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L’AIRI CHIEDE 250MILA ETTARI

da | 17 Dic 2022 | NEWS

AIRI

Mario Francese lancia un messaggio chiaro: c’è tanta domanda, coltiviamo di più e non allontaniamo il consumatore con un prezzo troppo alto. L’auspicio degli industriali è tornare ai livelli del passato, addirittura 250mila ettari.

L’INTRODUZIONE

Molti gli spunti emersi al convegno Airi che si è tenuto ieri presso la sala congressi del Centro di Ricerche sul Riso di Ente Nazionale Risi a Castello d’Agogna (PV). Il convegno è stato organizzato da Airi, in collaborazione con l’Ente stesso, e aveva come titolo “Il futuro del riso italiano tra mercato e sfide colturali”. L’introduzione è a cura appunto del presidente dell’associazione degli industriali, Mario Francese, e, in assenza del presidente per problemi di salute, dal direttore di Ente Risi, Roberto Magnaghi. Vi proponiamo il video integrale dell’apertura.

NOMISMA TRACCIA LO SCENARIO

In seguito sono iniziati gli interventi degli ospiti. Il primo è stato della Dottoressa Ersilia Di Tullio, senior project manager di Nomisma. Quest’ultima ha fornito i numeri del mercato risicolo italiano ed internazionale, affermando che «il riso viene maggiormente prodotto in due paesi dell’Asia, Cina e India-L’Europa non si presenta come un importante produttore».

«Negli ultimi anni il raccolto di riso a livello mondiale è cresciuto, nonostante le superfici stabili. Tuttavia, è cresciuta contemporaneamente anche la domanda. I consumi, infatti, sono in aumento e si prevede una loro continua crescita. L’ aumento c’è anche nei paesi meno produttori, elemento che potrebbe far crescere l’export. Export che sta assumendo sempre più importanza nella risicoltura globale». (Scarica tutte le Presentazioni Convegno AIRI 16122022). In questo contesto l’Europa si inserisce come un importatore netto e tali importazioni si prevede che possano crescere sempre più nei prossimi anni, considerando di avere sempre più consumi ed auspicandosi una produzione stabile.

AUMENTA LA RESA, CALA LA SUPERFICIE

Nonostante l’aumento di produttività, infatti, la superficie a riso nel nostro continente è in calo. Tale disinvestimento si è dimostrato più marcato nel resto d’Europa, -42% dal 2010 a oggi, rispetto all’Italia, -9%. Per questo il nostro Paese ha assunto sempre di più il ruolo di leader. L’Italia occupa oggi più del 60% della produzione UE, contro il 50% circa di 12 anni fa.

Tale posizione – ha detto l’esperta – è unica tra le produzioni alimentari nostrane a livello continentale e va preservata. Ciononostante, la produzione italiana attuale non riesce a sopperire alle necessità di collocamento, cresciute negli ultimi anni, ancor di più in questa annata dove abbiamo vissuto la siccità. Per questo non deve spaventare l’aumento delle importazioni, causate anche dal decadimento della clausola, utili a soddisfare la domanda al consumo.

I TONDI CONQUISTANO IL MERCATO ITALIANO

«La maggior parte del riso lavorato dalle industrie risiere italiane viene consumato in UE, il 47% del totale, segue il consumo interno, pari al 38%, ed il resto a paesi terzi, il 15%. Negli ultimi anni il consumo italiano è quello più cresciuto tra queste porzioni di mercato. Altra dinamica – ha puntualizzato la Di Tullio – è quella relativa alla divisione del mercato tra comparti, dove il tondo ha acquistato una fetta maggiore, soprattutto grazie alla crescita nel mercato italiano». 

«Il lungo A è rimasto stabile, crescendo in modo proporzionale al collocamento generale e solo nel mercato estero, con consumi stabili in Italia. Lungo B meno cresciuto, con numeri molto positivi in Italia ma negativi nei mercati esteri. Qui il prodotto del Bel Paese deve competere con una concorrenza molto agguerrita.A livello internazionale, il prezzo del riso è l’unico stazionario rispetto agli altri principali cereali, tutti cresciuti.  Ciò non è vero in Italia, dove negli ultimi due anni abbiamo assistito ad una crescita importante nelle valutazioni. Altro andamento di prezzo interessante è quello dei trasporti in container, oggi ritornato ai livelli pre-pandemia. Il riso estero potrebbe diventare ancora più competitivo nel 2023». 

