Tornano a muoversi i listini nella seduta di venerdì a Mortara, mostrando cali dovuti alla diminuzione dell’interesse all’acquisto da parte della domanda (leggi l’analisi).
«ATTENDIAMO ULTERIORI AUMENTI»
Siamo ormai entrati nel periodo della semina, con molte incertezze nei territori del nord-ovest italiano, storicamente i più vocati alla risicoltura. In Sardegna, al contrario, la situazione è assai più rosea in questo momento. Analizza per noi il contesto risicolo dell’isola Tonino Sanna, risicoltore e presidente di Confagricoltura Oristano.
«Io e i risicoltori che rappresento siamo soddisfatti di come si sia sviluppato il mercato del risone fino ad oggi – afferma l’imprenditore agricolo -. L’unico prezzo che non ci gratifica al meglio è quello dei lunghi B, troppo distante dagli altri comparti. Per questo abbiamo trattenuto maggiormente in magazzino queste varietà nella speranza di ottenere qualcosa in più a fine mercato. Discreta anche la rimanenza di riso tondo mentre il riso da interno che produciamo in Sardegna, essendo per la maggior parte sotto contratto con la riseria dell’isola, è ormai pressoché tutto venduto. Non abbiamo riscontrato difficoltà merceologiche maggiori in relazione alle residualità nel chicco. Abbiamo deciso comunque di far analizzare il nostro risone ancor prima che ci venisse richiesto dall’industria, al fine di tutelare il consumatore al meglio».
«SUPERFICIE A RISO IN CRESCITA»
«Per la prossima campagna non abbiamo grossi timori dal punto di vista idrico – continua Sanna, vicepresidente del Consorzio di Bonifica di Oristano -. La disponibilità irrigua nell’invaso che fornisce l’area risicola dell’oristanese è tale da coprire non solo la prossima stagione ma anche quella successiva. Alla luce di questo stiamo allargando l’investimento di superficie a riso in questi territori. Quest’anno l’incremento dovrebbe essere compreso tra i 100 e i 150 ha secondo quanto riportato dalle richieste d’acqua al consorzio di bonifica.
Quest’ente si sta adoperando anche per analizzare i terreni ancora non coltivati, con la collaborazione di un geologo, per individuare quali possono essere quelli trasformabili in risaia. Nell’oristanese il limite, infatti, è rappresentato dalle difficoltà di individuare superfici ulteriori che abbiano la potenzialità di coltivare riso renumerativamente. Altre coltivazioni sono complesse per la tessitura molto pesante del terreno. Stiamo analizzando tutto il territorio e ci auguriamo di poter ampliare la nostra risicoltura anche alla luce delle difficoltà che si riscontrano altrove, tali da rendere maggiormente remunerativa anche in prospettiva questa coltivazione. Alla luce di questa maggior disponibilità irrigua, inoltre, è fondamentale ottimizzarne il suo utilizzo considerando le situazione di ristrettezza nazionale e globale». Autore: Ezio Bosso.
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