«Per aiutare le produzioni territoriali e il made in Italy agroalimentare a garantirsi un futuro basta un click». Così Coldiretti Novara-Vco ribadisce l’invito a tutti i cittadini consumatori ad aderire alla consultazione pubblica sull’etichettatura lanciata online sul sito del Ministero delle Politiche Agricole (www. politicheagricole.it). «Un’iniziativa utile a spingere, a livello europeo, la necessità di rendere le etichette più trasparenti» sottolineano il presidente e il direttore della federazione interprovinciale Federico Boieri e Gian Carlo Ramella. Mancano dieci giorni al termine della consultazione, che è possibile compilare fino al 31 gennaio. «Abbiamo sottolineato la necessità di difendere il futuro di produzioni tipiche e di qualità,come il nostro riso – dicono in Coldiretti -:le dinamiche della globalizzazione portano incertezza sul futuro e, di contro, serve invece rafforzare l’identità, la memoria e le caratteristiche peculiari che legano un prodotto al territorio dove esso nasce. L’indicazione di origine in etichetta, la trasparenza e la rintracciabilità sono gli elementi giusti per costruire scenari ditutela siaperle imprese che per i consumatori. Ed è importante che, in questa fase, i consumatori abbiano la possibilità di sostenerci e di far sentire la loro voce, partecipando alla consultazione ministeriale». Sull’argomento etichettatura, del resto, la Coldiretti si sta spendendo da tempo. A Pavia, poi, organizza addirittura dei corsi dedicati alla nuova normativa europea sull’etichettatura dei prodotti alimentari: il seminario riservato alle aziende agricole e agli agriturismi della scorsa settimana ha avuto un grande successo. «Con l’introduzione di queste nuove norme è stato fatto un passo in avanti importante, che però non impedisce ancora del tutto gli inganni del finto Made in Italy – sottolinea Wilma Pirola, presidente di Coldiretti Pavia – Oggi infatti tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro sono stranieri, la metà delle mozzarelle sono fatte con latte che arriva dall’estero o addirittura semilavorati industriali, e due prosciutti su tre provengono da maiali allevati all’estero anche se sono venduti come italiani». «Il tutto senza l’indicazione in etichetta – ribadisce Giovanni Roncalli, direttore di Coldiretti Pavia – con i consumatori che vengono quotidianamente ingannati e le aziende agricole che sono costrette a chiudere per la concorrenza sleale di produttori disonesti». Il fronte, insomma, è caldo e contribuisce a riscaldarlo ancora di più la proposta dell’Anga, che recentemente ha impegnato il vertice di Confagricoltura su una proposta concreta: introdurre l’etichettatura d’origine obbligatoria anche per il riso, come per la carne bovina. In questo modo, sostengono i giovani dell’Anga, il consumatore potrà distinguere da dove proviene il risone che finisce, una volta sbramato, nella scatola di riso bianco. Un modo per combattere il riso d’importazione, che ha messo in ginocchio le nostre produzioni risicole. Un modo anche per riattivare il dialogo tra le due grandi organizzazioni agricole. Infatti, la battaglia per l’etichettatura d’origine è la medesima, anche se i due sindacati agricoli continuano a combatterla da “separati in casa”. Com’è avvenuto anche quando si è trattato di difendere il dossier italiano contro le importazioni cambogiane… Il documento Anga, che affronta anche altri temi e infatti costituisce un complessivo “pacchetto riso”, si può scaricare QUI. (27.01.15)
IL RISO E’ SOST
Presentati i risultati della sperimentazione Risosost