I COSTI DEL RISO

L’esperta ha poi parlato del noto aumento dei costi che vivono i produttori, esistente sul riso come in tutte le produzioni agricole, e della crescita dell’inflazione. L’inflazionne incide su tutti i livelli della filiera, fino ai consumatori. Per quest’ultimi il prezzo del riso è cresciuto del 35%, dimostrandosi l’alimento con il sovrapprezzo maggiore. Infine la dottoressa ha posto l’attenzione sulle modifiche della Pac, sottolineando come il riso sia anche nella prossima programmazione il cereale più sostenuto dall’UE.

ANCORA PARLA DELLA RICERCA

Alberto Ancora, vice-presidente agricultural solutions di Basf, è intervenuto per parlare di innovazione e sostenibilità. Egli ha affermato: «Per noi innovare e fare ricerca in agricoltura è una delle attività fondamentali. Basti pensare che investiamo il 40% delle nostre risorse in ricerca e sviluppo proprio per questo settore. Il contesto politico in cui ci inseriamo, però, non ci supporta. L’UE chiede la riduzione dell’uso di fitofarmaci del 50% entro il 2030 senza fornire strumenti per attuarla evitando danni al settore».

«Si propone la produzione biologica per il 25% dei terreni senza incentivare la ricerca di agrofarmaci biologici ed effettua continui richiami all’innovazione senza incentivare la ricerca nel campo delle tecniche di miglioramento genetico vegetale o nel campo della meccanizzazione di ultima generazione. Il risultato dell’attuale quadro normativo che riguarda l’iscrizione di nuovi principi attivi è che inserirne uno nuovo richiede almeno 10 anni di sperimentazioni. Gli investimenti sono molto ingenti. I nostri prodotti devono anche essere ri-registrati in ogni campagna, creando ulteriori voci di costo».

«Queste difficoltà ne fanno scaturire di ulteriori a livello agronomico, poiché avendo poche molecole è più facile l’insorgenza di resistenze ad esempio. In seguito a queste criticità noi di Basf stiamo puntando sempre più su prodotti sostenibili e biologici, da affiancare a quelli già esistenti».

ANCORA: RISICOLTURA ECCELLENZA ITALIANA

«Parlando di riso e, in particolare, di risicoltura italiana, per la nostra società questa è una agricoltura strategica a livello globale. L’Italia rappresenta un’eccellenza all’estero già di per sé e la sua risicoltura si è sempre dimostrata un’ottima coltura pilota per progetti di sostenibilità agronomica. I risicoltori italiani , infatti, rispondono puntualmente all’innovazione, molto più rapidamente di altri settori».

Il dirigente di BASF ha dunque proposto il panorama di prodotti offerti ai risicoltori, come le tecnologie Clearfield, Provisia e HP. In seguito ha parlato delle idee di Basf utili a rendere la risicoltura sostenibile, ottenendo rese alte con consumi ridotti di mezzi di produzione. Infine ha introdotto l’acquisizione di Horta, ditta specializzata nello sviluppo di software di supporto decisionale in agricoltura, che potrà affiancarsi agli agricoltori nelle loro scelte per renderle più consapevoli. 

MAGNAGHI: UN ANNO SFIGATO

È quindi intervenuto il direttore di Ente Risi, Roberto Magnaghi, per parlare degli eventi avversi che hanno caratterizzato l’annata appena trascorsa, definita dal direttore “anno sfigato”. Egli ha affermato: «Quest’anno per sopravvivere abbiamo usato acqua che è piovuta 100 o più anni fa, scioltasi dai ghiacciai, come affermato di recente da Alberto Lasagna. Questo è avvenuto a causa di un accumulo nevoso e lacustre minimo fin dall’inizio della campagna, che ha portato in primis ad un calo di superficie investita a riso di 9 mila ha, a cui si è poi aggiunta quella persa o danneggiata a causa della siccità».

