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INCOGNITA SICCITA’

da | 11 Feb 2023 | NEWS

siccità

Mercato che sembra assestarsi sulle valutazioni attuali, in seguito alla seduta di Mortara venerdì (leggi l’analisi). Le poche variazioni registrate, infatti sono frutto di allineamenti a prezzi già pagati dall’industria nelle precedenti sedute.

«LA SICCITÀ RISCHIA DI FAR CHIUDERE  ALCUNE AZIENDE»

Insieme a Dante Boieri, titolare di Boieri S.r.l. a Pernate (NO), analizziamo il bilancio tra andamento dei ricavi e dei costi per la risicoltura e le prospettive per la prossima campagna. «Ritengo che i margini di guadagno ai prezzi attuali siano buoni per i risicoltori – spiega il tecnico -. Dico ciò riferendomi ad una produzione nella media, senza calcolare le possibili difficoltà che si avranno in molte zone a causa della carenza idrica. Credo che questo sarà il vero fattore dirimente tra un’azienda in salute ed una no nel prossimo futuro. Alcuni risicoltori, se si trovassero ad affrontare gli stessi cali produttivi occorsi in questa annata, rischiano di lasciare le chiavi sotto lo zerbino. Il problema più grosso attualmente è l’incertezza. Si spera che le cose si mettano a posto ma non ci si prepara in nessun modo al peggio, che è lo scenario più probabile».

I NUMERI IN USCITA PER LA PROSSIMA CAMPAGNA

«Le voci di costo tutto sommato non sono aumentate molto rispetto alla scorsa campagna. I fertilizzanti minerali sono calati  molto nell’ultimo periodo. L’urea oggi è facilmente acquistabile a 55 €/q. Meno calati fosforo e potassio. Grazie all’azoto, tuttavia, il costo delle miscele è anch’esso diminuito, oggi si attesta a 70-75 €/q a seconda del suo titolo. Discorso diverso per i fertilizzanti organici, ad esempio i pellettati. Questi hanno mantenuto il prezzo della scorsa campagna, intorno ai 70 €/q. Acquistare 10 unità di azoto a questa cifra, pur considerando l’importanza dell’apporto di sostanza organica, è la scelta di pochissimi agricoltori quando se ne possono avere 46 a 55 €.

Il costo dei carburanti è rimasto abbastanza stabile. Le notizie negative arrivano sul fronte fitofarmaci, dove ci aspettano aumenti compresi tra il 20% ed il 30%, e semente, per il quale il prezzo è semplice da prevedere. Basta prendere la media di mercato tra novembre e marzo e raddoppiarla per ottenere il prezzo del risone nel saccone certificato. Ad esempio nel caso di Carnaroli e similari o Arborio e similari non sarà difficile superare i 200 €/q. Riguardo ai fitofarmaci, inoltre, rischiamo di avere problemi a soddisfare tutte le richieste, in quanto le forniture sono limitate».

«CHI PUÒ PRODURRE RISO CONTINUERÀ A FARLO»

«Gli aumenti nei costi ci sono ma ritengo che tutto sommato, considerando i ricavi al mercato all’ingrosso, chi pensa di poter ottenere un raccolto decente di riso continuerà a coltivarlo – continua Boieri -. Mais, tornato intorno ai 32 €/q lordi, e soia, pagata circa 60 €/q lordi, oltre ad essere alternative tutt’altro che risolutive sul fronte idrico non permettono guadagni superiori. La soia è forse la più adatta ad un possibile stress idrico per la stagione estiva ma molti, tra coloro che hanno subito la siccità, stanno puntando sul frumento tenero già dall’inverno. In questo modo potranno poi valutare la scelta migliore dopo aver portato del prodotto in cascina». Autore: Ezio Bosso.

 

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