«Giù le mani dalla risicoltura. La candidatura dell’assessore Marco Protopapa nel consiglio d’amministrazione dell’Ente Risi è una clamorosa novità che rischia di rivelarsi un vero e proprio sopruso. Ed è anche un gran brutto segnale: che la politica voglia occupare il Cda per chiudere l’Ente Risi ?». Giuseppe Ferraris ha 78 anni e coltiva riso dal 1965 in quel di Casalbeltrame (Novara). Ma soprattutto, ha una lunga storia nella filiera risicola. Come sindacalista e come imprenditore, nonché come amministratore dell’Ente Risi, poiché è stato vicepresidente dal 1981 al 1988. Ci chiama dopo che Risoitaliano ha dato la notizia che il governatore del Piemonte Alberto Cirio ha candidato – attraverso la Conferenza Stato Regioni – il suo assessore Protopapa a diventare consigliere d’amministrazione dell’Ente Risi. «Sarebbe la prima volta – fa notare – che un assessore regionale in carica siede nel Cda dell’Ente e sarebbe altresì probabilmente la prima volta che un assessore regionale in carica siede nel Cda di un ente pubblico economico che non riceve un euro dallo Stato«.
Il punto è proprio questo: «Sono delusissimo, anche del Presidente Cirio – dichiara Ferraris – perché in questo momento la politica sembra voglia occupare il mondo agricolo e in particolare un patrimonio costruito con i soldi degli agricoltori e degli industriali. L’Ente Risi non riceve alcun finanziamento pubblico ma si mantiene con il diritto di contratto, che è un’esazione sul risone venduto. L’Ente risi in quasi cento anni di proficua esistenza non ha mai visto la politica seduta ai banchi del suo Consiglio di Amministrazione. Non vi è alcuna ragione per cui un politico si faccia nominare nel Cda, a meno di dover pensare a poco chiari disegni di accorpamento dell’Ente Risi ad altri carrozzoni che, quelli sì, sono enti inutili mantenuti dallo Stato». E’ un fiume in piena, il Ferraris: «E’ stato un errore accettare una riforma dello Statuto dell’Ente che ha ridotto i rappresentanti della filiera: è stato fatto sull’onda emotiva della spending review, ma, lo ripeto, il patrimonio dell’Ente Risi – su cui molti hanno degli appetiti – è costituito interamente dai soldi versati dagli industriali al momento dell’acquisto del risone. In altre parole, la politica non deve sfruttare un equivoco normativo per sedersi e decidere in casa d’altri».
Quanto alla decisione, il sospetto di Ferraris è che si voglia presidiare il Cda dell’Ente Risi perché a Roma si starebbe progettando un accorpamento dell’ente pubblico economico con altre istituzioni del mondo agricolo: «a pensar male, diceva Andreotti, si fa peccato ma talvolta ci si azzecca» commenta. Il risicoltore novarese tiene a precisare di non parlare con la casacca della propria organizzazione agricola: «parlo a titolo personale e come presidente del gruppo riso del Copa Cogeca». E conclude: «Chiedo al Piemonte di ritirare una candidatura che intossicherebbe i rapporti tra l’agricoltura e la politica: fa un pessimo effetto vedere che, mentre a Roma si tagliano le poltrone, a Milano la politica pensa ad occupare quelle degli agricoltori».