Nella mitologia greca, Teti aveva il dono della metamorfosi ed era una madre premurosa, che aiutava spesso il figlio Achille. Nomen omen? I risicoltori ci sperano, visto che debbono al direttore generale del Ministero dello Sviluppo Economico, Amedeo Teti, il tentativo di rimettere in carreggiata una clausola di salvaguardia che da anni si tenta di strappare a Bruxelles. L’incontro di oggi al Mise – secondo informazioni non ufficiali, raccolte dalla redazione tra chi vi ha partecipato (MISE, MIPAAF, Coldiretti, Confagricoltura, Cia, Airi e Ente Risi – è durato cinque ore ed è stato tutto un ping pong di numeri e di commi, nel tentativo di convincere i funzionari della Dg Agri e della Dg Trade che è venuto il tempo di fermare le importazioni a dazio zero dalla Cambogia e dai Pma. L’Ente Risi, a quant’è trapelato, ha tenuto il punto, spiattellando di fronte ai funzionari della Commissione europea i dati forniti dalla stessa Commissione e che attestano il fallimento della politica di cooperazione con i Pma. Secondo l’Ente Risi, la marea dell’import che sta deprimendo i prezzi del risone europeo riprenderà presto ad alzarsi e se l’Unione europea non porrà un limite alle importazioni cambogiane (e di Myanmar) la produzione di riso indica in Europa finirà per sempre, con corollario di aziende chiuse e gente a spasso.
I funzionari hanno preso nota senza prendere impegni, il che non rappresenta una novità. Nessuna decisione sarà assunta neanche il 29 maggio, quando si terrà un comitato di gestione a Bruxelles dove, contrariamente a quanto preannunciato, non ci saranno ministri né commissari. In altre parole, l’incontro è stato dedicato soltanto a mettere a punto la procedura con cui i produttori europei di riso, e nella fattispecie quelli italiani, possono chiedere all’Europa l’adozione della clausola di salvaguardia. La vera novità è politica: diversamente dal passato, sia il Mise che il Mipaaf hanno dimostrato determinazione nel presentare ai funzionari europei l’intenzione dell’Italia di chiedere la clausola. Centrale, in tal senso, il ruolo di Amedeo Teti, il quale ha sollecitato i funzionari a semplificare il più possibile la procedura, esplicitando le intenzioni italiane. La novità politica consiste nel fatto che, diversamente dal passato, il Mise non ha “sopportato” le richieste degli agricoltori ma le ha supportate: poiché la procedura relativa alla clausola di salvaguardia prevede che il soggetto che può richiederla è il ministero che rappresenta le industrie, Teti ha chiesto di approfondire se tale procedura possa essere attivata anche dal ministero dell’agricoltura e comunque ha fatto emergere l’intenzione del Mise di collaborare con il Mipaaf perché l’Italia richieda questo provvedimento, dal quale dipende la sopravvivenza del settore. Una metamorfosi di atteggiamenti che si spiega con la gravità della situazione del mercato risicolo, che avrebbe convinto anche l’Airi ad accantonare ogni reticenza e a sostenere il piano d’azione della filiera, che punta sulla clausola subito (attraverso il Mise, se la titolarità della richiesta dovesse essere solo la sua) e non più su una modifica del regolamento sui Pma, i cui effetti si farebbero sentire solo nel 2020. A questo punto, bisognerà capire (se veramente e) quando sarà richiesta formalmente la clausola di salvaguardia e cosa risponderà Bruxelles, visto e considerato che il Commissario Hogan ha fatto sapere di essere contrario all’assessore lombardo all’agricoltura. A quanto è stato detto oggi, una nuova riunione tecnica si terrà a breve… (Nella foto grande, la dea Teti)