Torniamo a parlare della Pac raccogliendo le testimonianze dalla Baraggia riguardo al probabile inserimento nel I Pilastro della futura Pac di un ecoschema a sostegno del biologico (leggi i precedenti articoli, 1 e 2) ci giungono anche dal neonato Biodistretto del riso Piemontese. A parlare è Giuseppe Goio, segretario del Biodistretto, che spiega: «Credo che qualsiasi sforzo per far crescere la coltivazione biologica sia ben accetto, ancor di più in contesto come quello risicolo, in cui i numeri parlano di una coltivazione lontana da questa impostazione colturale. Trovare il metodo di coltivazione biologica adatto alla risicoltura è complesso e varia da areale ad areale (vista la maggiore sensibilità alle condizioni climatiche ed ambientali di questa impostazione) ma qui in Baraggia siamo riusciti a sviluppare un modello produttivo valido, basato sull’utilizzo di una pacciamatura organica creata con l’abbattimento in risaia sommersa di una cover crop precedente al riso, che ci consente di ottenere produzioni buone senza la necessità di alcun tipo di prodotto di sintesi. Abbiamo divulgato questa tecnica, insieme ad altre in sperimentazione, attraverso il progetto ministeriale “Risobiosystem”, terminato ufficialmente nel 2019 ma che continua ad essere vitale grazie ad un rapporto stabile tra ricercatori, istituzioni coinvolte e agricoltori. Presto, infatti, continueremo la nostra opera di divulgazione e di messa a punto del sistema di coltivazione biologica, cercando di renderlo più trasversale ed adatto a diversi ambienti.
Riguardo all’impostazione del sostegno legato all’ecoschema, crediamo che sia opportuno si tratti principalmente di un sostegno alla conversione, per due principali motivi: questo periodo è il più complesso per un azienda che decide di affacciarsi alla produzione biologica, soprattutto dal punto di vista finanziario; la disponibilità economica del fondo meglio si confà alle dimensioni della platea di possibili beneficiari se si trattasse di aziende in conversione, minore rispetto alle aziende in mantenimento. Riteniamo fondamentale, tuttavia, che rimanga un sostegno anche per il mantenimento, magari utilizzando i fondi relativi al II pilastro. Si tratta di un contributo fondamentale per l’incentivazione economica all’adozione di queste pratiche virtuose e, soprattutto, poiché rappresenta il riconoscimento della società per quanto di positivo sviluppato da un’azienda agricola biologica per essa, rispetto ad una convenzionale. Noi crediamo fermamente che la produzione biologica porti vantaggi per tutta la cittadinanza, a partire dall’operatore stesso, anche per questo motivo, in riferimento alle dichiarazioni dei precedenti articoli, sottolineiamo come l’azienda mista non rispetti l’ambiente in modo completo e per questo non vada equiparata a chi si dedichi completamente alla produzione biologica». (Nella foto, Giuseppe Goio) Autore: Ezio Bosso