E’ stato approvato nel Consiglio dei Ministri del 31 luglio il documento “La nuova PAC: le scelte nazionali – Regolamento (UE) n. 1307/2013. La decisione presa dal Cdm ha consentito di comunicare all’Unione europea, entro il termine stabilito del 1° agosto, le scelte nazionali relative all’applicazione della riforma della nuova Politica agricola comune fino al 2020. Tra queste, anche gli aiuti accoppiati alla risicoltura per 22.6 milioni di euro dei 50,8 assegnati ai seminativi che sono la coltura meno “aiutata”. Sempre a riguardo del riso, in base al plafond di 180mila ettari che è stato fissato dovrebbe essere assegnato un aiuto di poco superiore ai 120 euro ad ettaro.
La dotazione assegnata all’Italia per la Pac è complessivamente di circa 52 miliardi di euro, in 7 anni. Circa 27 miliardi di euro totali (4 miliardi di euro l’anno) saranno a disposizione dell’Italia per gli aiuti diretti del Primo Pilastro (Pagamenti diretti), completamente finanziati dall’Europa. Circa 21 miliardi di euro saranno a disposizione (3 miliardi di euro l’anno) per finanziare le misure del Secondo Pilastro (Sviluppo rurale). Queste risorse sono stanziate per la metà da Fondi europei e per la metà da una quota nazionale. Ai fondi destinati al finanziamento delle misure dei due pilastri (48 miliardi) va aggiunta una quota relativa ai finanziamenti dell’OCM (Organizzazione comune di mercato) di circa 4 miliardi di euro (per l’OCM non vi sono spese pre-allocate tranne per il settore vitivinicolo e l’olio di oliva).
Le scelte nazionali sulla nuova Pac effettuate dal governo prevedono: ricambio generazionale: misure a favore dei giovani imprenditori agricoli; sostegno alle zone montane e creazione delle condizioni per un nuovo modello di sviluppo;; sostenibilità ambientale con incentivi a favore dei sistemi produttivi maggiormente sostenibili; qualità degli alimenti anche attraverso l’attenzione alle questioni legate al benessere animale; aiuti accoppiati vengono concentrati su settori più in difficoltà con l’obiettivo di recuperare margini di efficienza e sostenere le produzioni “made in Italy”. Per gli aiuti accoppiati: è stata fissata una quota all’11%, pari a oltre 426 milioni di euro. Per il lavoro giovanile è prevista la maggiorazione degli aiuti diretti nella misura del 25% per i primi 5 anni di attività per le aziende condotte da under 40, assicurando il livello massimo di plafond disponibile che ammonta a circa 80 milioni di euro all’anno. Quanto ai pagamenti diretti: l’importo del pagamento di base da concedere ad un agricoltore è ridotto del 50% per la parte eccedente i 150.000 euro e, qualora l’importo così ridotto superi i 500.000 euro, la parte eccedente è ridotta del 100%. Il taglio sarà effettuato dopo aver escluso i costi relativi alla manodopera, salari e stipendi, contributi versati a qualsiasi titolo per l’esercizio dell’attività agricola. Veniao ora alla figura dell’agricoltore attivo: non riceveranno più contributi Pac banche, società finanziarie, assicurative e immobiliari (ampliamento della “black list”). Vengono considerati agricoltori in attività, i soggetti che dimostrano il possesso di iscrizione all’INPS come coltivatori diretti, imprenditori agricoli professionali, coloni o mezzadri; partita IVA attiva in campo agricolo con dichiarazione annuale Iva. Per le aziende con superfici prevalentemente ubicate in zone montane e/o svantaggiate è sufficiente il possesso della partita Iva attiva in campo agricolo. Nelle aree svantaggiate e di montagna vengono considerati agricoltori attivi tutti coloro che percepiscono aiuti diretti annui per un ammontare massimo di 5.000 euro. Nelle altre zone la soglia è fissata a 1.250 euro. Vengono introdotti anche un premio differenziato per il latte di montagna, benefici dal processo di convergenza e dall’inserimento dei pascoli nel sistema dei pagamenti diretti. In ordine alla convergenza, viene stabilito di considerare l’Italia come Regione unica.
Particolare attenzione viene riservata anche alla tutela dell’ambiente, prevedendo il rilancio di un piano proteico nazionale, capace di favorire la diversificazione produttiva verso produzioni con minor fabbisogno di input chimici, maggiormente rispettose dell’ambiente e, parallelamente, di ausilio alla zootecnia nazionale. Si metterà in campo un piano d’azione per favorire la coltivazione di soia ogm free italiana, che contribuisca anche al miglioramento qualitativo dei mangimi per gli allevamenti. Il sostegno al settore olivicolo, per i suoi vantaggi indiscussi in tema di preservazione del paesaggio e del territorio e quello all’agricoltura praticata in zone interne e montane, grazie anche a un maggior livello di premio per ettaro saranno altre misure importanti.
Per quanto invece attiene allo sviluppo rurale (Secondo Pilastro) il valore complessivo delle risorse assegnate è di 20,86 miliardi di euro in sette anni, di cui 18,62 destinati all’attuazione dei programmi regionali e 2,24 miliardi di euro destinati a misure nazionali, nel settore della gestione delle crisi, delle infrastrutture irrigue, della biodiversità animale e al finanziamento della nuova rete rurale. Le decisioni assunte saranno oggetto di revisione entro il 2016 e sarà riservata attenzione alla ricaduta del sostegno accoppiato all’interno dei singoli settori e delle diverse aree territoriali di intervento. “Non è la Pac che avremmo voluto”, ha dichiarato il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina (foto piccola), “ma abbiamo lavorato con le Regioni per trovare una sintesi delle esigenze particolari dei vari territori. Ora i nostri imprenditori agricoli hanno un anno per adeguarsi alla riforma in vista della prima domanda unica che sarà nel 2015″. (03.08.14)