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IL RISO APRE LA PORTA ALLE TEA

da | 6 Apr 2023 | Tecnica

Le tecnologie di evoluzione assistita (TEA) sono tra i più potenti, precisi ed efficaci mezzi di cui il miglioramento genetico attualmente disponga.

NON SONO OGM

A differenza degli Organismi Geneticamente Modificati (OGM), le piante migliorate attraverso le TEA non contengono alcuna sequenza di DNA estraneo nella pianta. In esse è mutato in modo preciso e puntuale il DNA esistente, in punti “cruciali” dei geni, spesso anche solo una lettera (base) tra i milioni di lettere (basi) del codice genetico, con un sistema di “taglio e riparazione” altamente specifico.

Per questo motivo le nuove biotecnologie sono state denominate tecnologie di “evoluzione assistita”: infatti mimano gli eventi casuali di mutazione che hanno accompagnato l’evoluzione delle piante, il loro addomesticamento, e la storia dell’agricoltura, con la differenza di essere mirate a specifici geni e quindi precise, e non casuali.

LA TEA CAMBIA IL DNA SOLO DOVE SERVE

Pertanto, poiché in grado di mutare un singolo gene responsabile di un carattere importante, che può essere quello che rende un organismo più performante. Si tratta per esempio della tolleranza ad un patogeno, della resilienza alla siccità, più efficienza nell’assorbimento dei nutrienti dal terreno, oppure più ricco di una molecola a valenza nutrizionale. Le TEA consentono di conservare inalterato il patrimonio genetico di una varietà esattamente com’è e come ci piace oggi.

L’Italia, in particolare il Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare (MASAF), coglie l’opportunità data da questa tecnologia allo sviluppo del settore agricolo finanziando nel 2018 un grande progetto nazionale da 6 milioni di euro. Il progetto BIOTECH, coordinato dal CREA, si è articolato in sottoprogetti con oggetto il miglioramento genetico della maggior parte delle colture di rilievo per l’agroalimentare italiano, dal grano al riso, dalla vite al carciofo, dal pomodoro al pioppo, e molte altre. 

IL PROGETTO SUSRICE

Per quanto riguarda il riso, il sottoprogetto SUSRICE, coordinato dal CREA-CI, Centro di Ricerca Cerealicoltura e Colture Industriali di Vercelli, ha focalizzato le attività sull’evoluzione assistita di tre geni della specie. In particolare, i primi risultati sono stati ottenuti su un gene che influenza l’angolo di crescita delle radici, allo scopo di renderle più profonde, migliorando l’efficienza di uso dell’acqua e dei nutrienti, e su un gene che aumenta l’efficienza di assorbimento del nitrato. I risultati delle attività, svolte in collaborazione con il gruppo di ricerca del professor Fabio Fornara dell’Università di Milano e presentate a Roma nello scorso mese di febbraio, sono molto incoraggianti.

Le piante “editate” (questo è il termine tecnico per definire le piante nelle quali è stato realizzato il sistema di taglio e riparazione molecolare) hanno prodotto semi dai quali sono state generate piantine, attualmente in corso di analisi per i caratteri in oggetto.

Nel caso del gene per il trasportatore di nitrato, nella fotografia seguente si può osservare la differenza di crescita della varietà “originale” (a destra) rispetto alla stessa varietà “editata” (a sinistra), al decimo giorno dalla messa a germinazione in un terreno liquido contenente nitrato come fonte di azoto. Nonostante il test sia da confermare con ulteriori prove, è evidente il maggiore vigore, in termini di lunghezza sia del culmo, sia delle radici, nelle piantine “editate” (A).

Se i risultati preliminari saranno confermati, oltre che in laboratorio, anche in pieno campo, quando questo sarà possibile in Italia, le piante editate potrebbero davvero contribuire in modo significativo alla sostenibilità e competitività della risicoltura. Le piante potranno  contribuire al raggiungimento degli obiettivi del Green Deal e della strategia Farm to Fork, che sono al centro delle attuali priorità dell’UE.

E IN CAMPO?

Certo, rimane da risolvere il problema della sperimentazione in pieno campo! Infatti, ahimè, sino ad oggi le TEA sono equiparate da una sentenza della Corte di Giustizia Europea ai tradizionali OGM. Pertanto, sono di fatto bandite dai campi. Tuttavia, come si usa dire, le acque si muovono in una direzione di apertura. In Europa a più livelli è riconosciuta la mancanza di una normativa che riveda direttive oramai sorpassate dall’evoluzione delle tecnologie.

La Commissione, pertanto, avvia un’iniziativa politica per proporre un nuovo quadro giuridico per le piante ottenute mediante mutagenesi mirata. In Italia, nel frattempo, c’è il Disegno di Legge (A.C.3310) che punta a introdurre una procedura semplificata per la sperimentazione in campo aperto per fini scientifici e di ricerca delle piante ottenute mediante le Tecnologie di Evoluzione Assistita. Autore: Patrizia Vaccino, Crea

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