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Il D.Lgs. 131/2017 ha istituito i risi classici, cioè quei risi che possono fregiarsi dell’aggettivo “classico” ad indicare che la varietà contenuta nel sacchetto è esattamente quella indicata sulla confezione.
Già di per sé questa indicazione contiene un controsenso. Perché alcune varietà dovrebbero essere chiamate col loro nome e altre no? Per chi, come me, deve spiegare questa norma ai partecipanti ai corsi per sommelier del riso, la risposta è sempre un po’ difficile. Il fatto che il termine “classico” possa essere utilizzato in pochi casi ne ha ridotto la diffusione stessa e la sua circolazione sul mercato.
Sappiamo infatti che l’industria risiera italiana, che vende il 95% del prodotto interno, non ha di fatto adottato questa opportunità che è stata lasciata ai piccoli negozi aziendali. Di fatto oggi la percentuale coltivata a riso classico si è ridotta al punto che interessa solo il 5% della superficie (Grafico 10), ma è destinata a calare ulteriormente per due motivi
- le varietà classiche stanno “invecchiando” diventando sempre più difficili da coltivare, sensibili alle malattie, poco adatte alle moderne tecniche di coltivazione
- i consumatori non hanno avuto modo di scoprire e apprezzare le varietà “classiche” perché poco promosse e diffuse a livello nazionale
Anche il numero di produttori di riso classico nel tempo è calato. Dal 2018, anno di prima adozione del nuovo sistema previsto dal D.Lgs. 131/2017 ad oggi abbiamo perso la metà dei produttori che sono passati da 335 a 180 (-46%) (Tabella 1). CONTATTA IRES QUI!
D’altro canto l’obiettivo principale della norma non era salvare l’ “insalvabile” ma salvare le denominazioni storiche dei risi italiani e le loro caratteristiche. Se si analizza la situazione da questo punto di vista, si può notare come il numero di varietà inserite nelle denominazioni tradizionali sia passato da 79 a 117 (+48%). Questo ha permesso di mantenere la superficie delle varietà cosiddette tradizionali (classiche e similari) pressoché invariata attorno al 50% (Grafico 12). Per alcuni gruppi, come per esempio il Carnaroli, l’apertura ai similari ha permesso di aumentare notevolmente gli sbocchi e la superficie (Grafico 11). Per gruppi come S.Andrea e Vialone Nano la situazione non è altrettanto rosea e, di fatti, sono i due gruppi con meno varietà similari. Autore: Massimi Biloni IRES
TABELLA 1: numero di agricoltori che hanno chiesto la certificazione CLASSICO
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TABELLA 2: elenco delle varietà inserite nel registro Ente Risi 2023/2024
TABELLA 3 : numero delle varietà inserite nelle griglie tradizionali dal 2017 al 2023
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