Abbiamo perso un altro anno… La situazione dei moltiplicatori di semente negli ultimi anni è andata via via peggiorando, vuoi per la cancellazione dei loro privilegi (più che legittimi viste le maggiori difficoltà e oneri del loro lavoro) dal punto di vista dei finanziamenti PAC, per il reimpiego di seme aziendale non certificato o per il trattamento ricevuto dalle ditte sementiere. Sono molti, infatti, gli agricoltori che decidono di abbandonare questo impegno, non più equamente retribuito, o che lo riducono, affiancandolo ad altre impostazioni colturali, senza più dedicarsi unicamente alla moltiplicazione. Vi sono però agricoltori più stoici o maggiormente specializzati, che continuano a produrre unicamente semente, come Giuliano Compagnin, moltiplicatore di Balocco. Lo abbiamo intervistato, partendo da una riflessione sugli ultimi avvenimenti che hanno colpito le sementi, a suo parere influenti in negativo sulla condizione dei moltiplicatori, che devono, come sempre, farsi carico di tutte le responsabilità e problematiche.
Giuliano, dopo mesi di silenzio, cosa bolle in pentola nella risicoltura da seme?
Effettivamente non si è mosso molto, dopo il classico momento d’incontro nel febbraio scorso, avvenuto in occasione del consueto rapporto sulle sementi e premiazione dei moltiplicatori, ho avuto piccoli incontri con gli oramai rarissimi colleghi. Unica novità è stata vedere di persona due forniture diverse di materiale da riproduzione, in confezioni da 400 kg, non all’altezza del compenso in fattura. il prodotto ha giustamente passato i controlli interni della ditta sementiera e l’analisi per il nematode, effettuata dal C.R.E.A, ma ahimè, forse per mancanza di materia prima ritirata, che non ha raggiunto la richiesta del cliente, è stato consegnato del seme debole. La primavere molto piovosa ha, inoltre, esasperato il problema di germinabilità, poi è apparso il fungo pythia, una sorta di colpo di grazia in favore di un sistema in crisi, che ha leso ancor di più l’immagine della semente, causato molte restituzioni di materiale e impossibilità di rifornimento dei clienti.
Tuttavia, superfici e quantità erano state presentate come sufficienti, sbaglio?
Eravamo saturi di materiale “umile”, sono mancate le basi (le sementi a più alto livello di garanzia in termini di germinabilità e purezza per il risicoltore), non per scelta dei moltiplicatori, che le hanno prodotte, ma per volere di chi le ha declassate a seconda riproduzione al momento della certificazione, per venderle con più facilità.
Chi segue dall’interno le dinamiche specifiche della risicoltura da seme?
Non sono a conoscenza di chi sia ad avere la responsabilità di tutto ciò, ci sarà probabilmente una lotta interna ma non trapela nulla, nemmeno riguardo a chi sarà a dover proporre la questione economica a chi è nei tavoli che decidono a livello pratico le direttive, pensando di sapere quanto sia giusto impegnare un moltiplicatore di semente, senza la ben che minima certezza di un ritorno sugli investimenti. Ma noi non ci stiamo! Siamo i primi in Europa in questo lavoro e penso che debba essere incaricata una persona, la quale dovrà dire, nelle sedi opportune, la verità e non le solite belle parole. Bisogna sostenere maggiormente il mercato delle sementi, dal punto di vista del produttore.
Può farmi dei paragoni con i numeri di altre colture?
I cereali autunno vernini stanno anche peggio. Caso curioso l’erba medica nel 2018: secondo L’Informatore agrario n 11 del 2019,viene riconosciuto al prodotto selezionato ben 1,30 al kg e subito le superfici sono salite da 37655 ha a 50000. Mi sembra banale dire che non riusciamo a pagare le spese ma, se ci fossero integrazioni, potremmo chiudere un occhio…tuttavia non mi sento fiducioso. Una situazione controversa, a discapito come sempre dei moltiplicatori, che fa da cornice ad un momento in cui, come compenso del proprio lavoro, essi ricevono la media delle mercuriali con un’integrazione di pochissimi euro, che non si avvicina minimamente alle spese sostenute per produrre – osservando le specifiche Crea – il seme di riso. Come si sa, il prodotto non ritirato dai sementieri viene commercializzato come risone da pila senza nessuna forma di indennizzo, neanche parziale, e questa situazione pare che sia tristemente immodificabile, a causa del debole potere contrattuale di questa categoria, per certi versi abbandonata a sé stessa. Autore: Ezio Bosso