Nell’incontro del 15 aprile, il progetto Ristec ha presentato i risultati parziali anche degli studi sulla sommersione invernale e sulle lavorazioni conservative. Secondo la professoressa Luisella Celi, Università di Torino «la sommersione invernale, ancora poco utilizzata, ha mostrato benefici molteplici: riduzione del carico di infestanti, aumento della degradazione delle paglie e maggiore disponibilità di azoto nel terreno. Ha effetti positivi anche su biodiversità, impatto ambientale e bilancio idrogeologico, diminuendo anche le emissioni di metano durante la sommersione estiva, la criticità più importante per gli effetti dell’attività risicola sui cambiamenti climatici. Questa tecnica contribuisce a limitare il rischio di perdite di nitrati per lisciviazione durante l’inverno ma non porta a differenze significative nella quantità di N fertilizzante asportato dalla coltura, nonostante la maggior degradazione delle paglie, mantenendo l’efficienza d’uso dell’azoto pressoché uguale nei trattamenti a confronto. Anche le produzioni non subiscono variazioni significative e, diversamente a ciò che si potrebbe pensare, la sommersione invernale non contribuisce ad un aumento delle emissioni di metano durante l’inverno. La maggiore degradazione delle paglie porta inoltre a una diminuzione del carbonio organico labile nel suolo, e una riduzione dei flussi di metano durante la stagione colturale, mitigando le emissioni complessive di CH4, particolarmente se le paglie sono state trinciate. L’importante abbattimento delle emissioni di CH4 è del 36% o del 70%, in funzione della gestione delle paglie»
La professoressa Arianna Facchi, Università di Milano, ha analizzato invece il bilancio idrogeologico della sommersione invernale, valutando la ricarica della falda e scoprendo che avviene effettivamente in inverno con la sommersione ma non migliora l’efficienza dell’uso dell’acqua nel periodo estivo, se si termina quella invernale intorno al 15 gennaio. La professoressa propone di prolungare questa sommersione, per ovviare questa criticità, e sottolinea come debbano ancora essere verificati i vantaggi relativi al miglioramento della conducibilità del terreno e al bioclogging (terreno meno poroso, letteralmente clogging=intasamento, NDR). Autore: Ezio Bosso