Durante la conferenza inaugurale della Fiera in Campo 2019, Vincenzo Lenucci, Direttore dell’Area Economica e Centro Studi di Confagricoltura, ha illustrato la PAC oggi e post 2020, in base alle informazioni attualmente disponibili. «La PAC sta per chiudere il suo settennio 2014/2020 – ha detto – dopo aver richiesto 50 miliardi di euro all’UE di cui 7 miliardi di euro l’anno per l’Italia in questo periodo, comprensivi di pagamenti diretti (quote storiche, accoppiato e greening, per un totale del 70%), Misure di mercato – OCM (tra cui le normative per vino ed ortofrutta) e sviluppo rurale. Ora dobbiamo ridefinire il bilancio e riprogrammare le regole, come accade ogni 7 anni. Il processo è iniziato nella primavera dell’anno scorso e deve arrivare alla approvazione finale del bilancio 2021-2027 e alla produzione dei Regolamenti della Riforma. In questo periodo, vi saranno alcuni fondamentali avvenimenti politici, che potrebbero cambiare e non poco il contesto di uscita della nuova PAC: la Brexit del 30 marzo (che non sappiamo ancora di che tipo sarà) e le elezioni del Parlamento Europeo, che avverranno il 23 e il 26 maggio, prevedendo la chiusura dei lavori a metà aprile e la riapertura dopo un lasso di tempo indefinito ad oggi, chiaramente con personale politico rinnovato. Inoltre il 31 ottobre scade la Commissione Europea, evento che ci proporrà un nuovo Commissario all’Agricoltura, altro elemento di incertezza».
Aumenterà il pagamento accoppiato al riso
Nel biennio 2019-2020, prima della riforma completa, qualcosa cambierà per il riso già nella nostra PAC, nel senso che aumenterà il pagamento accoppiato e, come già avvenuto, avrà effetto la Clausola di Salvaguardia, con la scalarità definita nel corso dei tre anni (175 €/ton nel 2019, 150 nel 2020 e 125 nel 2021). Questo cambiamento produrrà dei vantaggi per il comparto risicolo, come spiega la tabella composta da Lenucci in base a varie ipotesi di investimento di SAU (prime 2 colonne a sinistra):
Convergenza esterna insostenibile
«Siamo di fronte a una buona notizia, diversamente a quelle che ci attendono post riforma 2020: allora, vedremo ridotta ancora una volta la fetta di bilancio europeo dedicata all’agricoltura e scenderemo sotto il 30% (28,5%), per la prima volta nella storia, laddove ora ci attestiamo al 38% e negli anni novanta al 60% – ha spiegato Lenucci -. Per l’Italia ciò significa il 7% in meno di risorse disponibili (-15% sviluppo rurale, -2,5% OCM e -3,6% paga diretti, nello specifico). Tutto questo avviene anche a causa della convergenza esterna, che prevede un allineamento verso il medesimo pagamento ad ettaro per Paese; si tratta di qualcosa di inaccettabile che limita l’efficacia dello strumento. I paesi dell’est, richiedenti di questa convergenza, sono beneficiari netti del contributo mentre noi ne siamo creditori; all’Italia è assegnato il 9% del plafond dei pagamenti diretti ma il nostro paese rappresenta quasi il 13% della produzione agricola europea, oltre il 18% del valore aggiunto agricolo della UE, l’11% circa delle aziende agricole e il 12% circa dell’occupazione. Inoltre i nostri mercati e le nostre istituzioni hanno richieste economiche diverse dalle loro, altro grosso elemento di disparità che rende insensata la convergenza. Esiste una convergenza anche interna, relativa al pagamento storico (notoriamente alto per i risicoltori), che cerca di arrivare ad un pagamento unico ed uguale per tutti gli agricoltori italiani, intorno ai 350 €/ha se fatto totalmente oppure parzialmente come nel grafico».
I nuovi pagamenti
Nella proposta di riforma vi sono dei pagamenti che vanno ad inserirsi in sostituzione del pagamento storico: pagamento accoppiato (10/12% dei pagamenti diretti), pagamento relativo giovani (2%), Misure Settoriali (fino al 3%, utile ad esempio per il finanziamento di strutture di mercato come le cooperative o le OCM), Eco-schema (15-30%, ancora da fissare, relativo alle misure agroambientali), pagamento ridistributivo (15%). «La somma di questi tagli, teoricamente illimitati, può ridurre drasticamente il massimale a disposizione per i pagamenti di base, dunque è opportuno fissare una quota minima» ha spiegato Lenucci.
Massimale finanziario a regime Italia (3,56 mrd euro); esempi possibili di distribuzione
Le altre novità
«Altro dato negativo della riforma è rappresentato dalla scelta della maggioranza degli Stati Membri di fissare delle percentuali di riduzione, in relazione alla cifra percepita sino ad ora (da 60 a 75 mila euro->almeno il 25%, da 75 a 90 mila euro->almeno il 50%, da 90 a 100 mila euro->almeno il 75% e oltre 100 mila euro del 100%). Riguardo al lato green, la futura PAC sembra prevedere:
- Condizionalità confermata ed ampliata (esempi di nuove misure: obbligo di rotazione, utilizzo dello strumento gestione fertilizzanti, quota di SAU non produttiva);
- Greening incorporato nella condizionalità, senza deroghe sotto determinati ettari;
- Eco-schema: nuove misure ambientali «annuali», finanziate con le risorse dei pagamenti diretti.
Vi sono novità anche relativamente alla struttura di gestione: agli Stati membri viene richiesto di gestire i pagamenti con un unico Diario Strategico della PAC, che definisca Pagamenti Diretti, misure di mercato, sviluppo rurale, modalità di attivazioni e riporti obbiettivi ed indicatori per poterli valutare, in base alla quale l’UE erogherà i contributi. Vi sono poi problematiche legate al ruolo di Regioni e Province Autonome circa il loro potere decisionale ancora da definire» ha commentato.
Una proposta “preoccupante”
La proposta della Commissione sulle risorse 2021-2027 è «preoccupante a causa dei tagli alla spesa agricola che prevede e che sono inaccettabili. I maggiori impegni ambientali male si sposano con la riduzione delle risorse, la «multifunzionalità» rischia di essere remunerata meno che in passato, insomma si chiede di più agli agricoltori e lì si aiuta di meno, attuando un comportamento punitivo immotivato. La nuova opportunità di destinare risorse a «misure settoriali» (sino al 3% del massimale dei pagamenti diretti) può essere interessante per il riso ma è vincolato al modello delle OP ortofrutta. Preoccupano infine le nuove forme di «programmazione unica» che rischiano di aumentare la complessità (e la lentezza dei pagamenti) della nuova PAC. E’ un sistema che deve essere trasparente e semplice. Che può comunque aumentare il coordinamento delle misure a livello nazionale. In ogni caso vedremo come si evolveranno le cose, anche successivamente agli importanti avvenimenti politici che ci attendono» (Scarica il documento Lenucci). Autore: Ezio Bosso