MAGNAGHI: INFRASTRUTTURE E GENETICA CONTRO LA SICCITA’

«A partire da oggi, in ottica futura, per far fronte a questo problema dobbiamo lavorare sulla costituzione di varietà più resistenti alla siccità e sulla costruzione di invasi artificiali. Questi interventi si possono attuare nel corso dei prossimi anni ma servono già risultati nel breve periodo. Per ottenerli, occorre migliorare l’uso degli invasi esistenti,  rivedere le modalità di rilascio delle concessioni non irrigue per garantire la priorità agroalimentare e ottimizzare l’uso e l’accumulo della risorsa idrica mediante, soprattutto, la ricarica della falda. I nostri gestori ci suggeriscono di utilizzare prima l’acqua per ricaricare la falda».

MAGNAGHI: EQUILIBRIO TRA SEMINE IN ASCIUTTA E SOMMERSIONE

«Noi non vogliamo demonizzare la semina in asciutta, imperativo in alcune aziende e caratterizzata da elementi positivi. Tuttavia, non dobbiamo estremizzare questa scelta. Si deve portare un equilibrio tra semina in acqua ed in asciutta. Inoltre si deve effettuare la sommersione invernale per evitare un eccessivo abbassamento della falda, così da utilizzare l’acqua quando c’è. Abbandonare la risicoltura ancor di più di quanto già fatto in questa campagna non è la scelta giusta. Il perchè è spiegato dalle motivazioni proposte dalla dottoressa Di Tullio e con un collocamento record nella scorsa annata, 1.152.556 tonnellate. Questo numero, però è stato raggiunto con una fortissima crescita delle importazioni, elemento che va arginato per evitare che il nostro prodotto venga sostituito da quello importato, come è già in parte avvenuto negli ultimi mesi anche per il decadimento della clausola di salvaguardia».

MAGNAGHI PARLA DELLA NUOVA PAC

«Dobbiamo difendere il riso italiano. Riso che è richiesto dai consumatori, continuando a produrlo e continuandone la promozione. Anche la Pac nella prossima programmazione supporterà ancora in modo importante questa produzione. Il nostro impegno a Bruxelles c’è stato. Vi sarà anche sostegno nell’ambito del nuovo Psp 2023-2027.

ACA22 – IMPEGNI SPECIFICI RISAIE articolato in: 

  • Azione 1: sostegno alla semina in acqua 
  • Azione 2 – sottoazione 2.1: realizzazione di un fossetto all’interno della camera di risaia nel quale dovrà essere garantito un livello minimo di acqua e l’inerbimento di un argine della risaia per l’intero ciclo colturale.
  • Azione 2 – sottoazione 2.2: destinare una porzione di superficie (max 1% della SAU a riso e non meno di 1000 mq), investita a risaia nell’anno precedente, ad un’area da mantenere costantemente allagata e non coltivata

Il risicoltore potrà anche attivare degli impegni aggiuntivi quali: mantenimento delle stoppie in campo nel periodo invernale, sommersione invernale delle risaie, controllo della vegetazione degli argini con mezzi meccanici. Gli stanziamenti previsti in Lombardia e Piemonte saranno:

LE CONCLUSIONI

«Mi auguro che si torni ad avere una produzione in linea con la crescita della nostra domanda. Per farlo, però, dobbiamo impegnarci a migliorare la gestione della risorsa idrica attuando le misure che ho descritto poco fa» ha concluso Magnaghi. In seguito sono intervenuti alcuni risicoltori lomellini, stimolati dalle riflessioni di Magnaghi, testimoniando le difficoltà dell’annata appena trascorsa, con interventi che, a partire dal tono di voce, hanno spiegato la profonda sofferenza e rabbia di agricoltori che hanno visto il frutto della loro fatica distruggersi senza poter fare nulla per evitarlo. In conclusione dell’incontro è nuovamente intervenuto il presidente di Airi, Francese. Vi proponiamo il suo discorso integrale (che potete leggere anche in questo 221216 intervento finale del Presidente) nel seguente video. Autore: Ezio Bosso

 

Il pubblico in sala

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