Con la riforma della Pac, l’agricoltore potrà recuperare una parte degli aiuti diretti coltivando con i metodo biologico. Lo prevede il secondo eco-schema, attualmente oggetto di discussione. Ma quanti risicoltori potranno accedervi?
In un anno, la risaia biologica è diminuita da 12.780 a 11.161 ettari, malgrado il prezzo fosse mediamente superiore al convenzionale, attestandosi a 679,81€/t contro 351,39 €/t. Segno che persistono delle criticità agronomiche e amministrative che frenano questo settore e che vanno ben considerate, se non si vogliono scrivere degli eco-schemi destinati a restare sulla carta.
Le criticità dell’eco-schema bio
La prima criticità è la resa, ma non è la sola. Creano dei problemi anche la scelta della semente (Semente certificata, Miglioramento genetico), le tecniche agronomiche (Sovesci, Cover Corps, Strigliature e Sarchiature) e la situazione delle infestanti (Giavoni) e dei patogeni (Brusone). Indubbiamente le rotazioni sono una pratica indispensabile per migliorare la fertilità dei suoli, ridurre la presenza di specifiche malerbe e problemi fitosanitari. Tuttavia in ambiente di risaia non è sempre possibile effettuare rotazioni efficaci (anche in termini di sostenibilità economica). Da varie esperienze pratiche in campo, è emerso che l’impiego di sovesci con Leguminose (es Veccia villosa) e graminacee (es. loietto) garantiscono un buon accumulo della fertilità nel suolo. Le Cover Crops svolgono un importante azione allelopatica, tale da inibire lo sviluppo delle infestanti (es Loietto). Per il contenimento delle infestanti la tecnica della strigliatura e sarchiatura si abbinano efficacemente alla tecnica della semina interrata, in questo modo si ottiene un arieggiamento del terreno che se da una parte contiene efficacemente le malerbe a foglia larga, non lavora efficacemente sul giavone.
Infine la genetica: se da una parte la gestione delle erbe infestanti risulta una problematica, anche la predisposizione genetica delle varietà è un aspetto fondamentale. In passato, quando la metodologia di coltivazione prevedeva la semina in acqua (miglior controllo infestanti) si sono selezionate varietà che tolleravano livelli di acqua elevati. Attualmente, invece, si sta favorendo la tecnica della coltivazione in asciutta, favorendo pertanto varietà che meglio tollerino le condizioni di coltivazione. Gli aspetti su cui sarà indispensabile lavorare sono vigoria varietale, precocità, sviluppo radicale, qualità che consentano alla coltura del riso di avvantaggiarsi rispetto all’infestante. Per quanto riguarda il problema del Brusone sebbene siano state individuate varietà resistenti, sarebbe indispensabile individuare i ceppi di Brusone spp presenti nelle diverse aree.
Le possibili soluzioni
Una ricerca condotta da CREA nel progetto Risobiosystem in un ottica di valutazione economica della sostenibilità e potenzialità economica ha indagato differenti tecniche agronomiche affrontate per il contenimento delle infestanti (Casalese, baraggia vercellese, Novarese e Lomellina) nel 2017.
Un’altra soluzione è la pacciamatura verde, la quale prevede l’impiego della biomassa da Cover Crops come materiale pacciamante (es. Loietto). La metodologia prevede la semina di un erbaio in periodo autunnale (dopo la raccolta), in primavera si provvede ad allettare l’erbaio mediante un apposito rullo o trincia, con conseguente sommersione del campo (5-6 giorni). A seguire si provvede alla semina in acqua del riso, mentre l’erba muore il riso germina tra le paglie.
La falsa semina in acqua, invece, prevede l’allagamento della risaia, precedentemente preparata per la semina: prevede un erpicatura superficiale del letto di semina. In questo modo da una parte i semi delle infestanti vengono portati in superficie e stimolati a germinare (con conseguente asfissia una volta risommerso il campo), dall’altra i semi restanti delle infestanti vendono rimandati in profondità nello strato asfittico. Infine, con la falsa semina interrata la risaia viene sommersa dopo le lavorazioni di erpicatura, il riso crodo inizia a germinare, successivamente si asciuga la risaia e interviene meccanicamente con lo strigliatore.
Resta il nodo principale da sciogliere: la risicoltura biologica è sostenibile alle attuali rese? E quali sono le rese della risicoltura biologica italiana? Ne parleremo presto… Autore: Paolo Viana (in collaborazione con Vittoria Percivalle)