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LA BIODIVERSITÀ DIVIDE ANCORA

da | 8 Giu 2018 | NEWS

Il 21 maggio si è tenuto a Roma un seminario dal titolo: “Natura 2000, Aree Protette e Agricoltura Sostenibile” organizzato dai Ministeri dell’Ambiente e Agricoltura per celebrare il Natura 2000 Day. L’evento è stato l’occasione per presentare il rapporto della Rete Rurale Nazionale, “La Politica di Sviluppo Rurale 2014/2020 per la Biodiversità, Natura 2000 e le Aree protette”, predisposto nell’ambito delle attività del progetto CREA 23.1″Natura 2000, Biodiversità e Aree Protette. Programma LIFE” in collaborazione con il WWF Italia.

In questo lavoro viene espresso l’interesse degli agricoltori per le proposte e i finanziamenti presenti nei PSR regionali e vengono evidenziati successi e criticità di questo sistema di aiuti, arrivando a delineare, attraverso le parole di Donatella Bianchi, il profilo dell’agricoltore virtuoso: «il WWF ha contribuito al primo screening ufficiale delle aziende agricole impegnate nei 2613 siti italiani della Rete Natura 2000, scoprendo che le aziende agricole più avanzate sono quelle del biologico, condotte da giovani sotto i 41 anni , in prevalenza donne. È questo il profilo del nuovo agricoltore, capace di raccogliere le importanti sfide della globalizzazione dei mercati creando valore aggiunto dall’applicazione dei principi di sostenibilità nelle produzioni locali».

Il rapporto si struttura in tre volumi in cui per iniziare vengono presentate nell’insieme le proposte dei 21 PSR regionali d’Italia 2014-2020, in cui sono previste 228 operazioni che possono essere finanziate con oltre 3,5 miliardi di euro  per contribuire direttamente alla conservazione di specie ed habitat. A distanza di tempo dalla loro pubblicazione siamo a conoscenza di come si siano proposte agli operatori del settore, presentandosi decisamente restrittive nelle richieste di attuazione ma puntuali nei pagamenti in caso di rispetto dei termini, ma all’interno dello scritto vengono evidenziate due criticità che, secondo i redattori, hanno inciso negativamente sul risultato di questi aiuti:

  1. Una diversità di approccio ed interpretazione dei Regolamenti comunitari da parte delle Regioni che hanno valutato ed attuato con un ampio margine di autonomia quali misure attivare e quali operazioni finanziarie. La Misura 12 (Indennità Natura 2000), specifica per la gestione della rete Natura 2000, è stata così attivata solo da 10 Regioni nei 21 PSR 2014-2020.
  2. Resta il ridotto interesse da parte degli agricoltori alla loro attivazione, probabilmente in virtù di scelte agronomiche e imprenditoriali che si sviluppano in altre direzioni o, sostiene il WWF: “a causa del rapporto non favorevole tra l’importo finanziario del premio e gli impegni richiesti. Questo scarso interesse condiziona ovviamente anche la ripartizione delle risorse finanziarie disponibili per i PSR tra le diverse misure, favorendo quelle che rendono più agevole la spesa rispetto a quelle che potrebbero portare i maggiori benefici in termini di conservazione degli habitat e delle specie e mantenimento dei servizi ecosistemici.”

Il WWF ricorda che la consultazione pubblica realizzata dalla Commissione UE nel primo semestre 2017, su “Modernizzazione e semplificazione della PAC”, ha confermato un ampio consenso da parte dei cittadini sul fatto che la PAC dovrebbe consolidare il suo ruolo per affrontare in modo più efficace la perdita della biodiversità e i cambiamenti climatici, al fine di potersi giustificare nel bilancio Europeo. 

Per come viene presentato, il rapporto non sembra riportare per nulla la voce degli operatore del settore, i quali sono i beneficiari e gli attuatori delle scelte istituzionali e che, soprattutto, sono sempre a stretto contatto con la natura di cui sono tutori, prima che proprietari e utilizzatori, da secoli. Essi sembrano avere, in alcuni casi, una visione totalmente opposta che emerge dal pensiero di un agricoltore, che lasceremo anonimo per la durezza delle parole che usa: «Le solite parole d’ordine di chi cavalca le ideologie per ottenere visibilità. Riescono ad infilare insieme concetti contrastanti, come remunerare i mancati ricavi e nutrire il pianeta. Ma se gli agricoltori perdono ricavi pur vendendo i prodotti “bio” a prezzo più che doppio vorrà pur dire che producono meno della metà. Ed allora come faranno a garantire più cibo? Mistero…. Però sono riusciti a farsi pagare per pubblicare ben tre volumi…. Ecco chi viene remunerato al di là di quanto prodotto! Per custodire la biodiversità al 100% non servono gli agricoltori, bisogna eliminarli». Dichiarazione sicuramente poco politicamente corretta ed estrema che, tuttavia, esprime chiaramente un malessere dovuto alla lontananza dei tecnici e delle istituzioni dalla realtà agronomica. La biodiversità è da sempre opposta all’agricoltura poiché la prima si basa sul concedere le risorse naturali al maggior numero di specie possibile e la seconda di sfruttare le stesse risorse per lo sviluppo di un’unica specie, cioè l’uomo. La stessa agricoltura biologica prevede la presenza di un campo e di un raccolto togliendo spazio e nutrienti alle diverse specie che alimentano la biodiversità. Su posizioni meno oltranziste rispetto al nostro agricoltore, anche Coldiretti Lombardia sostiene che vi sono incombenze assai più pericolose per l’ecosistema italiano che non vengono considerate e sottolinea come l’invasione di organismi alieni ( in particolare Popillia japonica  e molti altri insetti e vertebrati) stia mettendo a rischio produzioni e paesaggi  e come anche la crescita smisurata di alcune popolazioni (cinghiali e nutrie ad esempio) rappresenti un evento per certi versi incontrollabile nelle nostre campagne. Autore: Ezio Bosso

LISTINI OSCILLANTI

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Diva, Ronaldo e Dardo perlopiù coltivate in provincia di Vercelli e Novara, trovano listini differenti nelle due sedi

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