La Commissione per gli affari economici del Parlamento vietnamita ha approvato la proposta governativa di ridurre l’area risicola per portarla a 3,76 milioni di ettari nel 2020. Lo ha confermato il presidente della Commissione, Nguyen Van Giau. Attualmente la superficie coltivata a riso supera i 4 milioni di ettari, dunque la riduzione, consistente, si aggira intorno al 6,7%, pari a 270 mila ettari. Lo riferisce il sito http://tuoitrenews.vn/. Il governo prevede inoltre di destinare circa 400 mila ettari diterreno per la coltivazione di altre colture, ma che o di necessità devono essere pronti ad una riconversione alla risicoltura.
Le ragioni dell’approvazione del piano riguardano la grande disponibilità attuale di cereale, che consente di soddisfare sia il bisogno interno, sia le richieste degli esportatori.
La commissione ha anche ribadito che tra le ragioni di questa scelta ci sono anche le difficili condizioni per la coltivazione del riso in alcune aree del Paese, come la siccità, la salinizzazione del suolo, le inondazioni, e il degrado del territorio. Il terreno non utilizzato verrà impiegato per accogliere nuove infrastrutture, industrie e aree urbanizzate.
Giau ha aggiunto che non si prevede comunque una riduzione della produzione, bensì un incremento fino a 42 milioni di tonnellate l’anno, grazie all’applicazione di nuove tecniche e tecnologie agricole sulla superficie che resterà destinata alla coltivazione del riso.
Con il tasso di produzione previsto, Giau, ha detto, il Vietnamdovrebbe essere in grado di mantenere la sicurezza alimentare sia per la situazione presente, sia per il futuro, quando gli abitanti potrebbero passare dagli attuali 90 milioni a 120 milioni. (26.03.2016)
Giau ha aggiunto che non si prevede comunque una riduzione della produzione, bensì un incremento fino a 42 milioni di tonnellate l’anno, grazie all’applicazione di nuove tecniche e tecnologie agricole sulla superficie che resterà destinata alla coltivazione del riso.
Con il tasso di produzione previsto, Giau, ha detto, il Vietnamdovrebbe essere in grado di mantenere la sicurezza alimentare sia per la situazione presente, sia per il futuro, quando gli abitanti potrebbero passare dagli attuali 90 milioni a 120 milioni. (26.03.2016)