Nelle ultime settimane di febbraio 2020 la Spagna è stata travolta dalle proteste di migliaia di agricoltori che, sostenuti dalle associazioni di settore (Asaja, La Unió de Llauradors, UPA, Coag, e Cooperative Agroalimentari), hanno interrotto le principali arterie del Paese nel distretto agrario dell’Andalusia, tra le città di Valencia, Córdoba e Malaga.
A Cordoba 5000 mezzi agricoli e a Valencia 800 trattori si sono concentrati lungo le strade dirigendosi verso il centro cittadino per raggiungere la sede del Governo, per protestare contro prezzi di vendita troppo bassi e costi di produzione insostenibili e per chiedere l’introduzione di prezzi minimi. La Comunità Valenciana è, altresì, leader nell’esportazione di riso, con la sua DOP Arroz de Valencia, prodotta nei territori del Parco Naturale dell’Albufera, che rappresenta il 14% della produzione totale spagnola di riso. Le associazioni di categoria lamentano inoltre il fatto che l’Europa lasci entrare frutta dall’Egitto e dal Sudafrica con costi di produzione molto bassi e per di più con l’utilizzo di prodotti fitosanitari vietati in Spagna. A questo si aggiunge la sostanziale impossibilità di coprire i costi di produzione.
Il Governo spagnolo il 25 febbraio è corso ai ripari approvando il regio decreto legge 5/2020, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale (BOE), una legge ad effetto immediato per la protezione dei produttori agricoli ed il rafforzamento della legislazione alimentare esistente. Il Governo riconosce, come si legge nel Bollettino Nùm 49 – 2669, la confluenza di fattori di vario genere, come le tensioni a livello commerciale, la volatilità dei prezzi delle materie prime, l’aumento dei costi degli input agricoli, lo slancio crescente di richieste sulla produzione, che si riflettono in una mancanza di equilibrio nei prezzi nella catena del cibo, con squilibri significativi in termini di potere contrattuale tra i fornitori e acquirenti di prodotti agricoli e alimentari e notevoli deviazioni dal buon comportamento commerciale.
Come elemento principale, vengono introdotte misure normative specifiche nell’ambito della catena alimentare la cui adozione è considerata non differibile, per i motivi suddetti, anticipando approfonditamente la futura riforma, che avrebbe dovuto essere intrapresa successivamente, come previsto dalla legge 12/2013, del 1 agosto, al fine di incorporare in detto regolamento quanto previsto dalla direttiva (UE) 2019/633 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 Aprile 2019, relativo alle pratiche commerciali sleali nei rapporti tra aziende della filiera agroalimentare.
Tra i principali provvedimenti del regio decreto figurano riforme volte a combattere la volatilità dei prezzi, e a permettere un rafforzamento della posizione negoziale dei produttori agricoli nonché un maggior equilibrio nella catena alimentare. Queste misure si traducono nel divieto di stabilire prezzi inferiori ai costi di produzione e nel regolamento delle promozioni commerciali per evitare la banalizzazione dei prodotti agricoli; a ciò si aggiungono la pubblicità delle sanzioni per gli agenti che hanno commesso reati gravi o molto gravi ed un rafforzamento il ruolo dell’Agenzia di informazione e controllo alimentare (AICA), da implementare attraverso la cooperazione delle comunità autonome nell’ambito di un piano di controllo dell’esistenza di contratti scritti e del loro contenuto. Inoltre, il bilancio destinato a sovvenzionare il premio per l’assicurazione agricola nei bilanci statali generali del 2020 sarà notevolmente aumentato e il Governo si impegna a difendere il mantenimento del bilancio della PAC nei negoziati per il periodo 2021-2027.
Il decreto reale stabilisce, più precisamente, multe fino a 1 milione di euro a chi commercializza prodotti agricoli con prezzi inferiori ai costi di produzione. A livello di rapporti contrattuali, si dovrà garantire che il prezzo concordato copra i costi di produzione, includendo peraltro buone pratiche negli articoli che fino ad ora erano di applicazione volontaria. Da ultimo, le attività promozionali devono rispettare l’interesse di entrambe la parti affinché non risulti possibile «travisare prezzo o immagine dei prodotti o di alterare la percezione della loro qualità e valore». Oltre alle azioni contenute nel regio decreto legge, il Governo ha proposto un pacchetto aggiuntivo che tocca gli ambiti della formazione dei prezzi lungo la catena del valore, dell’assicurazione agricola, del bilancio della PAC, del costo energetico delle aziende agricole; sono istituite due linee di aiuto, per un importo di 60 milioni di euro per l’installazione di fonti di energia rinnovabile, nonché per l’applicazione di misure di efficienza energetica nell’irrigazione e nelle strutture agricole.
Altri provvedimenti riguardano la fiscalità, i finanziamenti ed il costo del lavoro, nonché le importazioni da paesi terzi e le pratiche di irrigazione, dando la priorità alla modernizzazione dell’irrigazione basata su efficienza e sostenibilità. Per quanto riguarda i fitofarmaci, anche se senza annunciare misure concrete, il Governo raccomanda a Bruxelles che qualsiasi prodotto agricolo da paesi terzi sia tenuto a rispettare gli stessi standard fitosanitari europei, con particolare attenzione al rispetto dei prezzi di entrata e delle quote di importazione. Il Ministero realizzerà, infine, una campagna di comunicazione ed informazione per avvicinare la città alle realtà produttive della campagna ed alla dignità del lavoro dei suoi professionisti. Luis Planas, Ministro dell’Agricoltura, della Pesca e dell’Alimentazione, ha sottolineato che d’ora in poi tali questioni saranno delineate nell’ambito del Comitato Consultivo Agrario, il consueto organo di dialogo tra il Governo e le organizzazioni agricole: «Dialogo e lavoro condiviso proseguiranno nei prossimi quattro anni di legislatura». Il Governo ha altresì assicurato che nuove leggi non porteranno ad un aumento dei prezzi al consumo. Autore: Milena Zarbà