Tanto tuonò che piovve. Inizia così la lettera che Alberto Ferraris, il vicepresidente di Media@rice, l’associazione di mediatori del settore risicolo, ci scrive sul tema sempre incandescente della riforma delle borse risi, a commento di una notizia apparsa recentemente su un quotidiano economico e che prefigura la scomparsa delle Borse merci. La notizia è la seguente: «Le Borse merci istituite nel 1913 e gestite dalla Camere di Commercio potrebbero presto terminare la loro funzione. Ed essere sostituite dalle Commissioni uniche nazionali (Cun) di prodotto, conferendo una maggiore trasparenza nel sistema di formazione dei prezzi delle commodities. Lo prevede un emendamento al decreto legge agricoltura n°51 che modifica l’articolo 6… già oggi sono operative due commissioni di filiera, per il settore cunicolo e suinicolo… In caso di costituzione del Cun le borse merci ed eventuali commissioni prezzi e sale di contrattazione sospendono l’autonoma rilevazione … e pubblicano i prezzi rilevati dalle Cun stesse».Ma ecco come la commentano i mediatori, di cui nell’articolosi preconizza “l’eliminazione”. «Tanto tuonò che piovve. Dopo il primo impatto (il colpo l’abbiamo sentito) è indispensabile capire da che parte è arrivato. Il CUN! IL CUN? Ci troviamo impreparati. Cos’è questo CUN? Dopo breve ricerca (la tecnologia aiuta ammettiamolo) scopriamo che il CUN, ovvero Centro Unico Nazionale è una Commissione tecnica di rilevamento prezzi. A questo punto vado a rileggermi l’articolo del “Sole 24 Ore”. Ho letto bene: ”Le Borse Merci, …, potrebbero presto terminare la loro funzione.” Com’è possibile? Mi chiedo come una Commissione di rilevamento prezzi possa “sostituirsi” alla Borsa Merci. L’arcano viene svelato poco avanti dallo stesso giornalista “…l’attività delle CUN sarà supportata dalla società di gestione della Borsa Merci Telematica.” A pensar male si fa peccato, ma di solito…
E dunque? La filiera che si interroga sul suo futuro, le Associazioni di categoria che tirano la striminzita coperta da tutte le parti, ci si punta il dito contro, ci si guarda in cagnesco per capire dove sta la fregatura, e poi basta un decreto per strapparti lo strapuntino. Era già tutto scritto, signori. Andate a rileggervi il “Piano di Settore per la filiera del riso” del 19 gennaio 2012. Da pagina 28 a pagina 33 c’è scritto come deve funzionare il mercato del riso: “Per un ottimale funzionamento del mercato è necessaria la coesistenza di alcune condizioni
- a- Modelli contrattuali codificati, sulla base di parametri standard di riferimento, condivisi e omogenei (vedi contratto tipo: FATTO),
- b- Processi di formazione di prezzi trasparenti ed oggettivi (vedi CUN. FATTO?)
- c- Diffusione e accessibilità delle informazioni sui mercati;
- d- Servizi che rendano fluide le contrattazioni;
- e- Servizi a supporto delle contrattazioni a distanza.”
Qui mi fermo. I punti c, d ed e dovrebbero essere ad appannaggio della Borsa Telematica. La domanda che mi pongo e che dovremmo, a questo punto, porci tutti è : “Ma dovevano arrivare questi da Roma per dirci cosa dobbiamo fare per salvaguardare la nostra filiera?” Probabilmente si. O almeno è quello che hanno pensato al Ministero visto che a pagina 28 scrivono “…l’incapacità strutturale del nostro sistema di poter concorrere sul mercato internazionale… sono elementi dai quali partire.” A questo punto ben venga il CUN per i cereali. A condizione che siano un po’ più solerti del CUN dei suini. Si, perché il CUN dei suini dopo la sottoscrizione del protocollo da parte del tavolo tecnico in data 5 dicembre 2007 ha visto l’insediamento della Commissione in data 15 gennaio 2015. E noi non abbiamo ancora istituito il tavolo tecnico, o forse sì: qualcuno ha informazioni a tal proposito? In nome della trasparenza, naturalmente.
