Anche in Spagna si fa sentire pesantemente la difficoltà a gestire le risorse idriche, e nella zona di Siviglia, nel Guadalquivir, sono le risaie a farne le spese. Lo riporta il quotidiano online Sevilla.abc.es, che spiega come Feragua, l’associazione leader dell’irrigazione andalusa, abbia espresso la sua categorica opposizione a qualsiasi cambiamento nelle assegnazioni d’acqua dell’attuale campagna, sia nei volumi che nella distribuzione, considerando che la situazione idrologica è molto grave e non permette un aumento delle assegnazioni. Pertanto, rifiuta categoricamente qualsiasi distribuzione delle risorse che non risponda alle concessioni di ogni comunità, poiché questo creerebbe iniquità e aprirebbe la porta a una vera e propria guerra dell’acqua. In questo senso, ha appoggiato la Confederazione Idrografica del Guadalquivir nella sua posizione e le ha chiesto di rimanere ferma nei suoi criteri, avvertendo che il trattamento favorevole per certe colture costituirebbe uno svantaggio comparativo intollerabile per tutti quegli utenti che si sono adattati alla situazione idrologica, cambiando la loro pianificazione verso colture che non richiedono molta acqua o lasciando i terreni a maggese. I risicoltori hanno potuto coltivare solo la metà delle loro terre, gli oliveti hanno avuto a malapena 1.000 m3/ha, mentre tutti gli utenti del regolamento generale hanno dovuto stringere la cinghia, vivendo con restrizioni del 50 per cento. Il presidente di Feragua, José Manuel Cepeda ha ricordato che si sono tenute tre commissioni di rilascio in cui la situazione e le assegnazioni sono state prontamente riportate e in cui ognuna delle comunità è stata molto consapevole riguarda alla disponibilità dell’acqua che avrebbe potuto utilizzare. Cepeda ritiene dunque che non sia opportuno chiedere di cambiare le regole del gioco quando la partita è già iniziata. «Ci sono molte persone che sono state molto responsabili e coerenti con la situazione e che per questo perderanno molti soldi, non possiamo tollerare un trattamento di favore in questa situazione e non lo faremo», ha concluso Cepeda, che ha fatto notare che se l’Autorità di Bacino del Fiume dovesse avvantaggiare certe colture ora, in futuro nessuna zona d’irrigazione sarebbe responsabile della pianificazione delle colture in base alla situazione idrologica, e ognuno seminerebbe ciò che più gli conviene, indipendentemente dalle assegnazioni approvate dall’Autorità di Bacino del Fiume. Queste dichiarazioni arrivano sulla scia della manifestazione della scorsa settimana degli utenti del Basso Guadalquivir, che hanno chiesto una “piccola assegnazione” alla Confederación Hidrográfica per poter completare il ciclo di crescita delle loro colture.
CHE FINE FA IL CHEROSENE?
Sottolineiamo un’emergenza mentre parte il monitoraggio