della pianta. Autore: Milena Zarbà