La battaglia sul glifosato sta per riprendere: i sostenitori del rinnovo dell’autorizzazione contano sul fatto che gli agricoltori mettano in atto pratiche agronomiche seguendo i principi dell’agricoltura conservatrice (CA) nel loro tentativo di ottenere il via libera dell’UE per il controverso diserbante, secondo il sito euractiv.com. L’attuale approvazione del glifosato – il principio attivo contenuto nell’agrofarmaco più comunemente usato e molto discusso – è destinata a scadere nel dicembre 2022. La procedura di rinnovo è iniziata nel dicembre 2019, quando un gruppo di aziende ha lanciato una domanda formale, e comporterà un processo di valutazione condotto da quattro stati membri – Francia Ungheria, Paesi Bassi e Svezia – nominati come relatori. Le preoccupazioni sugli impatti del glifosato sulla salute e sull’ambiente persistono e il dibattito sul suo rinnovo resterà molto acceso.
Gli studi dei suoi effetti sulla salute hanno prodotto risultati contrastanti. La Fao e l’Oms hanno approvato il principio attivo, sostenendo che è improbabile che rappresenti un rischio cancerogeno per gli esseri umani per esposizione attraverso la dieta. La stessa opinione è stata condivisa dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e dall’Agenzia europea delle sostanze chimiche (Echa) nella precedente procedura di approvazione.
Agricoltura conservativa e glifosato
Tuttavia, questa posizione contrasta con una valutazione dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc), che nel 2015 ha concluso che il principio attivo era «probabilmente cancerogeno per l’uomo». Mentre la battaglia sul glifosato in Europa si sta ravvivando, la parte che lotta per la sua riautorizzazione sta serrando i ranghi e aggiungendo un’altra corda al proprio arco con il sostegno degli agricoltori “conservazionisti”. L’agricoltura conservativa si basa su tre principi: minimo disturbo del suolo, copertura permanente del suolo durante tutta la stagione e rotazione e diversificazione delle colture.
Secondo Emilio Gonzalez, segretario generale della European Conservation Agriculture Federation (Ecaf), il glifosato riduce l’uso di altri sistemi e, soprattutto, riduce la lavorazione del suolo. «Se il glifosato fosse vietato, alcuni agricoltori probabilmente userebbero delle alternative, ma molti di loro tornerebbero alla lavorazione del terreno», ha spiegato in un recente webinar.
Lavorare il terreno è il modo convenzionale di prepararlo per la semina scavando, mescolando e rivoltandolo. Questo processo permette di seminare più facilmente, ma può abbassare la qualità del terreno, causando la compattazione del suolo e l’erosione. «Non sappiamo molto del 60-70% della biodiversità dei nostri terreni. Ma quello che sappiamo è che più si lavorano, meno biodiversità si trova», ha sottolineato Gonzales, aggiungendo, interrogato sui rischi del glifosato, che, pur non escludendo un effetto del principio attivo sul suolo, quello causato dalla lavorazione intensiva è semplicemente peggiore. «Nessuna attività non presenta alcun rischio per l’ambiente. Niente è sostenibile al 100%, niente ha lo 0% di rischio», ha concluso.
Praticando la rotazione delle colture e la diversificazione insieme a una buona copertura del suolo, ha aggiunto, gli agricoltori ‘conservazionisti’ impediscono l’emergere di alcune infestanti, rendendo possibile l’applicazione dell’erbicida solo quando è strettamente necessario.