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LA VERITÀ SULLA SICCITÀ

da | 10 Feb 2022 | NEWS

Lago Maggiore

Tutti parlano di allarme siccità con riferimento al livello idrometrico dei fiumi. Si evidenzia la malattia reale ma partendo dai sintomi parziali. La magra invernale dei fiumi è un dato fisiologico collegato solitamente alle basse temperature, all’assenza di irrigazione da oltre 4 mesi e all’andamento idrologico tipico dei fiumi padani.

Se piovesse in modo intenso per qualche giorno il livello idrometrico dei fiumi avrebbe una consistente ripresa che porterebbe l’opinione pubblica a considerare superata l’emergenza irrigua. In realtà, la situazione è così compromessa che anche una pioggia intensa di qualche giorno non sarebbe sufficiente per un ritorno alla normalità. L’attuale emergenza idrica può essere monitorata ed analizzata individuando 3 indicatori delle diverse tipologie di riserve:

  • l’altezza del manto nevoso alle varie quote,
  • l’accumulo di riserva nei laghi;
  • il livello della falda nella porzione di pianura.

Attualmente tutti questi indicatori indicano una palese e grave emergenza idrica.

ACCUMULO NEVOSO

Si è analizzata la situazione dell’accumulo nevoso al 31 gennaio dell’ultimo quindicennio a diverse quote, comprese tra 1300 e 2800 mslm, sul massiccio del Monte Rosa. Consulta i dati osservati: Tabella 1.

La lettura dei singoli dati annuali per stazione di misura potrebbe non rendere l’idea della scarsità dell’accumulo nevoso. La lettura combinata dei dati del 31 gennaio 2022 alle varie quote porta all’accumulo complessivo medio più basso, e di molto, degli ultimi 15 anni. Analizziamo ora le medie complessive per anno tenendo conto delle 4 fasce altimetriche cumulando i dati annuali indicati nella precedente tabella. Consulta la Tabella 2.

Emerge come il dato al 31 gennaio 2022 sia il più basso degli ultimi 15 anni a pari data: 43 cm contro una media di 129, cioè il 67 % meno della media dell’ultimo quindicennio. Un dato straordinariamente basso, soprattutto perché influenzato dallo scarso accumulo alle quote superiori dove si riscontra un accumulo di soli 50 cm a fronte di una media di 179 cm, il 72 % meno della media nell’intorno dei 2800 mslm. Riportiamo anche i dati organizzati in istogrammi e linee di tendenza. Consulta il GRAFICO1.

Preoccupa l’andamento delle medie annuali degli accumuli che negli ultimi 15 anni evidenzia un andamento in evidente calo, con il picco negativo nel 2022. Questo dato peraltro è perfettamente in linea con l’innalzamento medio delle temperature riscontrato nel Nord Italia nel corso degli ultimi 15 anni.

ANOMALIA 2021

L’anomalia di quest’anno, oltre all’innalzamento delle temperature, è la scarsità delle precipitazioni. Precipitazioni che, per altro, fanno il pari con i fenomeni grandigeni anomali della scorsa estate. Si evidenzia una dinamica metereologica in rapido cambiamento probabilmente influenzata dall’accumulo energetico dovuto all’innalzamento delle temperature. Questi numeri evidenziano una situazione quanto mai complessa. Solo nevicate copiose e oltre media, per altro non previste almeno fino al prossimo 15 febbraio, possono almeno attenuare.

In una ipotetica scala di allarme da 0 a 5, dove 5 rappresenta la massima allerta, l’attuale scarsità di accumulo nevoso può essere sicuramente classificata con un valore 4. Questa classificazione ci consentirà di costruire un indice numerico sull’accumulo di riserva idrica nel suo complesso. Consulta il GRAFICO2.

SITUAZIONE ACCUMULO RISERVA NEI LAGHI

Analizziamo la situazione del lago Maggiore, dove tutti gli indicatori evidenziano una situazione, anche qui, particolarmente complessa. Si riporta di seguito il grafico visionabile sul sito laghi.net. Consulta il GRAFICO2.

