Sui prezzi del riso guerra. Quelli del prodotto greggio sono in crescita, quelli pagati dalla distribuzione e quindi dai consumatori sono in discesa e l’industria, che sta nel mezzo, soffre e chiede di importare il cereale dall’estero, abbassando i dazi. Gli agricoltori ribattono per che non stato assorbito tutto il raccolto di quest’autunno e che quindi tale richiesta immotivata. Intanto, dal fronte del commercio al dettaglio giungono notizie di ribassi, che allietano i consumatori. I numeri parlano chiaro. A Bologna, l’Osservatorio dei prezzi del Comune registra un calo fra il 3,3% e lï1,7% per il chicco bianco. L’Arborio della Gallo a Trento passato da 2,55 a 2,05 euro nel 2005. Analoghi segnali giungono da altre localit , ma i direttori commerciali delle industrie risiere prevedono che la tensione dei listini della materia prima finir con il riverberarsi su tutto il mercato nelle prossime settimane. Per evitare di provocare una fuga dei consumatori proprio in una fase felice del consumo di riso hanno chiesto di poter incrementare le importazioni. Durissima la replica della Coldiretti di Novara: "Una tesi inaccettabile che mina il futuro del riso italiano. Soltanto il 52% delle merce disponibile stato posto in vendita, a fronte di 679.404 tonnellate di risone greggio ancora diponibile. Acquistare prodotto straniero, che in termini di qualit e condizioni di coltivazione non certamente paragonabile al nostro, una presa di posizione impossibile comprendere o condividere. Ma ci sentiamo in dovere di dire ai consumatori di ricercare e preferire per quanto possibile l’approvvigionamento di riso italiano". Giuseppe Rosso, responsabile Coldiretti per il settore risicolo: "Comprendiamo che le industrie debbano poter lavorare il prodotto e che per molte di esse la capacit del flusso produttivo superi la quantit di prodotto a disposizione. Ma anche qui non vediamo affatto la ragione di proeccuparsi tanto. Il risone disponibile infatti pari al 48%, ci sono quasi 700 mila tonnellate ancora pronte alla vendita e ci vale ad assicurare l’approvvigionamento ancora per mesi. Soltanto quando saranno esaurite quelle scorte potrebbe essere dato il via libera a importazioni limitate di riso che, comunque, non ha nulla da spartire con il nostro territorio". L’industria mantiene la sua richiesta: "La situazione molto tesa, i prezzi del riso stanno aumentando vertiginosamente e le industrie rischiano di chiudere non riuscendo a far fronte ai propri impegni per mancanza di prodotto greggio. Siamo ai limiti del collasso, riusciremo a sopravvivere solo se, senza pregiudizio per i risicoltori italiani, potremo approvvigionarsi anche sul mercato mondiale" ha detto il presidente dell’Associazione delle industrie risiere Mario Preve. "Dopo anni di produzioni superiori al fabbisogno che hanno portato all’accumulo di oltre 200 mila tonnellate di eccedenze solo in Italia, l’ingresso nell’Ue di nuovi Paesi ha aumentato la domanda. Nella scorsa campagna commerciale stata venduta tutta la produzione e bruciate oltre 130 mila tonnellate di scorte. Quest’anno il raccolto risultato leggermente inferiore e le scorte sono gi tutte impegnate" aggiunge il presidente Airi che lancia un appello al governo e alla Commissione Ue ad aprire le frontiere: "Oggi il risone potrebbe essere acquistato a 150 euro sul mercato mondiale ma un dazio paradossalmente rimasto a 211 euro a tonnellata rende impossibile l’importazione".
IL CLIMA CAMBIA, CARTESIO NO
Un Carnaroli produttivo e molto stabile che fa della precocità una marcia in più