Quando il velo di nebbia profumato di muschio si alza e sul nostro spicchio di mondo ritorna a splendere il sole d’inverno, ti allarga il cuore a vedere quell’immenso abbraccio delle montagne coperte di neve preziosa che proteggono la grande pianura. Arriva fin dove l’occhio può guardare e vedi al fondo dove il cielo incontra la terra: ci sono tanti posti belli nel mondo per chi ama viaggiare ma il bello di un viaggio è anche tornare e quando imbocchi l’ultimo tratto di strada e ti rendi conto di quanto sia bello e vario il nostro spicchio di mondo delle terre dell’acqua in ogni stagione. Anche d’inverno con un poco di ” fioca”. Ci fa tornare bambini con le novene cantate :«Regem venturum dominum, venite adoremus…» Si vedeva il fiato in chiesa ma il cuore era caldo e si andava fuori sulla fioca a giocare e poi nella stalla della nonna Jeta Santhià che filava mentre il Pidròt Savoia raccontava le storie e la magna Maria ci faceva il ciculatùn con la terza fioca.
La prima fioca…
Sì, perché: la prima fioca era delle masche; la seconda di càn e la tersa di crisciàn. Siamo fatti di mille emozioni, anche di ricordi, che li portiamo dentro, sono fatti di niente perciò nessuno ce li può rubare; e ancora è Natale e torna indietro il ricordo al nostro tempo migliore, a quel bambino dai riccioli biondi che cercava i regali che a quel tempo li portava Gesù Bambino. Si era promesso di restare sveglio a tutti i costi a svelare quel mistero: come faceva a portare i regali in una notte a tutti i bambini del mondo che erano stati buoni? Ma poi crollava sempre e ci restava secco, solo al mattino di Natale con i ghirigori di ghiaccio sui vetri delle finestre scattava dal lettino e con i piedini nudi sul pavimento ghiacciato a cercare i regali: quei tre mandarini ritrovati avevano il profumo più buono del mondo.
I riccioli biondi
Adesso che i riccioli biondi non ci sono più da molti decenni, sarebbe questo il tempo della saggezza, ma quella arriva solo quando si perdono i vizi e io li mantengo tutti ancora; anche la voglia di fare resta. Per gli uomini di terra questo è tempo di bilanci, di fare programmi, anche se viviamo tempi di incertezza infinita e l’unica certezza è che la terra non tradisce mai ! Ci sono state grandinate precoci, estese e devastanti in questa campagna ma la natura ha delle capacità di ripresa eccezionali. Quelle piantine martoriate, triturate, hanno messo foglie nuove, ma nelle cicatrici potevano entrare i funghi e allora si è dovuto trattare molto di più degli anni passati; la produzione dove la grandine non è arrivata tardiva è stata nella norma, un fatto anomalo è stato l’aumento dei prezzi sotto trebbia, l’esatto contrario di quello che si verificava negli anni passati, quando durante il taglio i prezzi diminuivano. Per chi ha i capelli bianchi come chi vi scrive queste 4 parole, si ricorderà il 1977, estate fredda, agosto terribile, produzione disastrosa: meno della metà, non c’era nessun indennizzo, niente Pac ancora, ma il prezzo era salito, alcune varietà come il S.Andrea erano raddoppiate nel giro di 3 mesi. Non bisogna mai disperarsi nella vita.
La nuova Pac
Adesso si preannuncia una diminuzione dei contributi Pac, non si sa ancora di quanto, ma i prezzi sul mercato sono soddisfacenti. La più umile delle varietà , il Comune, ha raggiunto 50 euro al quintale e a quel prezzo bisogna venderlo; in tanti anni che faccio il mestiere più bello del mondo, a lavorare la terra, non l’ho mai venduto a quel prezzo ed è una soddisfazione grande. Non era mai successo che tre fattori: produzione, resa , prezzo, fossero tutti e tre a favore di chi la terra la coltiva. L’aumento dei prezzi è un’onda provocata dall’aumento delle materie prime, dei trasporti ecc. Finalmente anche quelli che producono il grano , dopo anni di fame, hanno il loro prezzo dignitoso; ecco, chi produce, chi la terra la lavora, avrebbe diritto ad un prezzo dignitoso, che ripaghi le spese, che ti dia lo stimolo per investire ancora, in quanto se il nostro settore investe dà lavoro a molta altra gente.
Il vaccino
Quando ci ritroviamo tra di noi, gente di terra, sembriamo di essere in tanti, come l’ultima volta al Civico di Vercelli, ma nella realtà siamo sempre di meno se ci confrontiamo con il resto della società; poi anche tra di noi siamo troppo divisi per fare peso, per contare in una società bisognerebbe essere uniti e lottare insieme per una giusta causa, condivisa anche dagli altri, perché nessuno si salva da solo. Ricordiamoci delle mondine quando ottennero le 8 ore di lavoro, le prime in Europa nel 1906. E ricordiamoci di quando il 25 aprile 1859 venne allagato tutto il vercellese per “strategico intendimento ” e ‘l Gyulai l’è turna ‘ndrè cun la pauta tacà i pè”. La Storia siamo noi. E’ come questo virus che torna a fare paura ancora, l’unico metodo per combatterlo è vaccinarsi, ma lo devono fare tutti. Ci sono dei rischi, qualche casa farmaceutica ci guadagnerà e lascia che ci guadagni: se serve a investire nella ricerca e a salvarci la vita.Buona Vita e Buon Natale! Autore: Pier Emilio Calliera (Pec). (Foto grande di Andrea Cherchi)