Anche il 2016 ha visto un incremento della semina interrata a file, che è la modalità di coltivazione del riso in asciutta più comune. Questo è avvenuto anche in zone caratterizzate da terreni compatti in cui non era mai stata utilizzata questa tecnica di semina ed anche in Piemonte, dove finora era rimasta piuttosto marginale. In Lombardia, potrebbe essere stato raggiunto invece l’80% della superficie coltivata e, in alcune zone addirittura il 100% della superficie investita. La scelta è stata favorita dalle piogge a intervalli regolari, che hanno favorito le emergenze dei semi interrati, protetti dagli sbalzi termici, e le piogge cadute dopo la sommersione degli ettari seminati hanno risolto molti problemi legati alla carenza di risorsa idrica che ci sono stati anche quest’anno. La tecnica del riso in asciutta, la cui efficacia sul piano del risparmio idrico è ancora oggetto di dibattito, non è una novità degli ultimi anni: una lettrice ci segnala uno studio del padre Cornelio Guidi che risale al 1967 (SCARICA IL DOCUMENTO) e che illustra delle prove condotte su terreni ferraresi. In quell’epoca, si cercava attraverso il ricorso alla completa coltivazione in asciutta – e non con la semina – una soluzione ai danni causati dall’allettamento e dal brusone. Le sperimentazioni furono condotte nell’azienda Le Gallare. Lo studio, fornitoci da Paola Guidi, è edito dall’ispettorato agrario di Ferrara.
DALLA ROTAZIONE ALLA DIVERSIFICAZIONE GIÀ QUEST’ANNO
Le aziende agricole, già dal 2025, potranno fare rotazione colturale per soddisfare i dettami BCAA 7.