Risicoltura di precisione: se ne è parlato il 30 maggio a Vercelli, all’Itas G.Ferraris, in un affollato convegno promosso dall’Ordine dei dottori agronomi e forestali di Vercelli e Biella. Il convegno ha trattato anche di viticoltura di precisione ed era orientato a fare il punto sulle nuove tecnologie d questa rivoluzione verde fondata sulla possibilità di raccogliere enormi quantità di dati sul suolo e sulle colture e permette di limitare l’impatto ambientale e migliorare le produzioni. A parlarne, il prof. Massimo Lazzari (Università di Milano), chiamato ad introdurre i principi di base della tecnologia, il dott. Savio Landonio (soc. ARVATEC) che ha presentato i dispositivi elettronici attualmente disponibili sul mercato ed il loro funzionamento e ha illustrato i risultati ottenuti dalla sua esperienza ormai consolidata nell’uso dei sensori di vigore per migliorare la gestione del vigneto, Il dott. Giuseppe Sarasso (Accademia di Agricoltura di Torino) che ha descritto le modalità pratiche della raccolta dati e il prof. Francesco Vidotto (Università di Torino) che ha illustrato invece i risultati fin qui ottenuti nell’ottimizzazione della fertilizzazione azotata del riso. In chiusura, il prof. Massimo Lazzari ha tracciato un bilancio tecnico-economico relativo ai vari livelli di adozione dell’Agricoltura di Precisione. Il convegno si è aperto con un cenno di benvenuto da parte della prof. Lella Bassignana, a nome dell’Istituto Agrario Galileo Ferraris, e del dott. Giorgio Gallina, Presidente dell’Ordine degli Agronomi di Biella e Vercelli. Massimo Lazzari (Università di Milano) ha quindi rammentato i progressi della meccanizzazione avvenuti nel XX secolo che hanno rivoluzionato l’agricoltura, sostenendo che un ulteriore salto evolutivo in atto nel XXI secolo riguarda il controllo e la gestione delle macchine: i compiti di acquisizione dati e di attuazione delle decisioni conseguenti viene affidato a strumenti elettronici, riservando al cervello umano solamente la parte decisionale. Il relatore ha illustrato per sommi capi i vari livelli di applicazione della Precision Farming, dalla guida assistita, a quella automatica, alla gestione delle macchine di distribuzione dei mezzi tecnici durante le svolte in campo, alla mappatura dei raccolti, fino all’utilizzo dei sensori di vigore per modulare la fertilizzazione all’interno degli appezzamenti. Di tutti questi passi ha evidenziato il successivo trasferimento dei compiti operativi alle macchine, e il sempre più complesso percorso decisionale richiesto all’agricoltore. Dopo di lui, il dott. Savio Landonio (Arvatec) ha spiegato nei dettagli il funzionamento del sistema Gps nei vari livelli di precisione, le possibilità di correzione dei dati tramite segnale Egnos o Omnistar, oppure tramite la rete Gprs, per giungere a precisioni pari a 2 centimetri, con relativi vantaggi, svantaggi e costi. Ha poi illustrato la vasta gamma di dispositivi elettronici in uso, con relativo funzionamento, svantaggi e vantaggi operativi. Soffermatosi in dettaglio sui sensori di vigore, sull’impiego dei quali ha illustrato i risultati di una sperimentazione biennale, eseguita su 40 ettari coltivati a vigneto per la produzione di un noto spumante. Le mappe di vigore rilevate sono servite per modulare la fertilizzazione, le operazioni di potatura, e soprattutto la vendemmia. Vendemmiando distintamente le varie zone caratterizzate in base al vigore, si è potuta ottenere una differenziazione dei livelli qualitativi delle uve e la loro separazione, con una gran parte della produzione portata ai massimi livelli, e commerciando come vino da tavola sfuso la parte che avrebbe potuto dequalificare l’insieme della produzione.
