L’editoriale di Piero Garrione sulle Borse Merci del riso (http://www.risoitaliano.eu/garrione-non-ci-sono-mani-sulle-borse-del-riso/) ha provocato un’articolata reazione della categoria dei mediatori, rappresentata dall’Associazione Medi@rice. E’ sintetizzata in questa lettera a Risoitaliano, che riportiamo integralmente: «Rispettando il pensiero di Garrione notiamo alcune incongruenze nell’esposizione dell’ ex Presidente dell’Ente Nazionale Risi che necessariamente dobbiamo mettere in evidenza. Vorremmo ricordare al Dott. Garrione che l’ordine del giorno che impegna il governo a tener conto delle peculiarità del settore risicolo, ecc… è stato votato a larghissima maggioranza con soli 2 voti contrari e 6 astenuti (forse di Scelta Civica). Sorvolando sulle opinioni di singole forze politiche, la nostra “potteriana categoria professionale” (permetteteci la battuta. Ma ci chiediamo perché i mediatori non debbano mai essere menzionati) vorrebbe approfondire alcuni punti toccati da Garrione. Il fatto stesso che affermi che la Borsa Risi e la Borsa Risi lavorati (perché questa distinzione?) non possono posizionarsi al pari di altre Borse Merci “perché i meccanismi che le regolano sono peculiari” pone la Borsa Telematica completamente fuorigioco.
Partendo dal presupposto che nessuno vuole ritornare alla cartacarbone, affermare che la complessità di una trattativa commerciale per la conclusione di un contratto di compravendita di risone crei “una gran confusione” distorce la realtà del mercato. Può essere complicato per un non addetto ai lavori, ma proprio per questo motivo i listini vengono redatti da professionisti. Come giustamente ha riportato Garrione, soprattutto nei listini del risone, dove sono presenti i mediatori, i prezzi rispecchiano quasi fedelmente la realtà del mercato. Ci dispiace riprendere il Dott. Garrione su un suo dispiacevole errore. Il prezzo minimo e massimo non vengono calcolati come da lui esposto. Infatti la varietà Selenio, qualitativamente superiore agli altri tondi, viene quotata separatamente dagli altri tondi quali Balilla e Centauro. Lo stesso dicasi per il gruppo lungo A. La varietà Augusto è quotata separatamente dal Loto, ed entrambe le varietà sono differenziate dalle restanti varietà del Tipo Ribe. Le quotazioni avvengono in base alla resa e alla qualità richiesta come da contratto tipo. Tale affermazione mette in discussione l’operato di un organo pubblico quale la deputazione di borsa creando a questo punto un clima di diffidenza.
Mettere poi sullo stesso piano le quotazioni del riso bianco e quelle del risone è un altro esempio di lettura sbagliata del listino. La categoria dei mediatori ha più volte denunciato le quotazioni “fantasiose” del riso bianco soprattutto nel listino di Milano; la risposta dell’industria è sempre stata la stessa: praticamente il listino (che dovrebbe quotare la merce sfusa e/o in big-bags) rappresenta invece una quotazione di riferimento per determinare i prezzi del riso in piccole confezioni con la GDO e, dal momento che gli scambi di riso sfuso e/o in big-bags sono rari, veniva “consigliato” di lasciare le cose come stavano. Ci chiediamo come faccia la Borsa Telematica a fare miracoli con le quotazioni del riso raffinato sfuso o in big-bags in mancanza di affari. Non è forse più corretto scrivere sul listino quello che in effetti di sta quotando? Se si sta quotando il riso in piccole confezioni, bisogna specificarlo. Occorre anche ricordare che una errata quotazione del riso bianco comporta notevoli differenze di valutazione del punto resa in caso di contestazioni arbitrali. Per non essere troppo pedanti lasceremmo l’aspetto tecnico per affrontare quello politico, inteso come politica del settore. Il Dott. Garrione accusa il sistema attuale di opacità. Evidenzia una divisione della filiera generata dal sospetto della creazione di anelli forti e anelli deboli. Purtroppo non si capisce bene qual è l’anello debole se da una parte accusa l’agricoltore di comportamenti datati dall’altra invita l’industria a superare il nanismo. La soluzione c’è. Vogliamoci bene e usiamo la borsa telematica…
Una domanda dott. Garrione. Lei è stato presidente dell’Ente Nazionale Risi dal 1994 al 2010. La Borsa Telematica è stata
creata nel 1993 con la società Meteora. Ma se la soluzione era a portata di mano da decenni, nei suoi decenni, perché non proporla prima? Troviamo veramente strani questi continui interventi sulla questione Borse Merci. Ci si accanisce su un sistema di contrattazione, seppur datato, che non ha portato a gravi squilibri all’interno della filiera. Eppure. “Poca trasparenza, prezzi ufficiali frutto di calcoli teorici, i segni del tempo che emergono!” E poi si chiede al mondo agricolo di “condividere il rischio d’impresa dell’industria di trasformazione. Così finalmente l’agricoltore avrà le informazioni che gli servono per lavorare, entrerà in contatto con il mondo distributivo e con le sue logiche, parteciperà a quella quota del profitto che ora gli sfugge”. Sinceramente ci sfugge la logica di queste interconnessioni. Per avere un mercato più trasparente bastano pochi accorgimenti tecnici e legislativi. Ma non crediamo che permetterà di partecipare a “quelle” quote del profitto. A proposito di poca trasparenza. Quando avremo un sistema dati Ente Risi efficace e che “rispecchi quasi fedelmente la realtà”?
L’impressione è che si vogliano nascondere azioni, poco attinenti al sistema mercato, mascherandole con cambiamenti a dir loro epocali che, in realtà, non portano benefici concreti. La preoccupazione del settore è che il voler razionalizzare nasconda una semplificazione che se da un lato, rende semplice la chiusura di un contratto con un “clic”, dall’altro non tenga nelle dovute considerazioni le peculiarità del settore a danno della qualità. Il rischio è sempre lo stesso. La fine del made in Italy». Autore: Alberto Ferraris, presidente Medi@rice (23.07.2015)