Dice che l’ha fatto per allontanare da s la tentazione dell’ignavia, che qualcosa che assomiglia da vicino alla vilt . Monsignor Domenico Graziano, vescovo di Cassano all’Jonio, guarda la terra della sua Calabria, la piana di Sibari adagiata ai piedi del Pollino, e non nasconde la soddisfazione: “Sono riuscito a mettere a frutto i beni della Chiesa a vantaggio del territorio”. Quella che ha raccontato recentemente Famiglia Cristiana “la storia di un vescovo cocciuto, di un gran pezzo di terra, di idee e di uomini che le hanno fatte camminare”. Ma anche la storia di un’immensa risaia, come quella che vedete nella foto, scattata nella piana di Sibari. Ô la storia, questa, di un’azienda agricola che d lavoro a decine di persone, macina fatturato e investimenti, induce lo sviluppo, segna il futuro, lancia un messaggio e propone un modello. La Calabria ha bisogno di storie come questa. Comincia nel 1935, quando l’ultimo nobile possidente della famiglia Rovitti lascia, morendo, in eredit alla diocesi quasi mille ettari di terra della Piana, con un’unica preoccupazione: utilizzare i proventi per i bambini orfani e gli anziani soli. La diocesi affitta i terreni, ma gli incassi negli anni s’affievoliscono, le coltivazioni stentano a stare al passo con il progresso nei campi, qualcosa si perde, come il riso da seme che una volta si produceva e che poi sparisce. “A dicembre, quando si facevano i conti, restava un pugno di milioni di vecchie lire”, ricorda monsignor Graziano. “Ecco perch dico che abbiamo sfiorato pericolosamente la tentazione dell’ignavia”. Lui arriva a Cassano all’Jonio nel 1999 e deve decidere: lasciar perdere o rifare tutto daccapo. Per vent’anni aveva insegnato religione in un istituto agrario e qualche sbirciata a quelle materie l’aveva data. C’ una scienza che l’appassiona. Si chiama sociologia dello sviluppo rurale. Cos chiama i suoi vecchi colleghi, chiede aiuto, consulenza, idee. Nasce un progetto, si danna con la burocrazia. Lo scenario dal 1935 mutato e ora bene che quei terreni non solo fruttino a vantaggio di opere caritative, ma occorre che diventino fonte e modello di sviluppo del territorio. Impiega tre anni per le carte, le societ , i consigli d’amministrazione. E scova un metodo: la Chiesa conserva la propriet e mette al riparo le finalit sociali, ma le societ sono amministrate da laici professionisti che sollevano la diocesi e il vescovo dalla responsabilit imprenditoriale. Ô una sorta di holding, scrive il reporter deli giornale cattolico, ma dietro c’ l’idea dell’economia di comunione, del lavoro cooperativo, della pratica dei consorzi e dei contratti di compartecipazione che valorizzano gli imprenditori locali. Lo aiutano i Focolarini e la Compagnia delle Opere. Nasce “Terzeria”, l’azienda agricola, e “Sibari domani”, la societ che gestisce beni e servizi, formata dalla vecchia Fondazione Rovitti e per una parte da impresa associata alla Compagnia delle Opere. Nel primo anno la rendita delle terre raddoppia e viene superata soprattutto quella produzione agricola di stile e pratica antica. Spiega Benito Scazziota, agronomo dell’azienda: “Il riso della piana di Sibari una risorsa importantissima. Rende e protegge l’ambiente. Ma tutto rischiava di finire in malora”. La storia del riso di Sibari praticamente sconosciuta. Lo coltivano dal 1815 e serve anche a opporsi alla desertificazione della Piana: “C’ uno zoccolo di salgemma alle falde del Pollino. Ma c’ anche molta acqua dolce. Le risaie servono a tener basso il tasso di salinit . Fino a non molti anni fa si produceva pure riso da seme. Noi abbiamo preso accordi con l’Ente risi di Pavia per cercare di reintrodurlo e abbiamo curato la produzione del carnaroli, qualit pregiata. Tra breve avremo un marchio nostro”. L’anno scorso sono state prodotte quasi 1.000 tonnellate di riso in duecento ettari di risaie. Poi c’ la pi grande produzione calabrese di peperoncino piccante, estesa su dieci ettari, insalata, 75 ettari di cavolfiore, melanzane, frutta e grano biologico, lavorato dal Molino Joppoli di Crotone e destinato alla “Sila Gum” di Lamezia Terme, che produce caramelle di liquirizia destinate ai mercati del Nord Europa. Da qualche tempo la commercializzazione dei prodotti avviene in maniera diretta, secondo la filosofia della cosiddetta “filiera corta”, in modo che i prodotti freschi arrivino in fretta sulla tavola. L’hanno imparata dalla Coldiretti, alla quale l’azienda associata, e hanno inventato una societ per portare direttamente i prodotti ai mercati. Si chiama Carpe Naturam e fattura qualche milione di euro. Ma nella bisaccia del vescovo Graziano, del suo amministratore delegato Eugenio Conforti, dell’agronomo Scazziota c’ anche altro: agriturismo, fattoria didattica per giovani studenti, una societ per l’innovazione tecnologica e l’utilizzo di energia pulita, solare e prodotta da biomasse, corsi di metodologia dello sviluppo curati dall’Universit San Pio V di Roma, uno degli atenei cattolici della capitale. Nei campi tra breve lavoreranno pure i detenuti del carcere di Castrovillari. La diocesi ha firmato con l’amministrazione carceraria un protocollo per una cooperativa che sar intitolata a santa Beretta Molla. Cresce il lavoro, crescono i fatturati. Dice monsignor Graziano: “Abbiamo messo insieme scienza e fiducia nella capacit degli uomini di Calabria. Non abbiamo regalato nulla, se non il denaro che continuiamo a dare ai bambini orfani e agli anziani. Abbiamo solo provato a far girare pi responsabilit e pi passione”. C’ un altro futuro in Calabria. “Terzeria” sta l a dimostrare che possibile, conclude Famiglia Cristiana. (17.06.2013)
BANDO ISI INAIL 2024
Rese note le regole di ammissione al Bando ISI INAIL 2024 valido per l’anno 2025. Il bando è suddiviso in 5 assi principali.