Caro Ministro Centinaio, se il dazio zero sull’olio tunisino è un rischio, quello sul riso cambogiano e birmano è un problema conclamato. Da anni. Abbiamo apprezzato moltissimo la solerzia con cui ha intimato alla Commissione europea di non cancellare il dazio sull’import di olio da Tunisi, ma ci preoccupa il silenzio intorno al dossier della clausola di salvaguardia, uno dei pochi risultati concreti prodotti dal suo predecessore – non senza mille tentennamenti che Risoitaliano ha documentato – e che deve ancora convincere Bruxelles. Come sa, è in corso un’indagine, ma l’assenza del governo italiano su quel tavolo è durata troppo: il riso è rimasto senza tutela per molti mesi, indebolendosi e indebolendo l’intera filiera, visto che siamo leader produttivi in questo settore. Caro Centinaio, i risicoltori si aspettano molto da lei, visto che molti risicoltori hanno votato il Suo partito. Non si aspettano proclami sul made in Italy e progetti di promozione, quelli se li aspetta soprattutto l’industria: chiedono di difendere il prezzo della materia prima, in ogni modo e in ogni sede. E, già che ci siamo, chiedono che il fatto di avere un pavese in via XX Settembre renda il ministero più sensibile anche ai tempi dell’agricoltura. Tra qualche settimana i risicoltori italiani dovranno presentare le denunce di superficie: l’Ente Risi ha predisposto una modulistica “pro tempore” in attesa che i decreti sul riso classico e sulla tracciabilità del riso biologico siano emanati. E’ già stato tutto studiato, deciso, scritto. Non prevedono costi. Sono utili perché fanno chiarezza. Eppure tali provvedimenti giacciono da mesi sulla scrivania del Ministro. Aspettavano, e aspettano Lei. Gliela mettiamo questa firmetta? Autore: Paolo Viana
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