Nell’agosto del 2020 titolavamo “Il classico sprofonda”. Si era passati da oltre 4000 ettari a 3739. Tre anni dopo i dati dell’Ente Risi dimostrano che il riso classico è figlio di nessuno. Siamo a 3125 ettari, una nicchia sempre più risicata. Le ragioni sono note. (Semine 2024)
Il riso classico è una bella idea, teoricamente in linea con le tendenza di mercato, ma va in direzione opposta alle metodologie di vendita della grande distribuzione e dell’industria risiera, che tendono a semplificare l’offerta per macro gruppi varietali e soprattutto a favorire le miscele di similari. Solo pochi piccoli produttori coltivano questo mercato, in cui Risoitaliano crede ancora, prova ne sia che ha avviato un e-market dove viene venduto questo prodotto (bottegadelriso.it).
I COSTI SUL RISO CLASSICO SARANNO LIVELLATI
Come si sa, produrre riso in questo modo ha dei costi, che però quest’anno saranno livellati. Infatti, il Decreto interministeriale 8 novembre 2018 ha stabilito un dosaggio minimo di semente certificata necessario per la produzione di riso “classico”.
Un vincolo che fino a ieri valeva solo per questa produzione. Dal 2024 sarà esteso, seppur con modalità diverse, a tutta la risicoltura che percepisca aiuti Pac. Resta un’amara considerazione: invocato e imposto come contraccambio all’omologazione dei risi sul mercato di massa, il riso classico è rimasto figlio di nessuno. L’Ente Risi controlla che le norme siano rispettate, ma questa opzione produttiva non gode di nessuna promozione.