In seguito all’applicazione del DM 18 luglio 2018, Confagricoltura ha posto il problema interpretativo sull’uso o meno del sovescio come pratica agronomica per garantire la fertilizzazione naturale e soddisfare così l’obbligo di applicare la rotazione colturale. La norma, per quanto riguarda il riso, è diventata la seguente: «Il riso può succedere a se stesso per un massimo di tre cicli, seguito da almeno due cicli di colture principali di specie differenti, uno dei quali destinato a leguminosa». Un testo per certi versi ambiguo, di cui si è parlato in alcuni tavoli tecnici, tra cui quello di aprile che abbiamo seguito, che non chiariva se gli anni da interporre tra riso e riso fossero 2 o 1, non considerando i sovesci coltura principale.
Secondo Confagricoltura, ora il MIPAAF sta predisponendo una modifica al DM 18, con la quale saranno specificate le caratteristiche di ammissibilità dei sovesci rispetto al requisito della rotazione colturale, reinserendoli dunque nel conteggio. Tuttavia quest’evoluzione della questione ha fatto sorgere alcuni dubbi su come possa essere modificato il decreto. Abbiamo chiesto a Donato Rotundo, Direttore Area Ambiente ed Energia di Confagricoltura, di spiegarci nel dettaglio a cosa si riferiscono queste perplessità: «Confagricoltura, in relazione a numerose segnalazioni ricevute dai propri soci, in particolare dal centro sud – ci ha risposto – ha ribadito con molte lettere, inviate sin dal novembre scorso al Mipaaft, che la regolamentazione europea autorizza l’uso di “colture fertilizzanti”, ovvero “manure crops” (tra cui il sovescio e le colture intercalari), senza specificarne il tipo e l’eventuale durata di coltivazione. Lo scopo della norma europea è quello di permettere all’azienda agricola di aumentare la fertilizzazione del suolo in modo naturale. In tal senso deve essere interpretata la norma uniformemente a quanto avviene nel resto della UE, considerando solo la capacità di raggiungere la fertilizzazione indipendentemente dal tipo di coltura e la loro durata di coltivazione. Solo recentemente il Mipaaf, in una nota diramata a seguito dell’ultima riunione del Tavolo nazionale dell’agricoltura biologica, ha sottolineato l’avvio di un iter di modifica del DM 18 luglio 2018, con la quale saranno specificate le caratteristiche di ammissibilità dei sovesci rispetto al requisito della rotazione colturale. DM che dovrà avere il parere della Conferenza Stato Regioni. Tale impostazione è sicuramente un passo in avanti per venire incontro alle esigenze del settore, ora andrà verificata la reale applicabilità del nuovo DM alle diverse colture, sempre nel rispetto dei principi di agricoltura biologica applicati in Europa».
La modifica del decreto sarebbe dunque un successo, poiché nel caso contrario, dovendo far passare due colture “principali” diverse prima di riseminare riso, non si potrebbe continuare ad utilizzare la rotazione risicola biologica, che prevede dopo il raccolto una coltura invernale fino al giugno successivo e, successivamente, il sovescio fino alla nuova semina del riso. Conteggiando come coltura principale esclusivamente il nostro cereale e la coltivazione invernale successiva, si costringerebbero i risicoltori biologici a far passare un altro anno in ogni camera per poter rimettere riso, creando dei notevoli danni economici ed organizzativi alle aziende.
Ad oggi ancora non c’è nulla di ufficiale e la deroga, che ha tutelato nell’ultimo anno la risicoltura biologica da diffide e sanzioni, scadrà a fine 2019. Per questi motivi ce ne occupiamo con tanta attenzione e per questo motivo l’arrivo di questa modifica è fondamentale nel nostro settore: eviterebbe una costrizione che sarebbe assai dannosa anche per la strutturazione di un piano aziendale sostenibile, sia ecologicamente che economicamente. Va detto anche che l’agronomia non si cambia per decreto e la preoccupazione di Confagricoltura è comprensibile, come ci spiega Paolo Carnemolla, Segretario Generale di FederBio, che condivide l’operazione del sindacato: «Abbiamo chiesto di modificare l’attuale Decreto Ministeriale ormai un anno fa, per questo motivo non possiamo che apprezzare il fatto che il Ministero abbia finalmente approvato la modifica, che era già stata concordata lo scorso giugno nell’ambito del tavolo tecnico agricoltura biologica. La pratica del sovescio è fondamentale per una corretta agricoltura biologica, anche in risicoltura; per questo è esplicitamente prevista nella normativa europea. Poterla finalmente considerare di nuovo per la valutazione di conformità del ciclo rotazionale di un’azienda biologica è un risultato importante. Il timore segnalato da Confagricoltura è, tuttavia, fondato. FederBio ha chiesto che i requisiti di ammissibilità tecnica dei sovesci, affinché possano essere considerati parte della rotazione (come ad esempio il tempo minimo di durata del ciclo della coltura), non siano precisati nel decreto, ma attraverso apposite circolari, così che vi sia maggiore flessibilità e tempestività per eventuali adeguamenti». Autore: Ezio Bosso