La vicenda dell’aiuto accoppiato prima negato poi riammesso a chi coltiva semente di riso ha portato alla ribalta le difficoltà dei moltiplicatori di seme. Si tratta di una categoria di risicoltori super esperti, il cui lavoro dipende dalla qualità, che però non viene riconosciuta dalla Pac e anche i contratti non aiutano, in quanto non l’acquirente non è mai impegnato ad acquistare tutta la semente prodotta e quindi riconoscerà il premio solo a una parte della produzione. Se l’aiuto accoppiato al risicoltore vale 90 euro ad ettaro, pari a circa un euro al quintale, cui si aggiungono gli aiuti disaccoppiati (da 540 a 700 euro a ettaro) e il greening (60% del disaccoppiato), al moltiplicatore di semente è riconosciuto un premio per la qualità: produrre seme costa circa 350 euro ad ettaro in più rispetto al riso da pila, 43 euro a tonnellata per le varietà più produttive, e 70 per il Carnaroli. Le spese vengono sostenute per l’intera produzione sotto contratto ma solo ad aprile l’agricoltore saprà quanto raccolto gli verrà ritirato e quanto dovrà vendere da pila. Ovviamente, questi costi sono proporzionali alla qualità: la produzione di riso da seme è soggetta a maggiori controlli, da quelli per la certificazione dell’ENSE (in seguito ad una visita in campo di pre-raccolto) a quelli da parte dell’azienda che acquista il seme, che analizza i campioni forniti appena dopo la raccolta.
Le ditte sementiere, ci raccontano i moltiplicatori, esigono alte caratteristiche di salubrità e una totale assenza di fitopatogeni, di corpi estranei e di fenomeni di fermentazione, caratteristiche ottenibili attraverso accurate concimazioni (sia a livelli di dosi che di tempistiche) e un investimento di semina leggermente inferiore alla norma, così da ottenere un buon accestimento che conferisce vigore alla pianta e, conseguentemente, alla cariosside.
Inoltre, viene richiesta una germinabilità minima dell’85% al 7° giorno, ottenibile attraverso una scelta oculata del momento di raccolta riferendosi, in particolare, all’umidità della granella in campo, con dei valori target superiori ad un taglio di risone destinato alla pila, attorno al 19/20%. Ciò comporta chiaramente un maggior impegno economico dovuto ad una più lunga essicazione, nonostante anche l’obbiettivo essiccativo sia inferiore, sempre a tutela della germinabilità, e si attesti al 13,5% di umidità relativa.
La ditta sementiera chiede una purezza specifica che parte da un minimo del 98% per le sementi di prima e seconda riproduzione, mentre la purezza varietale si attesta intorno al 999‰. Questi traguardi sono ottenibili attraverso, oltre ai dovuti accorgimenti agronomici, una basilare costanza e precisione nella pulizia dei macchinari ad ogni cambio varietale, soprattutto nelle fasi di trebbiatura ed essicazione, in cui l’incuria può rendere il raccolto impossibile da certificare o rifiutabili dal compratore. Infine, le infestanti concesse nei contratti sono comprese tra 0 e 1 unità a campione di 500g, sia per quanto riguarda le grane rosse (riso Crodo) sia per i semi estranei.
Come si ottempera a questi obblighi contrattuali? La monda è sicuramente la pratica più adatta e meno invasiva per il controllo di alcune infestanti (Crodo, giavoni, etc…) e fitopatologie (fusariosi, carboni, etc…); richiede un grosso dispendio energetico dal punto di vista fisico e cognitivo e deve essere effettuata a più ripetizioni in ogni particella aziendale a causa della difficoltà nel riconoscere ed eliminare il necessario in un’unica passata e dei continui ricacci. Oltre a questa antica e faticosa pratica, che può essere svolta dal 20 di luglio fino all’inizio della trebbiatura, per controllare la crescita delle infestanti vi sono diverse pratiche agronomiche: la semina è da eseguire possibilmente in acqua, potendo così effettuare false semine, che permettono un buon controllo iniziale ed una diminuzione della flora infestante attraverso i trattamenti specifici; rappresenta un’eccezione la tecnologia Clearfield® che permette semine in asciutta grazie alla resistenza genetica delle cultivar al principio attivo utile alla disinfestazione di piante di diverse varietà di riso o del riso Crodo. Gli argini devono essere preferibilmente diserbati, in quanto potrebbero rappresentare l’inoculo per diverse specie infestanti o fitopatogene.
Uno dei principali accorgimenti è relativo alle tempistiche, che devono sempre essere scelte in maniera oculata per tutte le lavorazioni, cercando, nel limite del possibile, di anticipare gli eventi sia agronomici che climatici. I trattamenti devono essere spesso preventivi, in particolare contro la possibile insorgenza di fitopatie o infezioni fungine; anche la preparazione del letto di semina è ottimale se effettuata anticipatamente così da avere una maggiore flessibilità ed adattabilità agli eventi climatici avversi, riuscendo a rispettare le richieste varietali di semina, al fine di ottenere un prodotto sano e germinabile. I ristagni idrici eccesivi sono da evitare attraverso una livellatura preferibilmente annuale ed un ottimale governo delle acque, che scongiuri anche qualsiasi stress idrico.
La raccolta va anticipata, come già detto, per quel che riguarda i livelli di umidità della granella in campo, cercando di calibrare il momento, però, anche in considerazione della presenza di grane verdi che, insieme alle rotture, non possono superare il 15% in un campione di 500 g. Sono, quindi, molto importanti i regimi di battitura scelti durante la trebbiatura, che non devono essere troppo elevati al costo di far finire nel serbatoio del cereale della trebbiatrice qualche residuo in più, che richiede quindi un lavoro più oneroso del pulitore in fase di essicazione.
La conservazione del risone, infine, deve essere effettuata in locali idonei, scongiurando nella maniera più totale l’insorgenza di ogni tipo di patologia o infestazione entomologica e fungina, con la necessità di trattamenti a carico del moltiplicatore in caso di eventi di questo genere, anche se causati dal prolungamento delle tempistiche di ritiro da parte dell’azienda sementiera. Insomma, un lavoro faticoso e certosino che rappresenta però la base della qualità del riso italiano. Autore: Marco Sassi