Già la lettura del grafico evidenzia una situazione idrometrica di accumulo nullo in quanto la quota di invaso a Sesto Calende è attestata sullo zero da settimane. Ma analizzando il dettaglio tabellare del sito laghi.net, nella sezione relativa al lago Maggiore, emerge una ulteriore criticità rappresentata dagli afflussi. Consulta la Tabella 3. Il dato che più preoccupa è l’afflusso al lago che, assumendolo pari circa 70 m3/s, ipotizzando di avviare subito l’inizio delle operazioni per invasare il lago garantendo il deflusso minimo vitale. Questo necessiterebbe di ben 83 giorni, ribadiamo, con le attuali condizioni di afflusso.

IL LAGO MAGGIORE

Ovviamente con le piogge primaverili tale durata di riempimento sarà ridotta a qualche settimana al più. Se resta l’assenza dell’accumulo nevoso come sopra richiamata, è utile rammentare che l’autonomia del Lago Maggiore, in assenza di afflussi significativi (inferiori a 100 m3/s), pur adottando la quota di invaso autorizzata a 150 cm ed ipotizzando una soglia minima di invaso a – 20 cm, è ragionevolmente inferiore ai 30 giorni. Oltre questi valori sono inevitabili riduzioni importanti alle derivazioni agricole e idroelettriche.

In una scala di allarme da 0 a 5 dove 5 rappresenta la massima allerta, l’attuale livello idrometrico, se valutato insieme alla scarsità di accumulo nevoso, determina un’allerta 4. Questa classificazione, opportunamente interpretata, ci consentirà di costruire un indice numerico sull’accumulo di riserva idrica totale.

SITUAZIONE FALDA

Confagricoltura Pavia, considerata l’indisponibilità di dati di falda aggiornati, ha avviato il monitoraggio quotidiano in una sezione rappresentativa al termine della pianura risicola irrigua. Il sito è in prossimità del salto di terrazzo della valle del Po a Sartirana Lomellina. L’analisi di dettaglio del comportamento della falda è iniziata nel maggio del 2021. Il seguente grafico evidenzia l’andamento della falda con una escursione di 293 cm tra il valore minimo riscontrato ed il valore massimo misurato. CONSULTA IL GRAFICO3.

La lettura del grafico evidenzia come l’attività irrigua ricarichi la falda. Inoltre, il livello di magra riscontrabile nei fiumi principali, soprattutto il Po, in queste settimane è anche dovuto al ridursi dell’effetto di restituzione della falda proprio ai fiumi. L’andamento della falda è direttamente correlato all’irrigazione. La crescita della falda avviene proprio nei mesi di massima attività irrigua da maggio a fine agosto. La falda, in questo periodo, cresce, nella sezione considerata, mediamente di quasi 3 cm al giorno. Da inizio settembre inizia la fase di scarico della falda e, al 6 febbraio, si è tornati al livello dello scorso mese di maggio. Un calo medio di circa 1,8 cm al giorno.

UN CONTENITORE INVISIBILE

La differenza tra salita e discesa della falda è un dato che dimostra come gran parte della risorsa irrigua derivata dai corsi d’acqua pubblici, almeno nella pianura a vocazione risicola, finisca nel più grande invaso artificiale d’Europa rappresentato dalla falda dell’areale risicolo. Si tratta di un contenitore invisibile in grado di accumulare quasi 1 miliardo di m3 di acqua poi restituiti alla rete irrigua nei mesi successivi. La restituzione avviene al Po in particolare, come evidenzia il grafico della falda. E questa risorsa irrigua, da luglio, è disponibile per tutto il bacino irriguo padano che attinge dal Po a valle della confluenza con il Ticino, consentendo un fattore moltiplicativo dell’acqua derivata. Ecco che l’attuale andamento idrologico del Po, con le portate davvero ai minimi termini, è dovuto ad una serie di fattori. Fattori che purtroppo pochi hanno fino ad ora analizzato in dettaglio. E’ da condividere una cura di distretto idraulico che attenui gli effetti del cambiamento climatico in corso. Questi fattori non sono solo la mancanza di precipitazioni. Rilevante anche la mancanza di accumulo nevoso con il mancato primo scioglimento alle quote sotto i 1000 metri, non può essere tralasciato il rilascio della falda che, proprio in queste settimane, si sta riducendo al minimo influenzando la portata dei fiumi come stiamo riscontrando e misurando.

