Aumentare le portate delle dighe, incrementare il numero di prese dai fiumi, creare un sistema di interconnessione tra gli invasi per ottimizzare la rete e trattenere il più possibile l’acqua che arriva con la pioggia. Sono le soluzioni lanciate dal Consorzio di Bonifica della Baraggia biellese e vercellese per contrastare in parte la siccità.
C’è una grande attesa per la costruzione della diga sul Sessera che però ha tempi molto più lunghi: dell’opera da 250 milioni di euro (che oggi, al netto dei rincari, costerebbe un 30% in più). Di questa diga se ne parla dal 2006, è autorizzata al 2025 ma ad oggi non è stato ancora realizzato nulla.
LE DICHIARAZIONI DEL PRESIDENTE GILI
A fare il punto della situazione è il presidente Leonardo Gili, che sottolinea il ruolo essenziale dell’ente che da poco presiede. «L’ ente – ha illustrato alla presenza del direttore, Alessandro Iacopino – che garantisce l’approvvigionamento di acqua potabile a ben 39 comuni, per oltre 50 mila abitanti. Il Consorzio distribuisce l’acqua degli invasi Ostola, Ravasanella, Ingagna e delle prese superficiali dai torrenti Cervo, Elvo e dal fiume Sesia a circa 20 mila ettari coltivati a riso.
«Il consorzio – ha specificato – si occupa della manutenzione dei canali che garantiscono l’allontanamento delle acque dai centri abitati in caso di piogge intense. Se non ci fossero i tre invasi, oggi saremmo al disastro. Non ci sarebbe acqua da bere e non ci sarebbe agricoltura». Aspettare altri 8-10 anni per la costruzione della diga sul Sessera non è possibile, alla luce di eventi estremi come la siccità di quest’anno e di un futuro di eventi sempre più ricorrenti: «Dobbiamo affrontare l’argomento – ha detto Gili – e fare programmi che ci consentano di intervenire immediatamente».
LE SOLUZIONI
La prima soluzione è aumentare la portata delle dighe. Creare rialzi alla Ravasanella e all’Ostola permetterebbe di avere un 40% in più di acqua. Si tratterebbe di 4 milioni di metri cubi in più, senza incidere ulteriormente sull’impatto ambientale.
«La seconda soluzione è aumentare le traverse. «Dal fiume Sesia – ha proseguito Gili – noi prendiamo acqua, ma quando arrivano fenomeni estremi come le “bombe d’acqua” la traversa è spazzata via. Il nostro obiettivo è raccogliere una parte dei 16 miliardi di metri cubi d’acqua che mediamente cadono in Piemonte. Oggi non sappiamo farlo. La preoccupazione di questi mesi sarebbe di certo minore con l’invaso sul torrente Sessera, che grazie alla sua capacità e alle interconnessioni che verrebbero create, contribuirebbe a ridurre in modo marcato la siccità. Sono tutti interventi a servizio del territorio, non solo il Biellese e il Vercellese, ma tutto il comprensorio».
INVASI SEMPRE PIU’ IMPORTANTI
Ha poi aggiunto Iacopino: «Se prima gli invasi erano importanti, ora lo sono ancora di più. A causa della semina in asciutta c’è lo spostamento di un mese della prima sommersione, che storicamente avviene tra fine marzo e inizio aprile. Ora avviene a maggio, ma perdi un mese di scioglimento delle nevi. Il nostro consorzio ha lavorato molto sui lavori di sistemazione dei canali, ma razionalizzare le perdite negli acquedotti è giusto e può portare un beneficio».
Un esempio? Per quanto riguarda l’Ato2, ridurre le perdite dal 35 al 20% significherebbe risparmiare 6-7 miliardi di metri cubi d’acqua. «Ma la sistemazione delle perdite – ha sottolineato Iacopino – non diventi un alibi per non realizzare le infrastrutture» (Nella foto grande da sinistra Leonardo Gili e Alessandro Iacopino).
Autore: Roberto Maggio.
Autore: Roberto Maggio.