Recentemente, Fulco Gallarati Scotti ha assunto la presidenza della Sala Contrattazione Merci di Mortara (foto grande), subentrando a Irene Brustia. Entrambi sono risicoltori in Lomellina. Gallarati Scotti è anche il presidente della federazione di prodotto nazionale di Confagricoltura e la sua nomina rappresenta un ostacolo al progetto del Ministero delle politiche agricole – sostenuto dall’Airi – di chiudere le Borse risi e sottoporre tutto il mercato del risone al controllo di Borsa Telematica Italiana (Bmti). La federazione presieduta dal risicoltore di Cozzo nei giorni scorsi si è riunita a Milano per discutere proprio su questo punto. Il risultato? Un’opposizione fiera al progetto dell’unificazione delle contrattazioni: «Questa soluzione – ha commentato Gallarati Scotti alla Provincia Pavese – non consente un’adeguata valorizzazione delle diverse produzioni. Da parte nostra, proponiamo una miglior efficienza e regolamentazione del mercato del risone attraverso l’individuazione delle diverse sedi di contrattazione di riferimento con un calendario delle attività che eviti sovrapposizioni nelle stesse giornate, l’omogeneizzazione dei listini e delle varietà quotate, fatte salve eventuali specificità territoriali, e la messa in rete dei dati delle diverse Borse merci». Umberto De Agostino ha sentito anche l’Airi: «La risicoltura ha bisogno di una sola borsa merci per l’intero mercato nazionale». In precedenza, Mario Preve, presidente della Riso Gallo di Robbio, aveva detto: «L’Italia è l’unico paese ad avere diverse borse merci: lo ritengo un controsenso perché alla fine le stesse persone si spostano da una all’altra per contrattare il riso». Gianfranco Bensi, presidente di Confagricoltura Pavia, sostiene invece che «servono più borse merci perché il riso non è uguale da zona a zona, cambiano sia le caratteristiche sia gli stessi campioni utilizzati nel settore».
La nomina di Gallarati Scotti, quindi, radicalizza lo scontro: la questione sarà affrontata con il presidente nazionale di Confagricoltura, Mario Guidi, che il 28 maggio riunirà la federazione di prodotto. Due le linee a confronto: quella di Gallarati Scotti, appunto, e quella del commissario dell’Ente Risi Paolo Carrà, che sosterrebbe il progetto Bmti. La sala di Mortara diventa quindi l’epicentro di un nuovo “terremoto” risicolo, che si verifica mentre gli agricoltori sono impegnati in risaia, nella campagna diserbi, quindi distratti da impegni più pressanti. Il nuovo Cda della sala di contrattazione vede la partecipazione, oltre a Gallarati Scotti, di Riccardo Braggio e Graziano Gelsi, nominati dal Comune di Mortara, Mauro Maregatti, nominato dagli agricoltori, e Pietro Tasso e Gianluca Bellazzi, nominati dalla Provincia di Pavia. La parte risicola è dunque preponderante. Sul ruolo della Provincia, tuttavia, si è detto e scritto molto in questi mesi: il presidente Daniele Bosone ha prima sostenuto la necessità di vendere la sua quota – il 37% – mentre ora ci starebbe ripensando. La sortita di Bosone non sarebbe, ovviamente, priva di conseguenze. Non a caso, l’intenzione di uscire dalla società consortile era stata accolta dalle critiche feroci dei mediatori: «vendere sarebbe un peccato mortale» ha commentato Paolo Ghisoni, il quale sull’Informatore Lomellino ha accusato la Coldiretti di essere il regista del progetto che, partendo da Mortara, porterebbe alla chiusura delle borse risi, un’evoluzione in linea con le intenzioni del Governo di chiudere o ridimensionare le Camere di Commercio, da cui dipendono le borse. (26.05.2015)