Purtroppo proseguirà un costante calo della falda fino all’inizio della prossima irrigazione, evento fisiologico, determinerà che l’avvio dell’attività irrigua sarà influenzata da un fortissimo fenomeno di percolazione nella falda stessa che rallenterà inesorabilmente l’andamento dell’irrigazione oltre a ritardare, almeno fino alla prima decade di luglio, la piena riattivazione di colature e fontanili.

GLI ADEGUAMENTI STRUTTURALI

Ora diventa fondamentale auspicare nevicate che, pur se tardive, ricostituiscano il manto nevoso; contestualmente diventano fondamentali le piogge primaverili per la ricostituzione degli invasi lacuali e poi occorre avviare, anche confrontandosi sul PNRR, come gestire la risorsa irrigua da ora ai prossimi anni.

Il sistema irriguo risicolo movimenta nel corso dell’anno miliardi di m3 di acqua per cui sicuramente non è ipotizzabile gestire l’emergenza solo con gli invasi, che per altro necessitano di almeno 15 anni prima di diventare operativi, ammesso di trovare i luoghi dove realizzarli nella fascia prealpina.

Gli invasi servono per gestire i picchi di richieste ed eventuali criticità locali, ma il sistema irriguo del comparto risicolo è nato, dal 1200 ad oggi, utilizzando le acque fluenti. Fondamentale è garantire la circolazione della risorsa irrigua tutto l’anno. Obiettivo ridurre il calo della falda, produrre energia e mitigare gli effetti negativi osservati. Eventuali nuovi invasi alpini, che possono arrivare al più a garantire una capacità di invaso di 200 / 300 milioni di m3 tra 15 anni (al massimo il 10 % del fabbisogno irriguo stagionale del comparto risicolo), devono essere coordinati con la più ampia e costante circolazione della risorsa irrigua. Qui il PNRR è una occasione fondamentale.

MIGLIORAMENTO DEL MANAGEMENT

Altro tema non più rinviabile è la gestione dei livelli del Lago Maggiore anche coordinandosi con gli invasi idroelettrici alpini presenti sia nel Verbano che sull’intero bacino del Po a monte della confluenza del Ticino. Una gestione coordinata di invasi lacuali ed invasi idroelettrici può garantire, nel periodo estivo, almeno altri 10 giorni di autonomia in caso di grave siccità. E 10 giorni possono essere fondamentali per la salvezza dei raccolti. Ecco che con le risorse del PNRR è fondamentale creare un modello di gestione della risorsa irrigua innovativo. Il modello deve mettere in rete i dati metereologici, gli invasi idroelettrici, gli invasi alpini, gli usi irrigui e l’andamento della falda.

Tornando all’ipotetica scala di allarme da 0 a 5, con riferimento alla falda, si può adottare un fattore 5. Questo perchè il livello di falda che si sta riscontrando a febbraio è pari a quello riscontrato lo scorso mese di maggio e da qui a maggio è quasi certo che la falda continui a calare.

IPOTESI SCALA DI ALLARME

Combinando gli indici dell’ipotetica scala di allarme derivanti da accumulo nevoso, invasi lacuali e falda emerge un fattore 13, che, in questo esercizio di sintesi, evidenzia una situazione di grave preoccupazione per la prossima stagione irrigua. Consulta l’ipotesi di scala qui.

DEFLUSSO ECOLOGICO

Come non bastasse l’attuale situazione quanto mai complessa e critica, sta per diventare operativo il Deflusso Ecologico, che andrà a sostituire il Deflusso Minimo Vitale. Il modello di calcolo base del Deflusso Ecologico può arrivare a raddoppiare il valore del Deflusso Minimo Vitale, sottraendo così ulteriori risorse al comparto irriguo.

E’ in corso la fase di confronto con Regione Lombardia sull’attuazione del nuovo Deflusso Ecologico, qualora non si tenga conto dell’attuale situazione applicando in modo territorialmente coerente i criteri correttivi, si rischia di introdurre una nuova criticità al comparto irriguo.

Confagricoltura Pavia, insieme a Confagricoltura Lombardia, è già in contatto con Regione Lombardia per confrontarsi sul nuovo Deflusso Ecologico. L’obiettivo è evitare ulteriori impatti sull’intera filiera agricola. Autore: Alberto Lasagna. 

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