Importazioni a dazio zero, sovrapproduzione di varietà da interno, triciclazolo vietato e residui in magazzino: la tempesta perfetta. La campagna che sta finendo – restano 3,9 milioni di quintali nei silos, ma i trasferimenti, che non sono neppure le vendite reali, corrono e quindi sarà difficile che in autunno ci siano grandi rimanenze – è una delle peggiori che la risaia ricordi. I listini di Vercelli questa settimana hanno dimostrato tutta la debolezza dei produttori: malgrado tutti gli sforzi governativi, a partire dalla legge sull’etichettatura obbligatoria , le varietà da risotto rimangono inchiodate ai livelli “infernali” dove sono precipitate ben prima che Caronte facesse temere un’infornata di brusone; i tondi si riprendono perché a tutto c’è un limite; l’indica dimostra che le importazioni a dazio zero dai Pma non sono la causa, ma solo l’innesco della crisi di mercato; il Baldo, infine, cala di nuovo, scontando il maggiore appeal del Barone e la grande quantità di Cammeo ancora da collocare. (Di seguito il listino risoni di Vercelli)
L’industria si frega le mani: la campagna d’informazione sulle precauzioni da tenere nell’immagazzinare il risone trattato con triciclazolo fino al 2016, che ha coinvolto anche i mediatori (in particolare, l’associazione Medi@rice, la quale ha pubblicato un documento ad hoc), probabilmente ha dato il colpo di grazia a un mercato in cui gli agricoltori si sono affacciati deboli e divisi, pagando un prezzo elevatissimo. Ricordiamo, senza alcuna soddisfazione, le nostre previsioni di gennaio e lo studio dell’Associazione laureati in agraria di Vercelli, che paventa il fallimento di molte aziende… Non a caso, in questa campagna si è creato il movimento #ildazioètratto, un unicum nella storia recente della risaia. Le prospettive dei prossimi mesi non sono positive e non solo perché il boom delle semine a file interrate sta mettendo a dura prova la capacità della rete irrigua di dissetare tutte le risaie. Il problema vero è che in questo momento le aziende agricole hanno bisogno di vendere e rischiano di svendere, senza tener conto del fatto che le rimanenze sono nella norma e che a settembre potrebbe esserci meno risone da interno del previsto. Il clima caldo di queste settimane ha provocato un anticipo dello stadio vegetativo che rende la pianta particolarmente vulnerabile alla Pyricularia. Per ora, i bollettini di Bruma, il progetto di monitoraggio promosso da Regione Piemonte ed Ente Risi, non segnalano rischi, ma gli agricoltori si preparano al peggio. Si fronteggerà il pericolo con l’azoxystrobin e lo zolfo, tuttavia con risi così avanti è probabile, in caso di diffusione delle spore, che la produzione 2017 paghi un prezzo elevato, in termini di resa, proprio nelle varietà da interno. (foto grande di Andrea Cherchi)
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