Come annunciato in più occasioni dal Commissario europeo Hogan (foto grande), l’Esecutivo comunitario, nel processo di semplificazione della riforma della PAC, ha ipotizzato di introdurre alcune semplificazioni alle modalità attuative del pagamento di “inverdimento” (greening). A fine luglio, è stata diffusa una prima bozza con le proposte di modifica che saranno prossimamente discusse in vista di una loro approvazione.
Sostanzialmente viene proposto di : a) differenziare il periodo di riferimento per classificare le colture ai fini della diversificazione a livello regionale o sub-regionale. Attualmente, come noto, il periodo è unico e fissato a livello nazionale (per l’Italia dal primo aprile al 9 giugno dell’anno di presentazione della domanda); b) semplificare la definizione degli elementi caratteristici del paesaggio; c) semplificare la gestione delle “colture intercalari o manto vegetale” includendovi anche le leguminose; d) autorizzare anche le colture miste e non solo le azotofissatrici in purezza; e) vietare in modo generalizzato dell’utilizzo di prodotti per la difesa delle piante per le superfici destinate ad EFA e costituite da superfici a riposo, fasce lungo i bordi forestali, colture intercalari e di copertura vegetale e azotofissatrici.
Anche se è prematura una valutazione definitiva di queste proposte, le stesse comunque appaiono confinate ad alcuni piccoli adattamenti che non migliorano però significativamente gli adempimenti del greening per gli operatori, mentre desta da subito preoccupazione il divieto generalizzato di utilizzo di prodotti chimici sulle EFA. Per contro non si sono prese in considerazione misure che davvero potrebbero snellire l’applicazione dell’inverdimento come ad esempio: una riconsiderazione della definizione delle “leguminose foraggere” specializzate come seminativi; una attenuazione degli obblighi di gestione della messa a riposo; una applicazione più flessibile delle deroghe previste nei casi in cui almeno il 75% delle superfici è destinato a set-aside, foraggere e/o colture sommerse, ad esempio eliminando il limite dei 30 ettari residui che determina una ingiustificata disparità di trattamento tra le aziende. Autore: Gabriele Rossi, Unagri srl – Confagricoltura Pavia