Giuseppe Sarasso (Accademia di Agricoltura di Torino) ha ricordato che per utilizzare correttamente gli strumenti presentati, occorre avere ben presente la prima legge dell’informatica: “garbage in – garbage out”. Tradotto: se si immettono in un computer dati fasulli, non si potrà che ricavarne informazioni altrettanto fasulle. Solo gli umani dispongono, od almeno dovrebbero disporre, di spirito critico, indispensabile per valutare la veridicità delle informazioni. Con questo spirito, l’azienda agricola Palestro ha iniziato nel 2000 a sperimentare attrezzature di precision farming. La mappatura dei raccolti ha fatto scoprire la grande variabilità della risposta produttiva all’interno di appezzamenti trattati come se fossero uniformi; ha fatto anche scoprire che i dati raccolti sulle capezzagne sono inutilizzabili, a causa delle impostazioni informatiche di tutti i sistemi in commercio. Questi sistemi sono stati sviluppati negli USA, dove i grandi appezzamenti riducono l’importanza percentuale delle capezzagne; richieste di miglioramenti rivolte ripetutamente in passato sono state ignorate. I primi tentativi di modulare la fertilizzazione azotata per uniformare la produzione, distribuendo il fertilizzante azotato in funzione delle risultanze produttive dell’anno precedente, hanno dato risultati incoraggianti, ma inferiori alle aspettative. In effetti, la produzione dipende da molti fattori, che possono risultare limitanti anche in caso di corretta disponibilità di azoto. Le aree segnalate nelle mappe per la scarsa produzione possono essere sotto o sovrafertilizzate, visto che anche l’eccesso di azoto limita la produzione. Per ottenere informazioni aggiuntive sullo stato della coltura, si è esplorato l’utilizzo dei sensori di vigore, da poco comparsi sul mercato.
Con la collaborazione di Arvatec è stato presentato un progetto, denominato Astris, tendente a valutare le possibilità di impiego di detti strumenti in risicoltura. Il progetto è stato presentato all’Accademia di Agricoltura di Torino, che lo ha fatto proprio, ed ha reperito presso l’Unione delle Camere di Commercio del Piemonte un finanziamento per il triennio 2010-2012. La sperimentazione prosegue attualmente grazie ad un finanziamento Enama per il biennio 2013-2014. Al fine di valutare le prestazioni dei sensori nel leggere il fabbisogno di azoto del riso al momento della differenziazione della pannocchia, si è scelto come parametro di riferimento il valore di assorbimento dell’azoto, utilizzando il valore di N Uptake che in Australia ha fornito buoni risultati applicativi. La raccolta e pesatura di oltre 400 campioni di vegetazione su aree di superficie nota, e l’analisi di 10 foglie per campione per determinare la percentuale di azoto contenuta, ha permesso di calcolare N Uptake e metterlo in relazione con la lettura dei sensori. Dalla sperimentazione è risultato che: a) i sensori devono essere posti davanti o a lato della trattrice, mai dietro; B) i sensori devono essere utilizzati in assenza di rugiada; C) i sensori devono lavorare con una inclinazione rispetto all’orizzonte di circa 16°; D) L’indice di vigore NDRE è più preciso di NDVI. Si è poi sperimentata la possibilità di determinare in tempo reale la dose di azoto da somministrare, collegando i sensori di vigore al monitor satellitare, il quale, in base ai dati misurati e ad una tabella di prescrizione appositamente inserita, manda allo spandiconcime un impulso che regola la dose da distribuire. Sono state provate diverse tabelle di prescrizione, su diverse varietà, in modo da acquisire l’esperienza necessaria ad ottimizzare le dosi per il futuro. Questo sicuramente è il passo più impegnativo, al fine di ottenere la massima potenzialità dal sistema.