E ben venga la Borsa Telematica! Ah già! Quella è già operativa. Nata con Decreto Ministeriale il 6 aprile 2006, sponsorizzata dal Piano di settore, tanto da dedicargli un paragrafo :”Promozione delle contrattazioni telematiche. Sostenere lo sviluppo di un mercato telematico riferito al settore risicolo. Questa attività sarà svolta in cooperazione con la Borsa Merci Telematica Italiana….” Elogiata dal “Sole” come l’avvento di una nuova Era :”Un primo grande passo verso un sistema nuovo di formazione dei prezzi che proietta il nostro Paese in uno scenario al passo con i tempi. Eliminando, tra le altre cose, quelle figure non sempre trasparenti di mediatori, intermediari e osservatori che lavoravano direttamente o meno nelle Borse Merci.” Un De profundis al mediatore! Ma perché? Se il mediatore esercita la sua professione lo fa non per Decreto ministeriale. Non abbiamo santi in paradiso, non saremo santi, ma non siamo neanche parassiti da eliminare! .
Chi di santi in paradiso se ne intende è sicuramente la Coldiretti. Dopo aver discriminato i mediatori in tutte le sedi e manifestazioni, non contenti, i dirigenti come hanno cercato di risolvere la crisi attuale? Ideona! Sostituiamo i mediatori e affidiamo la contrattazione alla Borsa Telematica e ai burocrati. Proprio per questo è nata la Filiera Italiana Riso (F.I.R.), il progetto economico di Coldiretti per il riso. Si tratta di una società di scopo messa al servizio delle imprese con l’obiettivo di riequilibrare i meccanismi del mercato del riso “ponendo al centro la figura dell’imprenditore agricolo, che non vorremmo fosse mai più considerato come “l’anello debole” nei processi di mediazione di mercato”, come spiega la bonomiana.
I documenti diffusi da Coldiretti Pavia indicano anche come la nuova organizzazione si sia dotata di una resatrice, con cui ha garantito oltre 200 rese soltanto nella scorsa campagna. Da settembre 2014 ad oggi grazie alla Filiera Italiana Riso di Coldiretti sono stati sottoscritti – apprendiamo – 125 contratti in tutte le province risicole. Pavia fa la parte del leone, con la stragrande maggioranza dei contratti stipulati con aziende del nostro territorio. In totale durante questo periodo (settembre 2014 ad oggi) sono stati conferiti a F.I.R. 65mila quintali di riso, per stare a quel che fa sapere l’organizzazione degli agricoltori.
A questo punto, è lecito domandarsi: ma voi, se doveste affidarvi ad un professionista, vi affidereste ad un professionista che si è dotato di una resatrice, che ha analizzato 200 campioni e che ha contrattato 65000 quintali? O vi affidereste ad un gruppo di professionisti che sono dotati da decenni di una ventina di resatrici, che ogni anno analizzano più di 20.000 campioni, che ogni anno contrattano alcuni milioni di quintali di risone e che ogni anno percorrono più di un milione di km per servire i propri clienti?
E così arriviamo al colpo iniziale. Da chi è arrivato? Perché è arrivato? Difficile a trovare la soluzione, ma possiamo fare delle ipotesi. Noi (mediatori), anello debole se non inesistente, per qualcuno, della filiera siamo il capro espiatorio del “possibile fallimento del progetto BMTI. Fallimento politico. Quando alcune Camere di Commercio tentano di disfarsi delle proprie quote della BMTI, e si sentono dire dal Ministero che non possono, che devono tenersele; quando un mercato dopo 10 anni di attività, sovvenzionato con soldi pubblici, sponsorizzato dalle banche, non decolla… Il mercato deve tornare in mano ai suoi attori. Ha ragione il dott. Mario Francese, presidente dell’Airi: i problemi delle riserie sono altri. Hanno ragione i risicoltori a guardare preoccupati l’orizzonte a est. E penso che abbiamo ragione anche noi mediatori ad essere stufi di prendere schiaffoni da destra e da manca per colpe che non sono solo nostre». Autore: Alberto Ferraris (25.06.2015)