All’inizio era stato Andrea Mazziotti di Celso. Il deputato di Scelta Civica aveva ipotizzato che realizzare l’autostrada Broni-Mortara-Stroppiana potesse comportare una multa europea per l’Italia e per questo aveva presentato un’interpellanza alla Camera.
Ma c’è di più. In Lomellina il cantiere rischia di devastare le risaie – come ha sottolineato anche Mazziotti ricordando che l’arteria scorrerebbe «nella Zona di protezione speciale (Zps) Risaie della Lomellina, andando a lambire tre siti di interesse comunitario con oggettivo rischio di infrazione comunitaria» – e ieri la Provincia Pavese è tornata sull’argomento, organizzando un forum di cui riportiamo i pareri più interessanti.
«Il clima è cambiato – spiega Renato Bertoglio, Coordinamento comitati e associazioni contro la Broni-Mortara – rispetto a quando è stato approvato il progetto. Noi non siamo contro ogni infrastruttura viaria, anzi, diciamo che servono collegamenti più efficienti tra l’Oltrepo e Milano, tra il Nord e il Sud della nostra provincia, per il polo logistico di Mortara. Ma che l’autostrada Broni-Mortara, così com’è, non offre nessuna soluzione ai problemi viabilistici del territorio: quello che ci serve in direzione Est-Ovest è un collegamento Pavia-Tromello sul modello della superstrada Tromello-Mortara».
Giulio Guderzo, professore di storia economica, allarga lo sguardo all’Europa, che torna più volte: «Il punto è che il futuro di questo paese, come della Svizzera e dei paesi confinanti, è nel trasporto merci su rotaia ad alta velocità. In Svizzera le autostrade le fanno solo in appoggio alla ferrovia. E l’Italia, invece è in ritardo».
«Se l’autostrada è europea, non si capisce perché farla, dato che si risparmiano, rispetto ai tracciati già esistenti, dai 10 ai 20 chilometri – spiega il presidente della provincia Daniele Bosone – spendendo 1,4 miliardi di euro che, anche se privati (la Sabrom si accolla tutti i costi), potrebbero essere spesi facendo meno danni al territorio: i problemi della provincia sono arrivare a Malpensa bypassando le tangenziali milanesi, il nodo dell’Eni da risolvere con un casello a Pieve Albignola, il ponte della Becca. Non c’è sviluppo economico intorno alle autostrade, Casei Gerola è un esempio».
Le compensazioni ammonteranno a cento milioni di euro e per la gran parte saranno strade che, come ha precisato Carlo Belloni (Sabrom), «Sono quelle richieste dalla Provincia, inserite nel piano delle opere e finanziati da noi secondo le priorità stabilite dall’amministrazione». «Tra le opere utili anche sulla direzione Nord-Sud – si legge nella relazione Sabrom – c’è il terzo ponte sul Po a 4 corsie del costo di 165 milioni di euro, la variante di Cava Manara da 12 milioni di euro per alleggerire il traffico sulla statale dei Giovi e la tangenziale di Pavia, 43 milioni di euro». La variante di Cava – contestata dagli ambientalisti per il cambio di percorso che creerà un’area chiusa tra tvecchia statale, autostrada e nuova variante – terminerà in corrispondenza del nuovo svincolo autostradale Pavia Sud e del nuovo collegamento alla tangenziale di Pavia. «Tutti i costi dell’autostrada ricadranno sul nostro territorio – ha contestato Bosone –. Mentre i 230 milioni di euro che la Regione incasserà non saranno utilizzati per risolvere nessuno dei problemi del nostro territorio».
Gli agricoltori hanno preso la parola con Giuseppe Ghezzi, presidente di Coldiretti che ha conteggiato «mille ettari di terreni pregiati spariti; sarà frantumato il tessuto storico delle risaie con il loro delicato equilibrio del reticolo irriguo. E cosa sarà delle produzioni biologiche? Con un’autostrada accanto sarà dura che vengano di nuovo riconosciute. Per questo noi siamo contro». Replica della Sabrom: «dei 660 ettari occupati, 547 sono di terreni agricoli. Di questi solo 270 è a risaia. Si tratta solo, del 4 per mille della superficie totale agricola coltivata in Lomellina che dal 2003 al 2010 ha avuto, secondo Ente Risi, un calo fisiologico tra il 2 al 4 per cento. Le aziende davvero toccate dal progetto sono 218, ovvero quelle che avranno espropri di terreni, di cui 125 risicole. Non 600 come viene detto in giro. La rete irrigua? C’è il sì del Consorzio Est Sesia che ha valutato il problema». (26.11.13)