Tardive, forse, ma convinte: sono le pressioni che il nostro governo sta facendo sull’Europa per salvare il riso italiano. Le conferma anche la Grecia, altrettanto intenzionata a limitare le importazioni di riso dai Paesi meno avanzati: un sito greco (leggi QUI) riferisce che una delegazione guidata dal ministro dell’Agricoltura italiano Maurizio Martina ha incontrato nei giorni scorsi i rapprestanti la Commissione Europea sulle linee laterali della recente riunione del Consiglio. La delegazione ha avvertito la CE che la produzione di riso in Europa, ed in particolare della varietà Indica, rischia di essere abbandonata se continueranno le importazioni a dazio zero dai Paesi asiatici. Martina, ricorda il sito, ha osservato che i produttori europei non possono competere con il riso importato quanto riguarda il prezzo. La Commissione ha promesso di adottare misure di salvaguardia e si è impegnata a monitorare attentamente la situazione delle importazioni e dei prezzi. Ha inoltre accettato di fornire un’assistenza mirata in alcune aree selezionate nell’ambito della sua politica di sviluppo rurale. La delegazione italiana è stata sostenuta anche dalla delegazione spagnola.
Pressing tardivo, sicuramente: si rincorre un’emergenza che poteva essere, se non evitata, almeno affrontata per tempo, se si fosse evitato il dossier sui Pma e le piccate reazioni del Ministero di fronte allo scetticismo della base agricola sulla capacità del nostro governo di evitare questa crisi. Ora anche l’Ente Risi – che quel dossier lo ha scritto e che è controllato dal Ministero – è costretto ad ammettere che non c’è più nulla da fare. Commentando l’esito della visita della delegazione Ue in Cambogia (leggi l’anticipazione data da Risoitaliano), una nota spiega che «Il Comitato di Gestione dell’Organizzazione comune dei mercati agricoli nella riunione del 28/7/2016 ha reso noti i dettagli della visita organizzata in Cambogia nelle date 13-15 luglio 2016 dalla delegazione composta da funzionari della DG Agri e della DG Trade. La delegazione comunitaria ha incontrato i rappresentanti istituzionali di alto livello – il Ministro del Commercio in persona ha partecipato all’incontro – e i rappresentanti economici del riso.
La Commissione, da parte sua, ha ribadito con maggiore incisività le richieste già effettuate in occasione della visita avvenuta 16 mesi fa, in cui in modo particolare si “raccomandava” una stabilità delle esportazioni nell’UE (che non si è mai verificata). Le reazioni sono state di tipo diverso a seconda degli interlocutori. Il Governo si è mostrato attento e disponibile a raccogliere le raccomandazione dell’UE, evidenziando che la volontà governativa è quella di cercare altri mercati di sbocco per la produzione cambogiana. In particolare, il progetto del Governo sarebbe quello di raddoppiare, per il prossimo anno, le vendite di riso verso la Cina, passando da 1,1 milioni di tonnellate a 2,2 milioni.
L’Associazione degli operatori economici cambogiani ha, invece, espresso perplessità nell’accogliere l’invito dell’UE perché, a fronte di una richiesta di riso da parte degli operatori comunitari, cercare altri mercati vorrebbe dire, ovviamente, rinunciare ad occasioni commerciali, lasciandole ad altri operatori; Myanmar in testa. La delegazione UE ha raccomandato, inoltre, di concentrare le vendite in Europa verso il riso aromatico che, secondo la Commissione stessa, non entrerebbe in concorrenza con la produzione comunitaria.
Notiamo che pur essendo cresciuto da parte della Commissione l’interesse ad un problema che provoca da alcuni anni la riduzione della coltivazione di riso Indica in Europa non ha prodotto, come era facile prevedere, alcun risultato. Infatti, senza aver attivato gli strumenti giuridici a propria disposizione la delegazione in visita ha potuto solo raccogliere promesse che non sono però in grado di salvaguardare le attese degli operatori economici dei Paesi produttori dell’Unione Europea».
A parte il trascurabile dettaglio che l’Ente Risi era tutt’altro che convinto che Bruxelles non avrebbe cavato un ragno dal buco (tant’è che l’ultima edizione de Il Risicoltore titolava “Pma, finalmente qualcosa si muove”) e a parte il fatto che l’imposizione di un contingente all’importazione (ipotesi che avevamo avanzato in occasione della visita, ma che discendeva anche da una serie di pressioni del Copa-Cogeca) è sempre possibile ancorché oggi improbabile, è chiaro che l’Europa risicola si trovi ad un punto morto, indifesa dalle importazioni di riso indica, come ha ammesso recentemente il vicepresidente di Coldiretti Mauro Tonello in un’intervista ed è evidente che questa situazione si riverbererà sui mercati, com’è già avvenuto nell’ultima settimana, con un crollo delle quotazioni del Volano, rispetto ai quali si prevede un surplus produttivo, e una ripresa degli indica (vedi tabella alla fine dell’articolo). E’ proprio l’Ente Risi a prospettarlo con i suoi dati. Come aveva richiesto l’industria (richiesta inutilmente avversata dalla Coldiretti in seno alla Consulta risicola nazionale) Paolo Carrà ha “spacchettato” quelli relativi alle denunce di semina, confermando un aumento dell’ettarato complessivo ma anche un terremoto all’interno dei gruppi varietali, con i risi da interno in ascesa (leggi i dati Ente Risi QUI e QUI). Questa situazione di emergenza è ormai acquisita anche a livello comunitario, tant’è vero che persino la Commissione europea oggi diffonde rapporti (leggi l’ultimo report Ue in lingua inglese) che fotografano il parallelo incremento dell’import e decremento dell’export di riso “nostrano”. Quel che stupisce è la totale assenza di strategia. Quando lo sottolineiamo, solitamente, veniamo tacciati di disfattismo, com’è avvenuto in passato quando criticammo il dossier sui Pma (ne furono addirittura redatti due, invano!), ma ora che queste stesse cose vengono dette dai principali attori della filiera (per essere chiari, da Mauro Tonello a Mario Guidi, che si sono spesi per trovare “comunque” un accordo sull’indica) forse sono maturi i tempi per elaborare risposte nuove.