Decreto sul classico, decreto sul bio, denunce di semina e di produzione… Sul tema delle informazioni si è molto parlato e molto si parlerà. Chi fornisce le informazioni? Chi è il proprietario delle informazioni? Come e a chi sono rese disponibili le informazioni, i dati, i Big Data? I listini delle borse merci non riescono a cogliere il mercato, o non sempre. I dati sul raccolto arrivano in ritardo. I dati sulle vendite, ad esempio nel caso del riso, sono dati sul ritirato e non sul venduto. Alcuni operatori della filiera sono convinti, a ragione, di fornire più informazioni di quelle che ricevono e comunque questo processo è sempre estremamente burocratico e lento. A mio avviso il problema non è: «le riserie sanno tutto dei risicoltori», ma «i risicoltori non sanno nulla delle riserie». Bisogna dire che è così per gli tutti gli agricoltori non solo in Italia e non solo per il riso. Il sistema informativo è strutturato in modo asimmetrico ovunque, o quasi. Ciò comporta implicazioni negative per gli agricoltori e per gli stessi i consumatori, che non sanno più cosa fare per cercare di capire cosa stanno mangiando: ecco spiegato il perché del boom del biologico e la richiesta di informazioni sull’origine, sicuramente due temi diversi tra loro, ma che danno, o cercano di dare, sicurezza, al consumatore, anche se nel primo caso siamo di fronte a un “valore” più facile da comunicare e da comprendere e nel secondo si stenta a decollare, forse perchè l’origine, a volte anche Igp e Dop, limitano la libertà di azione delle industrie.
Ciclicamente i risicoltori, diciamo per “legittima difesa”, pensano di non dare più informazioni alle riserie ad esempio interrompendo le dichiarazioni di semina: non serve, si deve fare un passo avanti e non uno indietro, cioè dobbiamo richiedere le informazioni mancanti e non farne mancare. Gli agricoltori in questa battaglia hanno un alleato potente: il consumatore, da studiare e capire, così come lo hanno studiato, e spesso irretito, le grandi industrie (food e non food).
Gli agricoltori hanno anche un altro alleato: alcuni operatori della filiera che, forse, stanno incominciando a rivedere il loro modo di lavorare e a soddisfare – e non irretire – il consumatore. Creare una partnership con loro potrebbe rivelarsi interessante. Ma facendo sempre attenzione ai gatti e alle volpi che ci vogliono portare nel paese dei balocchi, ai presunti paladini che sono tali solo a parole: qualunque imprenditore, anche quello agricolo, deve essere sempre nelle condizioni di far valere il proprio peso in un progetto, altrimenti i balocchi, e i baiocchi, sono sempre per i soliti. Autore: Gian Luca Mascellino, Partner Oryzon srls