Il Prof. Francesco Vidotto (Università di Torino) ha illustrato i dati relativi ad alcune sperimentazioni di fertilizzazione differenziata (VRT) pilotata utilizzando i dati di vigore dell’anno precedente (accestimento) e mediante comando diretto dai sensori di vigore (formazione della pannocchia), articolate su tre livelli:
STRATEGIA |
ALL’IMPIANTO |
ALL’ACCESTIMENTO |
ALLA FORMAZIONE DELLA PANNOCCHIA |
A |
INDIFFERENZIATA |
VARIABILE |
INDIFFERENZIATA |
B |
INDIFFERENZIATA |
INDIFFERENZIATA |
VARIABILE |
C |
INDIFFERENZIATA |
VARIABILE |
VARIABILE |
I risultati indicano che a parità di produzione si possono ottenere, in particolare con le strategie B e C, risparmi di azoto pari al 10-20%, a seconda dei casi. Il dott. Robertino Sarasso, titolare dell’Azienda Agricola Palestro di Olcenengo, dove si sono svolte tutte le sperimentazioni, è intervenuto ricordando che l’azienda, su 230 ha coltivati, è intervenuta modulando la fertilizzazione azotata su 160 ha, risparmiando 6 tonnellate di fertilizzante azotato sulle 41 tonnellate che erano normalmente utilizzate con la tecnica tradizionale, pari a circa il 14%. Questo ha portato ad incrementare da 25 a 40 i kg di risone prodotto in media per ogni kg di azoto somministrato. Per il 2013, la nuova tecnica non ha però portato a significativi aumenti di produzione. Questo ha in parte deluso le aspettative, in quanto in un primo esperimento del 2012 oltre al risparmio di fertilizzante si era anche ottenuto un miglioramento della produzione. Un motivo potrebbe essere la primavera del 2013, molto sfavorevole dal punto di vista climatico, col risultato di un investimento in piante e culmi al metro quadro inferiore all’ottimale. Se la campagna 2014 avrà un andamento climatico normale, si potranno avere maggiori informazioni in merito.
Vidotto ha poi illustrato le esperienze di rilievi di vigore fatti tramite un drone, in particolare un esacottero a trazione elettrica messo a disposizione dalla ditta Salt&Lemon di Ivrea. Questo era dotato di una fotocamera appositamente modificata, in grado di leggere alcune bande luminose, nel campo del rosso e del NIR (vicino all’infrarosso). Le esperienze hanno permesso di verificare le modalità di acquisizione delle immagini, oltre ad evidenziare la necessità di modificare la fotocamera in modo da leggere altre bande luminose. Il 30 aprile del corrente anno, l’ENAV ha promulgato una regolamentazione severa per l’utilizzo di questi apparecchi, che d’ora in poi necessiteranno di un permesso, articolato in diverse fasi a seconda dell’altezza alla quale si intende volare ed alle distanze percorse. Ulteriori sperimentazioni sono in programma per il 2014.
Il prof. Massimo Lazzari ha presentato a questo punto una valutazione delle superfici minime necessarie a raggiungere la convenienza economica rispetto all’investimento richiesto: ha valutato tre livelli di applicazione dell’Agricoltura di Precisione, per tre colture: riso, mais, erba medica. Sono stati valutati i risparmi di tempo, di combustibile, di usura degli attrezzi, di fertilizzanti e di antiparassitari, ottenibili con l’Agricoltura di Precisione, rapportati al costo di investimento necessario. La valutazione è stata molto articolata, ed è riassunta per sommi capi nella tabella sotto riportata.
LIVELLO DI APPLICAZIONE |
GUIDA MANUALE |
GUIDA AUTOMATICA + GESTIONE FINE PASSATA |
AUTOMAZIONE TOTALE + VRT CON SENSORI |
INVESTIMENTO AZIENDALE IN TECNOLOGIA (€) |
2.000 – 4.000 |
17.500 – 35.000 |
27.500-40.000 |
SUPERFICIE MINIMA RISO |
10 ha |
50 ha |
50 ha |
SUPERFICIE MINIMA MAIS |
15 ha |
60 ha |
80 ha |
SUPERFICIE MINIMA ERBA MEDICA |
25 ha |
150 ha |
<200 |
Lazzari ha concluso annunciando che in un prossimo futuro, oltre ad aver quasi terminato i calcoli del vantaggio ecologico delle varie tecnologie, misurato come riduzione del “carbon footprint”, (entità di rilascio di CO2 in atmosfera), ha in animo di dare una valutazione monetaria al minore stress dell’operatore, sollevato dai compiti più ripetitivi. Il dott. Antonio Finassi infine, cofondatore nel 1957 dell’Ordine degli Agronomi di Biella e Vercelli, e quindi detentore del timbro n.° 1, moderatore dell’incontro, ha sottolineato le opportunità di lavoro che questa tecnologia offre ai professionisti iscritti, esprimendo la propria soddisfazione per il successo della giornata di studi resa possibile dall’Istituto Tecnico Agrario Statale Galileo Ferraris di Vercelli, dalla Camera di Commercio di Vercelli e dalla Consulta per l’imprenditorialità giovanile. (30.05.14)