Pioggia, grandine e neve in montagna. Sembra lontanissima l’emergenza siccità, ed invece… Secondo i dati che abbiamo raccolto, nel trimestre invernale 2019 è avvenuta una diminuzione di circa 15 miliardi di metri cubi d’acqua rispetto alla media stagionale. Se consideriamo i dati desunti dall’università di Twente sull’impronta idrica della coltivazione del riso (1673 l/kg), capiamo facilmente che colmare questo divario è un problema per una coltivazione come quella del riso.
Ovest Sesia: manca neve
Ce lo conferma Luca Bussandri, direttore del consorzio Ovest Sesia, che ammette: «Fino ad aprile la situazione era piuttosto inquietante, anche perché durante l’inverno non c’è stata la formazione di un manto nevoso adeguato e duraturo, che è una risorsa molto importante per il nostro territorio, per cui dovremo aspettarci una stagione dettata dagli episodi siccitosi. Sicuramente il clima di quest’ultimo periodo e l’abbassamento delle temperature rappresentano un beneficio temporaneo: l’umidità è stata riportata a buoni livelli, però è impossibile che la neve primaverile possa essere una risorsa idrica duratura».
La gestione del Lago Maggiore
Un secondo importante aspetto è quello della gestione del bacino del Lago Maggiore (terzo bacino di alimentazione delle risorse idriche del nostro territorio dopo Dora Baltea e Po), di cui però Bussandri si ritiene soddisfatto: «Non dimentichiamo che la gestione del Lago Maggiore non deve tener conto solamente dell’esigenza data dall’agricoltura, ma anche di quella socio-economica legata al turismo, ma fino ad ora è stata soddisfacente».
Il nodo dell’asciutta
Anche la tecnica di semina in asciutta del riso rappresenta sempre un argomento di dibattito ogni qual volta venga lanciato un allarme siccità. Il direttore dell’Ovest Sesia ci dichiara: «Come in ogni cosa, è importante trovare una situazione di equilibrio. Sicuramente il ritardo della sommersione provoca un ritardo di circa un mese nell’innalzamento del livello delle falde, che a sua volta provoca ritardi nelle colature; inoltre l’aumento delle superfici adibite a questo metodo di semina amplifica il problema in stagioni difficili come quella che stiamo vivendo».
Oggi l’allarme, domani…
Effettivamente sarebbe importante che venissero introdotte regolamentazioni nella quantità di superficie da adibire alla tecnica di semina in asciutta, perché il problema della siccità è collettivo, non riguarda solo la nostra zona, ma anche chi usufruisce dell’acqua a valle del nostro territorio. Infatti Bussandri ricorda: «Siamo obbligati a lanciare allarmi, in quanto si deve tenere conto di tutta la rete del consorzio. Per ora l’agricoltore è libero di scegliere ciò che è meglio per la propria azienda, ma non escludo che un domani possano esserci regolamentazioni e riduzioni erogate dagli organi preposti, per fare fronte a nuove emergenze, ma il consorzio non ha poteri in questo senso». Autore: Marcello Pedicone