Le merci circolano e le risaie, con il sole di questi giorni, sono accessibili. Ma le incognite per il settore agricolo dovute all’epidemia di Covid-19 sono comunque tante. In primis la durata dell’emergenza. Se in un paio di mesi la situazione tornasse alla normalità le conseguenze potrebbero essere limitate, ma se durasse di più le ripercussioni potrebbero farsi pesanti. E poi ci sono le incertezze per la contrazione dei consumi, ai trasportatori delle forniture… E ancora si spera che i dipendenti delle aziende agricole non si ammalino o siano costretti in casa perché positivi.
La quarantena si sente anche in risaia
«Gli imprenditori agricoli non sanno se nelle prossime settimane potranno contare sulla manodopera, certamente ad oggi possiamo ritenerci tra le poche categorie fortunate, rispetto alle problematiche degli altri settori – così Giovanni Daghetta, risicoltore lomellino –. In campo si è soli e il nostro prodotto è richiesto ed è un bene di prima necessità. Molte filiere, per esempio quella del latte e ora anche della carne si sono dovute fermare e attuare una serie di interventi di ricollocamento. Le riserie cercano faticosamente di rimanere aperte ed hanno aumentato il lavoro in previsione di un blocco. Ma la domanda c’è e i supermercati devono essere riforniti. Non mi sembra che siano emerse situazioni difficili, tuttavia, qualora la fase di emergenza dovesse aumentare, potrebbero esserci problemi di esportazione in tutta Europa».
«La preoccupazione degli agricoltori nei confronti del Coronavirus è la stessa di tutti i cittadini, ma c’è anche la consapevolezza che la filiera del cibo non si può fermare. Nei campi del Milanese e del Lodigiano il lavoro, pur con tutte le cautele e l’adozione dei dispositivi di protezione personale da parte degli imprenditori e degli operatori, continua come sempre – spiega Alessandro Rota, risicoltore nel milanese – Anche per quanto riguarda la risicoltura, l’attività prosegue per offrire ai consumatori un prodotto 100% italiano, sano e sicuro, garantendo la sorveglianza sanitaria. In questa fase delicata, però, non capiamo perché qualcuno voglia cercare di abbassare i prezzi del riso. E’ vero che si è momentaneamente chiuso il canale della ristorazione, ma è altrettanto vero che gli acquisti nella grande distribuzione sono aumentati. Secondo i dati Nielsen la scorsa settimana le vendite di riso nella Gdo sono aumentate di quasi il 29%. Non ci sono le condizioni per abbassare i prezzi. Ci appelliamo alla responsabilità di tutti perché il settore non subisca ulteriori contraccolpi da questa difficile situazione». (Segue dopo la foto)
Paura per le vendite
«La paura c’è e il pensiero che la crisi economica vada a riversarsi anche sul nostro prodotto non è più così silente – aggiungono Stefano Ogliari e Luigi Bianchi, risicoltori nel pavese –. In ogni caso i trasporti di risone continuano, con una maggiore richiesta soprattutto di quello da mercato interno. Molti si sono fermati con le vendite e aspettano per vedere quel che sarà il mercato nei prossimi mesi».
«Maggiori intoppi invece ci sono da noi nel Veronese – spiega Luca Melotti, risicoltore di Isola della Scala – per quanto riguarda tutta quella fascia di prodotti destinati alla vendita diretta, alla ristorazione. Nella produzione di riso da seme abbiamo riscontrato qualche problematica con le consegne per via dei trasportatori fermi ma con un po’ di pressione e pazienza il tutto dovrebbe sbloccarsi».
«Il riso da seme arriverà è stato garantito – assicura Lorenzo Frattino, risicoltore e produttore di riso da seme in Baraggia – Si sono prese tutte le precauzioni e le consegne procedono anche se un po’ a rilento purtroppo, poiché gli unici che stanno lavorando sono i trasportatori attivi nelle zone agricole. I camionisti sicuramente non hanno possibilità di fermarsi in zone di servizio, bar, neanche per una pausa e non hanno il doppio carico: portano qui il prodotto e ritornano senza carico poiché molte fabbriche da cui prendevano il materiale di ritorno sono chiuse. La popolazione non è più abituata a fare dei sacrifici».
In Sardegna si vive alla giornata
«Non è una bella situazione. Viviamo alla giornata. – Dalla Sardegna Antonio Sanna, risicoltore nell’oristanense, racconta timori e contagi non previsti – Molti sono rientrati dai capoluoghi del nord-Italia e hanno fatto scaturire i primi casi importanti, vivere su un’isola ha i suoi vantaggi ma anche i suoi contro. Porti e aereoporti sono stati chiusi e se in campagna tutto procede per ora, lo stesso non si può dire del settore agro-turistico a noi vicino, speriamo che questi 15 giorni di fermo servano e molto dipende da noi. L’agricoltura va ripensata e così gran parte dell’economia che ne deriva. Alla luce di questa situazione molti hanno delocalizzato per vendere a chi? Se la PAC post 2020 aveva e perseguiva certi obiettivi, ad oggi, suonano quasi inconsistenti».
«Pochissimi contatti molto bene gestiti, è un lavoro che porta ad essere isolati – aggiungono Nino Chiò e Giovanni Perinotti, risicoltori rispettivamente nel Novarese e nel Vercellese – il problema sono i rifornimenti e un po’ di moderato abuso. Come agricoltori siamo stati investiti di una grossa responsabilità – continua Perinotti – Dobbiamo garantire la continuità alimentare: l’agricoltura non si ferma, ad ognuno il suo trattore».
«Le aziende sono state informate di quelle che sono le normative previste e poi ognuno, a seconda della tipologia della propria attività, ha adattato le varie regole – continua Paolo Dellarole, risicoltore nel Vercellese – :un po’ di Smart-working anche in campagna; si organizza la giornata lavorativa su whatsapp o telefonicamente. Non c’è insomma un timore estremo. Sui fornitori per il momento c’è una certa preoccupazione in giro, che le merci possano non arrivare per la logistica per concimi e fitofarmaci. Per le forniture primaverili, i consorzi sono forniti. Certo per alcuni prodotti autorizzati settimana scorsa bisogna capire se sono già in Italia o meno. Ci vuole pazienza per chi lavora. L’invito è sempre e solo consumare italiano!»
Situazione tesa nel Delta
«I contagi anche nella provincia di Ferrara aumentano giorno per giorno – dichiara Massimo Piva, risicoltore nel ferrarese: Berra, Codigoro. Mezzogoro, sale il numero dei positivi nonostante le precauzioni prese a tempo debito. Per ora a Jolanda di Savoia, comune in cui ha sede la mia azienda agricola, nessun contagiato, speriamo resista. Anche se tutto è diventato un assurdo conteggio. È davvero una situazione irreale. Gli uffici erano già chiusi a febbraio qui e tutto (in caso di estrema necessità) veniva fatto su appuntamento e con le dovute precauzioni (plexiglass dove lavorano i dipendenti, separazioni, niente riunioni, giunte e qualsivoglia. Siamo pronti a partecipare con i nostri mezzi, alle operazioni di sanificazione delle strade e delle città, per evitare ulteriore spreco di risorse pubbliche». Autore: Martina Fasani