John Deere sta propagandando la sperimentazione di una trattrice ad alimentazione elettrica, derivata da un cavo collegato alla rete. Dal punto di vista meccanico, si ridurrebbero drasticamente le parti in movimento rispetto ad un motore endotermico, con miglioramento dell’affidabilità e diminuzione della manutenzione; l’erogazione di coppia di un motore elettrico è massima al minimo dei giri, quindi molto adatta all’impiego agricolo.
La lunghezza del cavo
Il sistema di trascinamento dei cavi, pur ingegnoso, pare non tenere conto della varietà di ostacoli che potrebbe incontrare nei campi reali, al di fuori di quello sperimentale. Inoltre la lunghezza del cavo, 1.000 metri è molto limitativo. Sarebbe una soluzione ecologica, in grado di dare una risposta alle critiche che piovono costantemente sull’agricoltura, arbitrariamente accusata di essere un’attività troppo inquinante.
Il parco macchine
Il parco macchine agricolo, se considerato a livello globale, fornisce qualche contributo in fatto di emissioni, visto che le macchine, anche nuove, che stanno invadendo i Paesi più popolosi come India, Cina, e America del sud non sono soggette alle regolamentazioni nordamericane ed europee in fattto di gas di scarico. In Italia la vetustà del parco trattrici è causa di emissioni inquinanti importanti se viste a livello di singolo motore; se lo si compara però ai numeri dell’autotrazione, autovetture ed autocarri, si può tranquillamente affermare che si tratti di un problema minore. Problema però non secondario per l’agricoltura, quando verrà avviata l’operazione di revisione delle vecchie trattrici, che difficilmente la supereranno, salvo interventi meccanici più costosi del valore delle medesime.
Un’idea antica
L’idea di trasportare l’elettricità dalla rete ai campi pare innovativa, ma era già stata esplorata più di un secolo fa, proprio in un’azienda risicola, la grangia di Castelmerlino sita nel comune di Trino Vercellese, ma più vicina a Livorno Ferraris, patria di Galileo Ferraris, inventore della tecnologia della corrente alternata. Luogo evocativo ed esperimento avveniristico per l’epoca, che viene raccontato ne “La Risicoltura e la Grande Guerra” da cui sono tratte queste foto.
L’Italia nel 1915 era appena entrata in guerra, le cartoline precetto per l’arruolamento erano arrivate agli uomini validi, ma anche al bestiame da lavoro, buoi e cavalli, allora indispensabili per la logistica militare. Per l’agricoltura, le lavorazioni del terreno ed i trasporti aziendali erano diventati un incubo. Nel frattempo, le industrie produttrici di energia idroelettrica, che avevano investito grandi capitali in invasi idrici, turbine, alternatori e linee elettriche, disponevano di un surplus invenduto di energia durante il giorno, in quanto l’utilizzo dell’elettricità si era sviluppato solamente nel campo dell’illuminazione.
L’esperimento
Queste aziende, allora tutte private, con la collaborazione della Stazione Sperimentale di Risicoltura di Vercelli, pensarono di risolvere entrambi i problemi, organizzando prove di aratura con trazione elettrica. Si utilizzarono le macchine per l’aratura funicolare già disponibili in Polesine per lavorare in terreni paludosi, intransitabili anche per gli animali da lavoro. Queste erano costituite da un argano che, posto su di una capezzagna, muoveva un cavo d’acciaio che attraversava il campo, ruotava su una puleggia a gola ancorata sulla capezzagna opposta, e tornava all’argano. Al cavo era fissato un aratro a bilanciere che eseguiva l’aratura. Si sostituirono i motori a vapore che azionavano gli argani con motori elettrici: i meccanismi diedero buona prova di efficienza, ma fu problematico condurre l’energia elettrica dal centro aziendale ai campi. Si trasportava una corrente alternata trifase a 600 volt, mediante fili nudi fissati tramite isolatori su pali mobili, poggianti su treppiedi di legno. Ogni volta che i fili dovevano essere spostati, il pericolo era grave, anche perchè ai tempi non erano disponibili cellulari o walkie-talkie per chiedere a chi era in azienda di staccare e riattaccare la corrente. I pali non erano molto alti, per cui tutti gli operai erano stati avvisati di non passare sotto i fili con gli attrezzi (falci, badili, ecc.) portati in spalla, come usava ai tempi. Per questi motivi la sperimentazione non ebbe seguito.
Il futuro
La tecnologia si è oggi evoluta, ma il sistema di trasporto dell’energia elettrica è sempre ingombrante e problematico dal punto di vista della sicurezza. I progressi che stanno avvenendo nell’utilizzo dell’idrogeno, che potrà essere prodotto utilizzando l’energia solare, stoccato in sicurezza, e trasformato tramite fuel cells in energia elettrica a bordo delle trattrici o di qualsiasi autoveicolo, fanno ipotizzare nuovi metodi di elettrificazione molto più pratici da utilizzare. Per chi volesse approfondire il passato, descrizioni ed immagini si trovano nel libro “La risicoltura e la grande guerra” di Sarasso e Viana, Interlinea edizioni, Novara 2015, disponibile nelle librerie, oppure nel libro “Le prove d’aratura elettrica in risaia a Castelmerlino (primavera 1915), promosse dalla Società d’elettricità Alta Italia” di Semenza e Tarchetti, premiata tipografia Gallardi, Vercelli 1916 , forse disponibile in qualche biblioteca. Volendo conoscere alcune realtà futuribili, od altre già ben avviate, sull’idrogeno, su Internet si può trovare una vasta messe di notizie. Ne suggeriamo qualcuna di seguito. Autore: Giuseppe Sarasso
https://insights.globalspec.com/article/10567/air-liquide-to-build-hydrogen-plant
https://insights.globalspec.com/article/9899/this-port-just-moved-closer-to-hydrogen-fueled-drayage
https://insights.globalspec.com/article/4805/video-fuel-cell-truck-to-ply-the-port-of-los-angeles
https://insights.globalspec.com/article/10574/linde-breaks-ground-on-100-million-hydrogen-plant
http://www.rinnovabili.it/energia/idrogeno/fotosintesi-semi-artificiale/