Sensori, tecnologie avanzate per un utilizzo ottimale delle risorse e per una loro distribuzione mirata – acqua, nutrienti, fitofarmaci – e tanti nuovi dati che permettono di gestire in modo accurato terreni e coltivazioni. È evidente: l’agricoltura di precisione dà solo vantaggi e questo vale a maggior ragione per chi si occupa di risicoltura, dove i terreni sommersi sono più difficili da controllare e da gestire. Eppure, in Italia, anche se la risicoltura è uno dei settori più avanzati, la diffusione di queste tecnologie è ancora ridotta.
Lo scorso febbraio, un’indagine condotta da Nomisma e Crif su 1034 aziende agricole e 55 centoterzisti aveva evidenziato che negli ultimi 3 anni solo il 22% delle aziende aveva investito in strumenti per l’agricoltura 4.0 e che la maggior parte di loro erano aziende del Nord con un fatturato di oltre 50.000 euro e un organico composto prevalentemente da millennials (18-35 anni). E sempre in febbraio, dati analoghi erano stati evidenziati nel sondaggio condotto dall’Osservatorio del Politecnico: le imprese italiane sono sempre più consapevoli delle opportunità offerte dalle nuove tecnologie ma l’impiego è ancora ridotto e varia a seconda delle dimensioni dei terreni e dell’età degli agricoltori.
E allora come accelerare l’evoluzione della risicoltura italiana? Lo abbiamo chiesto a tre operatori, punto di riferimento di questo settore: Arvatec, Vantage, Topcon.
Parla Arvatec
«Operiamo in questo campo ormai da 17 anni e siamo partiti proprio dal riso – ha affermato Savio Landonio di Arvatec – dal nostro punto di vista le tecnologie sono andate molto avanti ma gli agricoltori sono rimasti interessati quasi esclusivamente alla guida parallela e alla chiusura automatica delle sezioni della barra irroratrice, perché i vantaggi sono molto evidenti e di facile comprensione ed il ritorno in termini di praticità e di agevolazione nei lavori è immediato. Solo pochi hanno compreso le potenzialità della gestione sito-specifica con mappatura dei terreni e delle produzioni, semina e concimazioni a dose variabile. Di sicuro non c’è una sufficiente preparazione di base degli agricoltori e dei tecnici agronomi specializzati nella analisi e gestione dei dati».
«Per sensibilizzare il settore – continua Landonio – ogni anno organizziamo dei corsi sulla gestione dei dati e supportiamo i nostri clienti nel processo di digitalizzazione. Da poco abbiamo creato un’apposita società di servizi SIRbit S.r.l. specializzata nei rilievi, consulenza e nell’elaborazione di questi dati per conto terzi. L’obiettivo è proprio affiancare come partner le aziende agricole che non hanno personale adeguato o che non intendono gestire internamente queste attività ma che vogliono comunque sfruttare al massimo le opportunità dell’agricoltura di precisione».
Parla Vantage
Il quadro descritto da Matteo Antonello di Vantage è analogo: «In risicoltura lo stato dell’arte dell’adozione delle tecnologie 4.0 si limita soprattutto all’utilizzo di strumenti che aiutano a ridurre massicciamente l’utilizzo di input produttivi. Il risicoltore moderno, invece, deve mantenere il primato conquistato ormai 20 anni fa relativamente all’utilizzo di nuove tecnologie e deve integrarne altre volte alla salvaguardia dell’ambiente. Bisogna guardare ai vantaggi anche al di fuori del proprio rendiconto e sfruttare la tecnologia per il bene comune».
Anche per Antonello le sfide per il 2020 sono la formazione e la divulgazione. «Il risicoltore deve avere ben chiaro come e in che misura la tecnologia può davvero aiutarlo. Le nostre attività dimostrative si propongono proprio di far toccare con mano tutti i vantaggi concreti che queste soluzioni possono apportare alle attività. Ma l’altro aspetto importante per fare davvero decollare il settore è la capacità di fare squadra tra aziende e con associazioni, gruppi di lavoro; in tal modo si permettere di accedere più facilmente alle tecnologie e di darne subito visibilità, sia da un punto di vista tecnico applicativo sia in termini di risultati ottenuti».
Parla Topcon
Per Giovanni Chiò di Topcon, responsabile per il Piemonte, l’Italia è decisamente in ritardo rispetto alla media europea e ancor di più rispetto alla situazione mondiale. «Questo è un fattore negativo, che sicuramente penalizza l’efficienza e la competitività dell’agricoltura del nostro Paese. L’aspetto positivo invece è che chi oggi investe si trova ad avere soluzioni molto più evolute e sofisticate, che sono state semplificate dal punto di vista dell’utilizzo e che possono essere customizzate. La risicoltura italiana, però, è il settore che si è più modernizzato anche per le caratteristiche specifiche della coltivazione del riso e della gestione dei campi. Qui l’agricoltura di precisione serve davvero e riesce a fare la differenza. Chi ha adottato soluzioni innovative ne tocca con mano i vantaggi e il passa parola tra agricoltori ha superato in efficacia qualsiasi iniziativa di marketing».
«Topcon ha scelto di spostare il suo quartier generale dalla California in Italia, a Torino, proprio perché la realtà del nostro Paese è quanto mai variegata e rappresenta un campo di prova perfetto per testare e affinare le soluzioni», continua Chiò. «Noi vogliamo riuscire a dare ad ogni azienda quello di cui ha effettivamente bisogno, abbiamo sempre lavorato così e continueremo a farlo. Tuttavia, dal prossimo anno saremo ancora più presenti sui territori. Con la collaborazione di Confagricoltura e Anga (Associazione Nazionale Giovani Agricoltori) faremo una serie di incontri per sensibilizzare e avvicinare anche le aziende più scettiche o resistenti al cambiamento. Oggi c’è molta consapevolezza che la tecnologia è davvero utile, conoscerla da vicino potrà stimolare anche gli agricoltori più diffidenti. E noi di Topcon siamo un team di agronomi e tecnici che conoscono molto bene l’agricoltura e i suoi problemi, e parliamo la stessa lingua!» Autore: Alessandra Apicella